CASERTA LADRONA. I NOMI di altri medici e dei 15 infermieri del capoluogo che hanno intascato soldi per progetti mai realizzati. E tanti altri l’hanno fatta franca…per ora

10 Marzo 2021 - 12:50

Chiudiamo la triade di articoli dedicati a questa particoalare area dell’ordinanza firmata dal gip del tribunale di Aversa-Napoli nord Maria Gabriella Iagulli su richiesta della locale Procura. Abbiamo perimetrato la trattazione perchè, a nostro avviso, è ampiamente esplicativa della diffusione capillare del malaffare, frutto di una mentalità probabilmente e purtroppo inestirpabile. I corrotti ci sono dappertutto, il nostro problema è che qui sono molti di più e si ruba in tutti gli strati socio professionali 

 

CASERTA(Gianluigi Guarino) Siamo arrivati a quello che noi consideriamo il clou della trilogia di articoli, da noi pubblicati, rispettivamente venerdì scorso (CLIKKA QUI PER LEGGERE

) e poi nella giornata di ieri (CLIKKA QUI PER LEGGERE), relativi a forme, chiamiamole così, piuttosto aggressive di disonestà materiale che ha avuto in Luigi Carizzone, capo del Dipartimento della Salute Mentale dell’intera Asl di Caserta, il suo centro propulsore, ha altresì coinvolto un numero impressionante di persone, di dipendenti, di diverso censo professionale, a Carizzone sottoposti, i quali, tutti insieme appassionatamente, rubavano a piene mani, naturalmente intascando, ad avviso dei pm, tanti quattrini in maniera truffaldina, in misura proporzionale al loro livello di inquadramento professionale.

Quando ieri abbiamo scritto che in questi tre capi di imputazione provvisori, si coglie una sorta di quintessenza dello stato etico sociale in cui versa la nostra provincia e che non è abusato considerare i fatti specifici paradigma di una società totalmente persa, che non disegna alcuna prospettiva per le future generazioni locali, ci siamo addirittura espressi per difetto, rispetto alla realtà che emerge dalle carte giudiziarie.

Ma andiamo per ordine, in modo da arrivare al capo 12 comma 1 che, a nostro avviso, è, non solo emblematico, ma integra oggettivamente una modalità, potentemente comunicata del malaffare imperante.

Il capo 12 coinvolge come indagati, ancora una volta, per il reato di falso ideologico del pubblico ufficiale, Carizzone e un vero e proprio plotoncino di dirigenti medici territoriali: Anna Palermito, 43 anni residente a San Nicola La Strada, medico specialista con contratto di collaborazione presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Caserta, che una volta aveva la sua sede in via Roma, magari ce l’ha ancora oggi, ma non ci abbiamo più fatto tanto caso passando di lì.

Gli altri indagati sono il “solito” Nicola Bonacci, 68 anni, di Teverola, coordinatore dell’Unità Operativa di Salute Mentale di Teano, Giuseppe Ortano, 65 anni di Aversa, dirigente medico dell’Asl e responsabile dell’UOSM di Mondragone, Gaetano Romagnuolo, nato ad Aversa 46 anni fa, oggi residente a Napoli nella storica via Foria, anche in questo caso, dirigente medico dell’Asl e responsabile del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Sessa Aurunca. Infine, Giuseppe Monti, 58 anni, residente, beato lui, a Sant’Agnello di Sorrento, dirigente sempre del SPDC, questa volta però nell’epicentro di tante cose, cioè ad Aversa, dove anche Carizzone e tutta la genia degli Stabile avevano e in parte hanno ancora i loro uffici, il loro quartier generale.

La contestazione specifica riguarda la falsa attestazione relativa al progetto Sviluppo di azioni progettuali diversificate, rivolte all’utenza con disagio psichico, da effettuarsi all’interno delle strutture territoriali residenziali ed ospedaliere del Dipartimenti di Salute Mentale dell’Asl di Caserta“, sviluppatosi nel 2016 per effetto di una determina del gennaio di quell’anno e conclusosi nei primissimi mesi del 2017.

Si tratta del solito schema. Stavolta, gli inquirenti hanno potuto addirittura stabilire che le relazioni farlocche erano tutte uguali. Una consegna veloce, aum aum, su carta intestata con firma dei vari dirigenti e in pratica copia e incollata per tutti. 

Ciò a dimostrazione che esisteva una lunga e consolidata pratica dell’imbroglio. E’ evidente che lo facevano da anni ed è evidente che, siccome mai nessun pericolo avevano corso, mai nessun dirigente amministrativo dell’Asl chiamato a liquidare soldi letteralmente rubati si accorgeva magari che le relazioni erano uguali per tutte le strutture territoriali, continuavano in questa pratica a dir poco disinvolta, addirittura rozza che mai e poi mai si potrebbe realizzare in un posto in cui, come capita nella media del mondo conosciuto, c’è un 5% di mariuoli e un 95% di persone che rispettano leggi e norme.

Ed ecco la riflessione nostra: qui a Caserta si va avanti, come si suol dire, “a carro armato” perchè esiste un retroterra, una prassi consolidata di impunità. Per cui, si è arrivati ad un punto che quello che risulta patentemente illegale per reati seri, gravi, come sono il falso ideologico, la truffa, il peculato non viene neppure più percepito come azione da realizzare con le dovute precauzioni e le dovute attenzioni criminali. In pratica è come se un plotone di pregiudicati iper-foto segnalati andassero a far rapine nelle banche.

