GLI SPECIALI DI CASERTACE. ELEZIONI REGIONALI. Elezioni regionali: ecco come si ripartiscono i seggi tra i diversi partiti. L’interazione tra i voti aggregati e quelli delle singole circoscrizioni

7 Agosto 2020 - 19:09

TERZA PUNTATA. Oggi affrontiamo la parte più complicata. Abbiamo fatto il possibile ripetendo spesso i concetti per renderla più commestibile. Ci spingiamo fino alla graduatoria aggregata regionale fatta dalla somma dei resti di ogni lista in ogni provincia. Nella quarta puntata chiuderemo il cerchio. ALL’INTERNO DELL’ARTICOLO PER ACCEDERE ALLA PRIMA E ALLA SECONDA PUNTATA IN MODO DA AVERE UN QUADRO D’INSIEME

 

 

CASERTA – Nelle prime due puntate di questo viaggio finalizzato a far capire come funzioni il complicato meccanismo di attribuzione dei seggi nella legge elettorale regionale, che di semplice ha solo la modalità, integralmente maggioritaria, con la quale si arriva alla elezione del nuovo (o vecchio) governatore, abbiamo spiegato il perché e il per quando ogni provincia determina un numero preciso, dato e invariabile, dunque fisso, di consiglieri regionali (CLICCA QUI PER LEGGERE LA PRIMA PUNTATA e qui PER LEGGERE LA SECONDA)

Nella seconda puntata abbiamo incardinato nel discorso della ripartizione dei seggi tra i diversi partiti, appartenenti o non appartenenti alle coalizioni, il dato di fondo che a molti sfugge, e cioè che la ripartizione generale di questi seggi, ripetiamo partito per partito, in funzione del risultato raggiunto dal candidato governatore a cui sono collegati, avviene esclusivamente su scala regionale.

Insomma, contano i numeri aggregati frutto della somma dei risultati raccolti in ognuna delle cinque circoscrizioni-province.

Possiamo dunque, ora, a mettere in campo qualche discorso più pratico, più concreto. Perché questo è un sistema misto, un po’ maggioritario e un po’ proporzionale? Ve lo spieghiamo.

Per capirci, è necessario porci un’altra domanda: se una coalizione di liste raccoglie complessivamente, a livello regionale, sommando tutti i voti delle province il numero più alto tra tutte le altre coalizioni concorrenti, compresi anche i partiti che corrono singolarmente, siamo di fronte a una vittoria reale o a una soddisfazione platonica? Né all’una, né all’altra. Semplicemente la somma regionale dei voti raccolti da una coalizione serve per calcolare i seggi, ma solo successivamente alla definizione fondamentale del dato maggioritario dei candidati a governatore.

Ricorriamo ad un esempio: mettiamo che la coalizione di centrodestra raccolga un numero di voti superiore a quelli raccolti dalla coalizione di centrosinistra. Questo significa qualcosa, ma solo successivamente, perché all’inizio questo dato non è significativo.

Se, infatti, De Luca dovesse prendere un solo voto in più rispetto a Caldoro, alla Ciarambino, eccetera, grazie ai consensi disgiunti o a quelli che lo hanno premiato personalmente (cioè senza essere accompagnati dall’abbinamento voto al governatore+voto ad una delle liste ad esso collegate), ai partiti che lo appoggiano riuniti in coalizione pro De Luca spetterebbero comunque almeno 30 seggi, nonostante la coalizione avversaria di centrodestra abbia conquistato, in ossequio alla nostra ipotesi di esempio, più voti.

Rendendo ancora più elementare la spiegazione, ipotizziamo che i partiti della coalizione collegata a De Luca prendano un milione di voti, mentre quelli collegati a Caldoro ne ottengano 1 milione e 70mila.

A fronte di questo, il meccanismo del voto disgiunto e la possibilità di votare solo un candidato presidente e non un partito, fa sì che De Luca raggiunga quota 1 milione e 50mila, mentre Caldoro, vittima del voto disgiunto, scenda, rispetto alla sua coalizione, a quota 1 milione 49mila 999 voti.

Quel voto in più preso da De Luca farà sì che i partiti della sua coalizione, pur soccombente rispetto a quella concorrente, si spartiscano, per effetto di una significativa iniezione di maggioritario, 30 seggi su 50.

Vabbè, più semplice di così non ce la facciamo proprio.

Esaurita ogni possibile spiegazione sui numeri, si può passare agli uomini e alle donne, cioè ai candidati in carne ed ossa eletti.

