????????MARCIANISE. Risolto il caso: la “manina” di Velardi è Mano-Mano degli Addams e di Zio Fester

3 Giugno 2019 - 16:21

MARCIANISE – Come al solito, non si capisce un cazzo e onestamente stiamo abbandonando l’idea, altrimenti solida fino a qualche tempo fa, che il pensiero disarticolato che il sindaco Antonello Velardi trasfonde nei suoi scritti, affidati al social Facebook, siano conseguenza di un calcolo premeditato, di una necessità di diffondere quei valori della comunicazione in cui Velardi crede.

Fino a qualche tempo fa pensavamo che, facendo leva sulla scarsa capacità dei suoi concittadini di riflettere, di approfondire il senso di ogni parola scritta, il sindaco mettesse insieme una pappa indistinta di parole e di pseudo-pensieri di cui doveva però rimanere impresso il tono guascone, il decibel virtuale di chi non le manda a dire ma che possiede spessore, personalità e carisma per bastonare tutti quelli che gli vogliono male.

E invece non è così.
Questo è disarticolato sul serio. Nel senso che quello che getta sulla tastiera è l’agitazione di un soggetto che si considera al di sopra delle contingenze della vita. Una variabile indipendente, un numero primo dominante, uno che gode di una immunità ontologica che prescinde anche dai fondamenti del diritto.
Nel post che pubblichiamo in calce, Velardi prima ribadisce che lui del documento delle firme false non sa nulla e che in pratica casca dalle nuvole.

Prima bugia: abbiamo la certezza, e lo possiamo provare, che lui abbia letto molti dei nostri articoli in cui, non assertivamente ma con tanto di documenti inoppugnabili, avevamo dimostrato che la gran parte delle firme apposte sotto alla lista Orgoglio Marcianisano, decisive per la vittoria elettorale di Velardi, la civica che lui considerava una sua creatura, erano false.

Nessuna carta a sorpresa, nessun jolly gettato sul tavolo.
Questo è disarticolato perché oggi scrive di non sapere nulla di quel documento, quando da due anni Casertace lo ha sveltao approfondendo la questione fino all’ultimo lembo di verità.
Il disarticolato dirà sicuramente: Non ci ho mai creduto. quelle da voi pubblicato potevano essere fotocopie farlocche. Quando dico che non sapevo nulla mi riferisco al tempo in cui le firme furono raccolte.
Illogico perché la sua scelta di non affrontare la questione nonostante le copie dei documenti è stata legata solo a quella idea di impunità, di inattaccabilità, di immunità infusa dallo Spirito Santo.
Velardi sapeva bene che quelle firme erano truccate, perché assumendo le copie da noi pubblicate ha potuto facilmente, così come ha fatto, confrontarle col documento originale che si trova in Comune, con le firme dei suoi amici Ovalletto e Bellopede.

Insomma, in questo post dice di non sapere nulla, ma in quello precedente ammette di aver letto la notizia dai giornali, cioé da Casertace, non certo dal suo, che comicamente sabato mattina, prendendo in giro i due magistrati della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che lo hanno indagato, ha scritto testualmente – testualmente – che quelle contestate sarebbero “presunte irregolarità” quasi che si trattasse di una procedura soft di un organo della giustizia amministrativa o della contravvenzione per divieto di sosta discussa davanti a un giudice di pace.
Ma queso è un altro discorso, su cui poi torneremo.

Diciamo di non credere più all’impronta premeditata e luciferina dei post di Velardi perché dopo aver detto di non sapere nulla di quel documento, dopo aver detto di sapere però attraverso i giornali, salta fuori la storia della “manina”.
Ci sarebbe dunque qualcuno che avrebbe creato tutto questo pandemonio.
Non si capisce come.
L’uso di questo termine non è casuale. Di “manina” si è parlato qualche mese fa per la nota vicenda di quella modifica furtiva sulla legge di bilancio.
La “manina” che avrebbe trovato tranquillamente spazio nella famosa canzone di Eduardo De Crescenzo è un meccanismo dell’imbroglio all’italiana, un termine emblematico in cui Velardi, evidentemente, si riconosce in pieno, perché utilizzato soprattutto da quei giornalisti di palazzo e del palazzo divenuti ancor più politicanti dei politicanti di professione.

E allora, se c’è la manina, come mai le firme dei presentatori sono quelle autentiche e dunque, né Ovalletto né Bellopede hanno presentato denuncia per falsificazione delle medesime firme?
E da quando in qua la responsabilità di un’attività giudiziaria, di un doveroso esercizio dell’azione legale è colpa di chi ha presentato, non anonimamente, ma alla luce del sole, una denuncia corroborata da conferenze stampa, manifesti e interviste?

Cosa pensa Velardi, che i Pm siano dei cretini che si sono fatti dettare il copione dai consiglieri comunali di opposizione, dai tre che hanno presentato la denuncia?

E qui la disarticolazione del pensiero da il paio con quella pretesa di intoccabilità che porta Velardi a non rispettare neppure il lavoro dei magistrati.

Invece di blaterar cazzate, usasse gli strumenti che la legge, che evidentemente a casa sua non vale per tutti, che sicuramente non vale per lui, gli mette a disposizione.
Può chiedere di essere ascoltato dai Pm; può presentare una memoria difensiva con l’obiettivo di far cambiare idea alla Procura di Santa Maria Capua Vetere che lo considera istigatore dell’intera operazione.
Poi, eventualmente, si potrà difendere nel processo, così come facciamo noi, con cristiana e anche laica rassegnazione, di fronte alle querele minacciose, finalizzare a tapparci la bocca, che anche il suo giornale, caso unico in Italia, ha presentato ai nostri danni.
Lui dunque darebbe vittima. Ma vittima di chi?
Della manina?

Ah, sì. Di “Mano-Mano” della famiglia Addams, rispetto alla cui oleografia la riproduzione dei personaggi coinvolti è perfettamente speculare.