ELEZIONI REGIONALI. Come Montanelli e Mieli: endorsement elettorale della Pignetti a favore di Graziano. Il primo like lo posa la sorella Rosalia
4 Agosto 2020 - 15:38
E ha il pieno diritto morale, istituzionale e professionale per farlo. Un atto di civiltà democratica nel segno dei grandi esempi anglosassoni. Ne citiamo uno: la scena celeberrima con Humphrey Bogart del film “L’ultima minaccia”
CASERTA (g.g.) – E per favore!!! Piantatela di mandarmi questi contenuti ritenendo che io abbia qualche conto personale da regolare con la presidente dell’Asi Raffaela Pignetti. Se fosse così, la cosa rappresenterebbe una fonte di legittimazione, visto e considerato che lo spreco di energie da consumare in un duello rusticano all’arma bianca darebbe l’idea dell’esistenza di una grande ragione, di una grande causa che invece non c’è. Se, infatti, esiste un contrasto tra questo giornale e la Pignetti, in verità molto suscettibile al punto di aver spedito qualche giorno fa un atto di diffida anche alla Rai, il problema è unilaterale. Chi conosce la mia storia e la sua addetta stampa, se facesse per una volta professione di onestà intellettuale potrebbe in parte raccontargliela, sa bene che il sottoscritto considera il potere, e chi lo esercita, un’infrastruttura sociopolitica che può contenere in sé tante cose, buone e cattive, buone o cattive. Per cui, non contano un tubo le nostre identità personali, mentre conta la civiltà delle democrazie più evolute che ha partorito idee come quelle che sono state declinate pregevolmente da capolavori della cinematografia americana come “Quarto
Quindi, è inutile che ci mandiate il manifesto elettorale di Stefano Graziano con il commento social pubblicato in calce dalla presidente Pignetti. E’ proprio inutile.
Sempre a proposito, infatti, di democrazia anglosassone, il cosiddetto endorsement è un’altra delle sue significative espressioni. Un personaggio politico, un direttore di giornale, invece di imboccare il percorso dell’ipocrisia e dei colpi bassi inferti a chi intende osteggiare in una campagna elettorale, ci mette la faccia, la propria storia, la propria cultura e (dato che ne abbiamo scritto) la propria onestà intellettuale, per parlare ai propri lettori, affermando il motivo per cui lui/lei vota per Tizio, piuttosto che per Caio.
Endorsement fu quello di Indro Montanelli, al tempo in cui scrisse “turatevi il naso e votate DC“; endorsement è stato quello di Paolo Mieli nel 2006 a favore di Romano Prodi; endorsement è stato quello di Massimo D’Alema che, in polemica con la guida di Matteo Renzi del PD, affermò che a Roma avrebbe votato per Virginia Raggi. Tanti sono gli esempi e coinvolgono anche personaggi che ricoprono cariche istituzionali che, per la propria natura, anche se espressioni di una parte politica, devono quantomeno dare un’idea, durante il proprio esercizio, di imparzialità e e un’idea di equidistanza. La differenza la fa il prestigio, l’integrità, la cifra morale, culturale della persona che afferma pubblicamente la sua preferenza per un partito o per un altro, per un candidato o per un altro. La statura morale, culturale, politica, istituzionale crea, infatti, una sorta di corazza che mette al riparo la persona che si è espressa da ogni critica seria e non strumentale. Chi legge l’endorsement sa di avere a che fare con una persona, o meglio, con un personaggio il quale non pretende assolutamente di fare proseliti rispetto all’idea esposta, ma che avverte la necessità di ridurre a minimo comun denominatore le sue caratteristiche culturali, politiche, istituzionali e professionali, sintetizzandole in quell’indicazione di voto. Insomma, chi legge, può condividere o non condividere, ma non si permette di porre in discussione la legittimazione, da parte del personaggio di riconosciuta cifra, a uscire allo scoperto in maniera tanto esplicita. Nessuno, al di là di qualche cervello all’ammasso, utilizzerà dunque l’argomento dell’equidistanza istituzionale, in quanto questo sarà sovrastato dallo spessore indiscutibile di chi scrive e/o di chi parla.
Ecco perché è inutile che mandiate al sottoscritto queste immagini. Raffaela Pignetti ha scritto sotto al poster di Graziano la seguente frase: “Uomo DEL (il tutto maiuscolo forse da decodificare, incuriosisce) territorio“. Della serie: io voto Graziano alle prossime regionali. Se lo può permettere perché la sua gestione dell’Asi è stata improntata sempre alla massima trasparenza, ad una cospicua capacità tecnico-professionale, alla piena consapevolezza dell’identità istituzionale dell’ente governato che l’ha portata a stare ben dentro al perimetro della legalità e della regolarità. Noi ce ne siamo accorti tardi e tardi abbiamo compreso l’alto livello morale di questo imprinting, ma che dobbiamo fare: siamo esseri imperfetti, di scarsa cultura e di scarsa intelligenza. E comunque meglio tardi che mai.
Dall’alto di ciò, la Pignetti può affermare pubblicamente che voterà Graziano, senza che questa sua dichiarazione possa essere valutata come neppure lontanamente legata ad una relazione politica impropria, partitocratica, lottizzatoria di un ente pubblico finanziato con i soldi dei cittadini. L’endorsement di Raffaela Pignetti diventa poi una vera e propria festa familiare, dato che il primo like lo imprime Rosalia Pignetti, la sorella, persona di cui abbiamo nel tempo potuto apprezzare il percorso di vita e di esperienze e che ci ha permesso di comprendere fino in fondo ciò che la presidente Asi ha scritto del sottoscrivo e nei confronti di questo giornale, di comprendere quanto siamo infimi, banali, illegali, impresentabili di fronte a chi, come Raffaella Pignetti e come la sorella Rosalia, ha intrapreso e percorre un vero e proprio sentiero di santità.