 

E FINALMENTE LE CIRCOSCRIZIONI, OVVERO QUANDO COMINCIANO A CONTARE I VOTI PROVINCIALI

Qui occorre, prima di tutto, calcolare il quoziente elettorale per ognuna delle 5 circoscrizioni. Questo si ottiene dalla divisione tra la somma dei voti validi attribuiti alle liste in campo, senza contare evidentemente quelli attribuiti singolarmente ai candidati presidenti (sarebbe stato opportuno precisarlo, nella legge, e invece non l’hanno fatto), e il numero di seggi che toccano, per effetto di tutto quello che abbiamo scritto sul calcolo dei quozienti demografici, alla singola circoscrizione, aumentato di una unità.

Quindi, se alla provincia di Caserta toccano, come effettivamente toccano, 8 seggi demografici, vuol dire che il divisore è pari a 9; se a Benevento toccano 2 seggi, è pari a 3; se a Napoli ne toccano 27, è pari a 28.

Per evitare di finire al manicomio, limitiamoci a una sola delle circoscrizioni, cioè a quella di Caserta, attingendo necessariamente, per formulare l’esempio, al numero dei voti validi registratosi nel 2015.

Furono 373.920 quelli attribuiti con il conteggio di tutte le schede contenenti l’indicazione di consenso a una delle liste in campo (se si aggiungessero anche i voti dati singolarmente ai presidenti si arriverebbe a 384.321 e passa, ma questo è un numero che non ci interessa per quello che dobbiamo fare, perché la legge elettorale parla di somma dei voti per i partiti di ogni coalizione, non associando a questa grandezza aritmetica quelli raccolti singolarmente dal candidato presidente con voto disgiunto o diretto).

I voti validi vanno divisi per 9. Otteniamo un quoziente, che si chiama (lo scriviamo per l’ennesima volta) quoziente elettorale circoscrizionale, di 41.546, che cinque anni fa ha effettivamente rappresentato la grandezza aritmetica di riferimento per stabilire chi fossero gli eletti in provincia di Caserta.

Siccome qui si tratta di mettere a confronto cifre elettorali di 5 circoscrizioni, occorrerà però necessariamente che una struttura sovra-circoscrizionale lo faccia.

Ecco dunque che la calcolatrice si ritrasferisce a Napoli, nei locali dell’Ufficio Centrale Regionale, che avevamo lasciato prima.

La calcolatrice stessa viene messa a disposizione dalla buonanima di Victor D’Hondt, il matematico fiammingo a cui si deve questo “micidiale” calcolo di ripartizione proporzionale.

 

ABBASSO LA BUONANIMA 

L’ufficio regionale somma i voti delle liste, isolando dunque le diverse cifre complessive di coalizione. Una volta stabilito a chi tocca il premio di maggioranza, cioè gli “almeno 30 seggi”, si parte col solito giochino dei divisori fissi, che poi non sono altro che il primo seggio da assegnare, il secondo, il terzo e così via fino al 30esimo per quanto riguarda la coalizione collegata al governatore che ha vinto.

Ognuna di queste 30 divisioni produce un quoziente che va a formare una graduatoria decrescente, partendo da quello più alto che, essendo frutto di una divisione per 1, è esattamente uguale alla cifra di coalizione raggiunta, fino all’ultimo, che si rappresenta come il numero più piccolo.

Naturalmente la graduatoria dei quozienti si fermerà al momento dell’attribuzione dell’ultimo seggio (30°, 31° o 32°) che tocca alla coalizione vincente oppure che tocca alle coalizioni perdenti (20°, 19° o 18°), all’interno delle quali viene premiato con un posto in consiglio regionale il miglior perdente tra i candidati a governatore che andrà a prendersi, come già scritto, l’ultimo quoziente della serie di quelli riguardanti le coalizioni sconfitte, cioè il ventesimo, il diciottesimo o il diciannovesimo.

Questa ripartizione riguarda solo la parte intera dei quozienti, non quella decimale. Per cui non è affatto detto, anzi non succede mai, che i 30, 31 o 32 seggi della maggioranza, verranno tutti assegnati con i numeri interi, pieni.

Ma siccome bisognerà necessariamente arrivare minimo a 30, mentre dall’altra parte a 20, a 19 o minimo a 18 (ciò capita quando il governatore vince di larga misura e porta dentro 32 consiglieri), l’ufficio centrale regionale dovrà completare l’assegnazione di questi numeri fissi di rappresentanza.

