CASERTA Del Gaudio è quello che è, un bimbo dispettoso. Ma non rischia il seggio di consigliere comunale per i soldi del danno erariale e vi spieghiamo perché

21 Ottobre 2021 - 17:27

Molti supporters di Zinzi che lo considerano uno dei principali protagonisti della vittoria di Marino, stanno insistendo su una presunta inconferibilità sua e di Pasquale Napoletano per una vicenda che risale agli anni 2014, 2015 e che noi raccontammo in maniera dettagliata. Basterà fare con lui e con Napoletano la stessa cosa che fu fatta nel 2016 con quei consiglieri rieletti e reduci dalla precedente consiliatura

 

 

CASERTA (gianluigi guarino)Siccome si è trattato di una campagna elettorale ad alto livello di adrenalina e siccome noi abbiamo esperienza a sufficienza per averne raccontate a decine, nei nostri anni di lavoro, per sostenere che l’adrenalina è buona dentro a una campagna elettorale, ma deleteria dopo, e allora stiamo facendo un po’ decantare i bollenti spiriti.
L’adrenalina, infatti, ti aiuta ad andare al di là con lo sforzo mentale, con le ore di lavoro, perché è motivazione che si trasforma in propellente. un propellente di energia, quando questa deve essere utilizzata in quanto tale o soprattutto in quanto tale e non direzionata, catalizzata in processi eccessivamente razionali.

Sempre l’adrenalina, invece, offusca, distorce la visione e anche la semplice percezione dei fatti nel momento in cui c’è la necessità di mettere al lavoro il cervello nella sua applicazione riflessiva.
Nei primi giorni successivi all’esito del ballottaggio, uno dei bersagli preferiti dall’adrenalina di chi ha votato Gianpiero Zinzi o anche di chi semplicemente ritiene che Marino e tutto il suo entourage siano pericolosi per l’immagine di una città ormai già screditatissima sotto ogni punto di vista, è stato rappresentato da Pio Del Gaudio.
L’uomo da sempre militante nel centrodestra, prima molto a destra, poi dopo aver aderito a Forza Italia, al centro, che pur di evitare che Zinzi vincesse le elezioni ha votato e fatto votare per Carlo Marino e, dunque, seppur indirettamente per la sinistra e per Raffaele Capone, figlio del boss Giovanni Capone, e per Francesco Amato, narcotrafficante di eccellenza della città di Caserta, e potremmo proseguire ancora a  lungo su questo stesso tracciato, ma siccome si tratta di argomenti da noi largamente sviscerati, inutile ritornarci sopra.

Gli animi più agitati sostengono che questo giornale e il sottoscritto, che lo dirige, siano troppo morbidi con Pio Del Gaudio.
Morbidi a fronte di una sua aggressività, che lo porta a scrivere continuamente che lui querelerà questo giornale e il sottoscritto.
Di questa persona scriviamo da quando Casertace ha emesso i primi vagiti.

Lo abbiamo anche sostenuto durante la campagna elettorale dell’anno 2011 contro Carlo Marino, con Gigi Falco a interpretare la parte del Del Gaudio 2021 (la storia è una ruota che gira). Lo sostenemmo perché ci sembrava l’unica opzione decente di governabilità nonostante avessimo segnalato a Nicola Cosentino, ma soprattutto ad Angelo Polverino che, pur non volendo togliere alla persona, Del Gaudio aveva a nostro avviso un carattere e una caratura culturale del tutto inadeguati a svolgere la funzione di sindaco di una città capoluogo.
Oggi, come allora, non reagiamo a quello che Del Gaudio scrive su di noi.
Questo non è frutto di una regola generale che ci siamo imposti, visto che il nostro carattere spesso fumantino ci ha portato e ci porta ancora oggi, seppur in misura meno frequente e meno intensa rispetto al passato, a restituire pan per focaccia a chi scrive su di noi nei social.

