La Domenica di Don Galeone: “Perché la politica non viene gestita da servitori onesti dello Stato, ma è diventata una lotta selvaggia, per entrare nella sala dei comandi e occupare le poltrone del potere?”

17 Aprile 2022 - 11:28

Domenica di Pasqua (C) 17 aprile 2022

Risorgere si può!

Prima lettura: Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti (At 10,34). Seconda lettura: Cercate le cose di lassù, dove è Cristo! (Col 3,1). Terza lettura: Egli doveva risuscitare dai morti (Gv 20,1).

Dal Vangelo  «Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro. Era ancora buio…» (v.1). In queste prime parole del Vangelo del giorno di Pasqua si percepiscono, quasi si respirano, i segni della vittoria della morte. Sulla terra tutto è silenzio, immobilità, quiete, e una donna, sola e impaurita, si muove nell’oscurità della notte. La morte sembra dominare incontrastata e il silenzio e il buio ne celebrano il trionfo. Vediamo, invece, che cosa accade quando Maria scorge il sepolcro vuoto: la scena cambia come d’incanto. Colti da un improvviso fremito, tutti i personaggi si scuotono dal loro torpore e prendono a muoversi rapidamente: «Maria di Magdala corre da Simon Pietro… che si precipita fuori con l’altro discepolo … Corrono insieme, ma l’altro discepolo corre più veloce…» (w.2-4). La vita riesplode in tutta la sua forza.

  La Maddalena esce momentaneamente di scena ed è come se passasse il testimone, nella corsa verso la fede, ad altri due discepoli. Uno è ben noto, Pietro, l’altro non ha nome. Può darsi che fosse il discepolo che Gesù amava, tuttavia, nel Vangelo di Giovanni, questa figura ha certamente anche un carattere simbolico che è opportuno cogliere. Rappresenta il discepolo autentico. Non ha nome perché ognuno è invitato a inserire il proprio nome.

  Vediamo questa coppia di discepoli correre al sepolcro. Il discepolo senza nome giunge per primo, si china, vede le bende per terra, ma non entra. Giunge anche Simon Pietro che entra, vede le bende per terra e il sudario che era stato posto sul capo di Gesù, non per terra con le bende, ma arrotolato in un luogo a parte. Nulla di miracoloso, ovunque si vedono solo i segni della morte. Pietro si ferma, attonito e stupefatto. Constata, ma non riesce ad andare oltre. Il discepolo senza nome, invece, fa un passo in avanti: vede e comincia a credere (v.8). L’evangelista Giovanni non sta redigendo una fredda cronaca dei fatti, ma sta indicando ai cristiani delle sue comunità l’itinerario attraverso il quale si giunge alla fede. Si parte dai segni che però rimangono incomprensibili se non ci si lascia guidare dalla parola di Dio contenuta nelle sacre Scritture.

Il lieto messaggio del mattino di Pasqua risuona nella chiesa, e attraverso la chiesa risuona nel mondo da ventidue secoli. Pasqua: festa di luce, di gioia, di speranza e però mai ci sembra di fare veramente Pasqua. I motivi per cedere alla sfiducia sono tanti. I pochi momenti di gioia sono brevi come la Domenica delle Palme, cui seguono interminabili settimane di Passione. Vorremmo respirare aria di Pasqua, e invece, ogni giorno, la civiltà della morte miete le sue vittime, con tecniche omicide sempre più raffinate. Le stesse organizzazioni di pace preparano per sé e per gli altri giorni di sangue e notti di terrore. I Paesi del benessere mettono le armi, i Paesi della fame mettono le vittime. Veramente, accanto alla “religione di Cristo”, fioriscono altre “religioni del male” (R. K. Popper), che trovano adepti pronti a tutto. La filosofia antica nasceva dallo ‘stupore’ davanti alle meraviglie del cosmos. Oggi, la filosofia nasce dal ‘dolore’ e deve rendere conto dei tanti olocausti. Il filosofo di Roecken proclamò la morte e il silenzio di Dio, ed ora noi soffriamo per la morte e il silenzio dell’uomo.

 Perché la politica non viene gestita da servitori onesti dello Stato, ma è diventata una lotta selvaggia, per entrare nella sala dei comandi e occupare le poltrone del potere? Oggi, imperatori o cesari, presidenti o segretari di partito, conducono l’umanità alla rovina, smarriti nel labirinto dell’egoismo personale o di classe o di ideologie. Abbiamo l’impressione di sedere su una polveriera, mentre i politici giocano alla guerra. Oggi, l’unica cosa certa è l’incertezza, l’unica cosa sicura è l’insicurezza. E senza andare molto lontano, perché numerose famiglie non sono più luoghi di crescita o di amore, ma “luoghi di schiavitù aperta e più spesso mascherata, ove l’uomo occupa posizioni egemoni perché guadagna, mentre la donna rappresenta il proletariato sfruttato” (K. Marx). Quante famiglie hanno una casa ricca di cose, ma povera di amore! Ognuno vive in parallelo, come in un albergo: si resta il meno possibile in casa, in silenzio, per non litigare. Gentili e cordiali fuori, con gli altri, ma duri e spietati dentro, con i propri. Schizoidi! Quanto ci costa il benessere! Per raggiungerlo, forse il prezzo è stata la perdita dei figli, il tradimento dell’amore, lo sfascio della famiglia. Ho incontrato non pochi uomini, ricchi e padroni economicamente, ma poveri e schiavi spiritualmente; con responsabilità nella società, ma irresponsabili nella famiglia; pieni di informazioni ma privi di sapienza, arroganti con la moglie e i figli ma servili con il padrone. E’ possibile sperare? E’ necessario sperare. Il filosofo Anselmo d’Aosta ha scritto che l’umanità non è stata creata per autodistruggersi, altrimenti Dio non sarebbe Amore. Abbiamo, quindi, ragione se crediamo che la Pasqua è possibile, che il male e la morte non sono l’ultima parola, che se l’uomo è potente nel male, Dio è onnipotente nel bene. A Pasqua non si può essere pessimisti! Buona Pasqua e Buona vita!