L’ultima fase di questa autentica follia, che abbiamo cercato di spiegare mettendo a disposizione molto del nostro tempo alla necessità dei nostri lettori di comprendere l’incomprensibile, coinvolge ancora l’ufficio regionale, che deve procedere alla ripartizione reale e concreta dei posti in consiglio regionale, partendo da quelli spettanti alla coalizione vincente. Si prende la somma dei voti complessivamente raccolti dalle liste di una coalizione che rappresenta la cifra elettorale regionale di maggioranza. Ripetiamo, a prescindere dalla consistenza numerica specifica, ma intendendo per coalizione di maggioranza quella collegata al candidato governatore vincente.

Scusate se esponiamo concetti già espressi prima, ma abbiamo cercato di seguire pedissequamente una legge scritta malissimo e assolutamente ridondante in alcuni dei suoi passaggi. Questa cifra si divide, come scritto prima, per il numero di seggi spettanti alla coalizione vincitrice aumentata di una unità, cioè per 30+1, 31+1 o 32 +1.

Tale quoziente si configurerà in una parte intera che costituirà, ribadiamo: scusate la ripetizione ma questa chiavica di legge è scritta così, come quoziente elettorale della coalizione.

Successivamente, si divide la cifra elettorale regionale, cioè la somma dei voti raccolti nelle cinque circoscrizioni, di ciascun partito che forma la coalizione vincitrice, per il quoziente elettorale della coalizione calcolato precedentemente.

Ed ecco il numero magico, perché la sua parte intera rappresenta proprio il numero dei seggi attribuito a ciascun partito. Rimangono i seggi non attribuiti, perché la somma delle parti intere non arriverà a 30, a quoziente intero, e lì andiamo a prendere la graduatoria già realizzata dei resti premiando quelli più alti in cifra assoluta, inserendo in questo calderone anche i resti frutto dei voti attribuiti alle liste che non abbiano conseguito un solo seggio a quoziente pieno (cioè quelle col quoziente 0,…).

La stessa operazione si compie con le liste delle coalizioni sconfitte fino ad arrivare al numero di 18, 19 o 20 seggi, con quella riserva a favore del miglior perdente tra i candidati governatori di cui abbiamo già scritto.

Ci si sposta di nuovo in ognuna delle circoscrizioni e si fa lo stesso calcolo, cioè si divide il risultato raccolto da ogni lista per il quoziente elettorale circoscrizionale, nel caso di Caserta, come pure scritto prima, 41mila e rotti.

Questa operazione produrrà un ulteriore quoziente che potrà essere formato, lo sarà per i partiti maggiori, da un numero intero e da una parte decimale.

La parte intera rappresenta il numero degli eletti per ogni partito nella circoscrizione provinciale. Se questi numeri interi non esauriscono la dotazione fissa di seggi che ogni circoscrizione ha, a Caserta 8, ci si tuffa nel calderone dei resti, per completare la ripartizione.

La frazione decimale eccedente al numero intero (che può essere anche costituito da uno zero, cioè da “0 quozienti pieni”, leggi seggi pieni conquistati) di ognuna delle liste si moltiplica per cento, dopodiché si divide per il totale dei voti validi espressi a favore della lista esaminata nella rispettiva circoscrizione.

Si tratta di una sorta di super quoziente percentuale. Si crea, a questo punto, una graduatoria di percentuali che va a sostituire la graduatoria dei numeri assoluti dei resti (che non sarebbe equa in quanto andrebbe a favorire troppo le province con popolazione e con aventi diritti al voto più cospicui), la quale ingloba anche quelle calcolate per le liste che non hanno raggiunto il seggio pieno, ribadiamo perché è importante. Il risultato di questa operazione costituisce la cifra elettorale residuale percentuale di ciascuna lista provinciale o graduatoria dei resti.

Queste cifre percentuali vengono ri-spostate (ci vorrebbe un Tso a chi ha scritto questa legge) in un unico calderone regionale, dove si andrà a formare un’altra graduatoria aggregata decrescente di tutti i resti di tutte le liste provinciali, calcolate con la cifra residuale.

Abbiamo finito? Siamo pronti a stilare l’elenco degli eletti per ogni partito? Ve lo sognate. Ci sono ancora un paio di questioni importanti da chiarire e da spiegare bene. Lo faremo nella quarta ed ultima puntata di questo nostro speciale nei meandri oscuri, intricati di una legge elettorale che doveva essere molto più semplice di quello che è.