In dieci anni, con Del Gaudio, non abbiamo, al contrario, mai avvertito un fremito di rabbia, e quando abbiamo letto certe cose, come è successo anche nelle ultime settimane, il nostro sorriso non ha incrociato la necessità della cosiddetta circostanza, ma ha confermato un concetto che effettivamente è nella nostra testa, sedimentato e certificato: non riusciamo, cioè,  a provare rabbia, risentimento, di fronte a una persona che onestamente ripetiamo, con rispetto parlando, non riesce a esprimere una sola idea, un solo concetto di senso compiuto, una sola linea dialettica coerente, in quella che è la sua versione pubblica di politico.

Ricorriamo ad un esempio già fatto in passato: uno si incavola se ha un figlio intelligente, vispo, ‘nzisto’, che pur avendo tutte le potenzialità, se ne strafrega della scuola, della formazione didattica, non esaudendo nemmeno la necessità di un minimo sindacale da 6 politico.
Con quel figlio lì ci litighi perché lui sta utilizzando la sua intelligenza e la sua vivacità cerebrale a fin di male.
Quando un figlio, invece, non ci arriva nel senso che le sue possibilità sono quelle e tutto sommato si impegna, uno non può arrabbiarsi.
Se pensate ai colloqui scolastici, questa biunivocità valutativa rappresenta un refrain nella conversazione tra i docenti, i padri e le madri.
Ecco, Del Gaudio è uno che non ci arriva. Attenzione, il nostro non è un giudizio offensivo, ma semplicemente una constatazione di misura rispetto a quegli standard che noi riteniamo necessari per poter svolgere una funzione pubblica nella società, non mettendo invece assolutamente in discussione la sfera privata che non può essere oggetto di questo o di altri articoli. Ed ecco perché noi siamo pacificati rispetto a lui e alle sciocchezzuole che scrive anche su di noi ogni giorno.
Si tratta di un sentimento che ci ritorna utile oggi per affrontare con il giusto equilibrio una vicenda di cui si parla molto nelle ultime ore.
Senza farvela molto lunga, Casertace – correva l’anno 2014 – si occupò molto della violazione del patto di stabilità che l’organo di controllo degli enti locali della Corte dei Conti ravvisò nel Consuntivo del 2013.
A nostro avviso, lo scrivemmo chiaramente, il Comune di Caserta quel patto di stabilità non lo aveva violato perché quel milione di euro famoso, riconosciuto con una delibera di consiglio comunale all’Organismo di Liquidazione per il dissesto lo considerammo allora e continuiamo a considerarlo un risparmio e non una spesa ingiustificata.
Il problema è che Del Gaudio, il quale evidentemente deve essere uno competente in materia di Bilanci degli enti locali per tutti gli incarichi che la politica gli ha riconosciuto come revisore dei conti, ritenne quell’addebito della Corte tanto risibile da necessitare solamente di due controdeduttori di dubbia competenza, cioè l’allora segretario comunale Martino e il funzionario del settore Finanze Girolamo Santonastaso.
Solo di sottovalutazione si potè essere, perché non possiamo mica pensare che Del Gaudio non sia una persona di grande competenza nella materia della contabilità degli enti locali. O meglio, magari lo pensiamo ma in via ufficiale non utilizziamo questo argomento che andrebbe approfondito e spiegato con calma.
Fatto sta che quell’organismo di controllo sancì e mise nero su bianco la certificazione dello sfondamento del patto di stabilità.
Attenzione, la Corte dei Conti non fece altro.
Stranamente non trasmise neppure gli atti alla sua Procura, affinché questa incardinasse un procedimento vero per danno erariale.
Fu il Comune di Caserta, unilateralmente, a sviluppare dei conti empirici, in base alla dimensione delle indennità di carica ricevute da chi quella delibera aveva votato o sulla quale si era astenuto.
Si parlò di lordo, si parlò di netto. Insomma, un vero casino, al punto che noi lasciammo subito l’argomento e non capimmo realmente se a Del Gaudio fossero stati addebitati, come si disse, circa 20mila.
Il problema è che quella procedura era del tutto monca, anzi fondamentalmente estemporanea, sul terreno della validità dell’atto giuridico che aveva prodotto.
Contro chi, rispetto a chi, queste persone che prima di essere sindaco, consiglieri ed assessori comunali, erano e sono cittadini, potevano difendersi in un giudizio?
C’era un vulnus giurisdizionale, procedurale, che fu risolto alla casertana-maniera: tutti quelli che non tornarono in consiglio comunale alle elezioni del 2016 se ne sono, a nostro avviso giustamente, fregati, perché quella pretesa del Comune non aveva avuto il supporto di una vera sentenza della Corte dei Conti, unico strumento che consente al condannato di poter far valere i propri diritti in un Appello, in una impugnazione di appello; quelli che, tra i colpiti del 2015, entrarono nel consiglio comunale nell’estate del 2016, accettarono, nell’anno 2017 quando il Comune gli presentò il conto, una sorta di piano di ammortamento in modo da non incorrere nel problema di doversi mettere a questionare sulla applicabilità del principio dell’inconferenza, cioè dell’impossibilità di assumere la funzione di consigliere comunale, che a quel punto si trasformava in incompatibilità visto che il problema era sorto dopo diversi mesi dalla loro proclamazione. Si andò verso una soluzione più pratica che partendo dall’assunto che fosse esistente e valido il contenzioso aperto tra il comune ed i consiglio del 2014, questi essendo in causa con l’ente pubblico, non potevano svolgere funzioni al suo interno, né quella di sindaco, né quella di assessore, né quella di consigliere comunale.
Quel piano di rientro consentì loro di non subire la contestazione di incompatibilità e consentendogli di rimanere in sella addirittura, causa Covid, per cinque anni e mezzo, cioè per un periodo addirittura superiore a quello di una normale consiliatura.
Ora è chiaro che il problema si riproporrà per Del Gaudio, appena eletto in consiglio, e anche ad esempio per Pasquale Napoletano, che nel 2014 era assessore al Bilancio e che in consiglio è rientrato il 3 e 4 ottobre scorsi, in quota Fratelli d’Italia.