Guardate, questo fanno all’Asl, ma questo fanno in tantissimi altri enti pubblici: nel Consorzio di Bonifica, nel Consorzio idrico, all’Asi non ne parliamo neppure, al comune di Caserta e potremmo proseguire l’elenco riempendo paginate di articoli.

E arriviamo finalmente al comma 1 del già citato capo 12. In verità, qui succede una cosa particolare.

Vi spieghiamo: fino ad ora lo schema delle contestazioni di reato è stato, nei primi capi di incolpazione affrontati, sempre il medesimo: dei dirigenti pubblici, Carizzone da solo o Carizzone con altri, falsificano i documenti, certificano relazioni farlocche, “guadagnandosi” la contestazione del reato di falso ideologico del pubblico ufficiale più o meno in concorso.

Successivamente, connessi al citato reato che attiva il meccanismo, ci sono quelli di truffa ai danni dell’Asl che scuce una marea di quattrini per attività mai svolta, per progetti mai effettivamente realizzati a favore della vita e della salute dei pazienti. E infine quello di peculato, altro comportamento criminale connesso esclusivamente all’attività di chi gestisce un ufficio pubblico o ne fa parte, trasferendo, leggi, della serie “parla come mangi”, rubando, ciò che appartiene alla res publica alla sfera dei propri interessi materiali.

Stavolta lo schema è un pò diverso. La contestazione iniziale di falso ideologico trova sfogo solo nella messa a fuoco conseguenziale riguardante il SPDC di Caserta capoluogo, di cui più volte noi ci siamo, non a caso, occupati in passato. E infatti, i reati di truffa e di peculato vengono contestati, ovviamente sempre in combinazione a Luigi Carizzone, solo a Anna Palermito che, riteniamo, rappresentasse un punto di riferimento operativo dentro alle strutture afferenti al delicatissimo settore della Salute Mentale, pur essendo legata all’Asl di Caserta da un semplice contratto di collaborazione.

Nel dettaglio, nel marzo 2017 “si chiudono” le carte di queste attività progettuali fantasma e già ad aprile la busta paga della Palermito viene attraversata da una strenna fuori stagione di ben 1.612 euro, che ad occhio e croce, dovrebbe essere anche la somma sottoposta a sequestro preventivo dall’autorità giudiziaria. Lo stanziamento complessivo dell’Asl è pari, per questo progetto farlocco, solo relativamente alla struttura di Caserta capoluogo, a 10mila euro. Al netto dei soldi che intasca la citata Palermito, rimangono, dunque, circa 8mila 300 barra 8mila 400 euro che vengono ripartiti, ed ecco il regime del magna magna, che poi diventa possente strumento di omertà, di copertura reciproca dell’intrallazzo, in quanto coinvolge tantissimi soggetti.

Ben 15, infatti, sono gli operatori dell’Asl, tutti infermieri, che si spartiscono la torta, vedendosi attribuire, sempre nella busta paga dell’aprile 2017, 506 euro cadauno. I nomi li potete leggere, anzi è giusto, che li leggiate direttamente dalla penna del giudice. Per gli stessi infermieri, c’è anche la contestazione di peculato in concorso.

Qual è la particolarità riguardante questo specifico capo di imputazione provvisoria di cui scrivevamo prima? Non c’è una sequenza materiale e anche concettuale, al contrario di quello che era accaduto nei primi capi. La contestazione-madre, cioè quella di falso ideologico, produce nel capo in effetti, quelle di truffa e di peculato solo nel caso del progetto così come questo è stato gestito fraudolentemente nella SPDC di Caserta capoluogo. 

Al momento non intravediamo ancora (anche se si tratta di una ordinanza molto grande, per cui potrebbero rivelarsi in seguito), le specifiche contestazioni relative alla conseguenzialità della truffa e del peculato, dei vari dirigenti Nicola Bonacci, Giuseppe Monti, Gaetano Romagnuolo e Giuseppe Ortano.

Se tanto ci dà tanto, se a Caserta 15 infermieri consapevoli di non aver mai svolto alcuna funzione in un progetto in realtà mai avviato, la stessa cosa deve essere necessariamente accaduta, esistendo una contestazione originaria di falso ideologico anche a carico degli altri dirigenti territoriali, anche nelle UOSM e nei SPDC di Aversa, di Teano, di Mondragone, di Sessa Aurunca.

Sarebbe un peccato che la procura non fosse riuscita, nonostante il grande lavoro svolto, a mettere a fuoco, oltre a quelle della Palermito e del SPDC di Caserta capoluogo, specificatamente le conseguenze delle false attestazioni degli altri personaggi appena nominati, perchè anche in questo caso ci saranno sicuramente decine di infermieri, decine di operatori che, per finta, hanno partecipato allo speculare progetto, totalmente smascherato a Caserta e che a differenza dei 15 del SPDC del capoluogo, l’hanno fatta franca.

Per cui, speriamo in bene nei successivi capi.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO INTEGRALE DELL’ORDINANZA CON IL CAPO DI INCOLPAZIONE 12 E I SUOI DUE COMMI