Difficile, a nostro avviso, ipotizzare un trattamento diverso per loro rispetto a quello praticato nei confronti di alcuni consiglieri comunali eletti nel 2016 e provenienti dalla consiliatura precedente. Se è vero, infatti, che nel loro caso la proclamazione era avvenuta prima della notifica da parte del Comune degli inviti a  pagare ciò che un semplice organismo di verifica della Corte dei conti aveva stabilito in via generale senza specificare gli importi di ognuno, è anche vero che oggi, pur trattandosi di un caso apparentemente differente visto che la proclamazione non è ancora avvenuta, e dunque si tratterebbe di un caso classico di inconferibilità e non di incompatibilità, non esiste alcun argomento logico per impedire che in questi giorni, cioè prima della proclamazione a Del Gaudio e a Napoletano venga consentito quello che a suo tempo venne consentito ad altri. Lo stutus di consigliere già in carica che si trova a fronteggiare una questione che determina l’apertura di un contenzioso tra lui e il comune non differisce sostanzialmente da chi in carica non c’è ancora ma regola il problema allo stesso modo in cui è stato regolato dagli altri qualche anno prima. In caso contrario si determinerebbe una discriminazione di un diritto costituzionalmente riconosciuto, con la conseguenza che sicuramente poi chi ne dovesse pagare le conseguenze, si rivolgerebbe alla Consulta per difendere e vedere affermate le proprie ragioni.

Peraltro il recupero di queste somme viene ogni anni messo con piacere dal Comune di Caserta nei suoi Bilanci tra i residui attivi, come si fa quando si abbonda con “provvedenziali” residui attivi..

L’elezione in consiglio di Del Gaudio e Napoletano servirà, dunque, a fare almeno un po’ di cassa, ma pensare ad una inconferibilità per entrambi della carica di consigliere comunale non sembra un fatto logico.

E la circostanza oggettiva che Del Gaudio sia quello che sia, non può indurre noi, che non a caso non siamo Del Gaudio, a violentare la logica e il buon senso.

Pensierino finale: il problema di questa città non è Del Gaudio ma il retaggio culturale che gli consente di stare anche semplicemente, nella partita della politica e della politica apprestata alle istituzioni.