Le ambizioni (eccessive) dei Quaqquaroni. Quando la solita coppia si presentò dal re dei supermercati Paolo Siciliano e gli chiese…
19 Aprile 2022 - 13:24
Questo episodio conferma che gli arresti hanno ripulito la città dalla camorra vincente dei Belforte e conferma anche il tentativo, piuttosto sgangherato in verità, del defunto Francesco Piccolo, del suo complice Gaetano Monica e di Agostino Piccolo, di conquistare le posizioni tenute per anni dai Mazzacane. Il colloquio in carcere tra Francesco Piccolo e la moglie
MARCIANISE – Più leggiamo l’ordinanza e più viene confermata l’idea di fondo che ci siamo fatti rispetto a quanto emerso dall’indagine sulle attività criminali del defunto Francesco Piccolo e del suo complice Gaetano Monica. Forse dietro di loro c’era qualche esponente del clan dei Quaqquaroni più importante, spesso e volentieri Agostino Piccolo li sosteneva indicandogli anche i target, ma è del tutto chiaro che i due si sono mossi in una Marcianise sostanzialmente liberata dalla camorra più temibile, quella dei Belforte e anche quella dei Piccolo-Letizia, esercitata però da soggetti molto più pericolo e molto più rappresentativi di quelli coinvolti in questa ordinanza.
L’approccio di Francesco Piccolo e Gaetano Monica a personaggi quali l’imprenditore Salvatore Liquori, l’altro l’imprenditore Pasquale Sparaco e oggi, addirittura, a Paolo Siciliano, patron dei supermercati e più volte indagato per le sue presunte cointeressenze con il clan Belforte, sono la dimostrazione concreta della volontà, in verità piuttosto velleitariamente perseguita da soli due soggetti per di più non dotati di grandi “qualità” criminali di appropriarsi di quello che possiamo definire il mercato marcianisano delle estorsioni, contattando mondi ed imprenditori che in passato aveva pagato i Belforte o che addirittura con i Belforte e forse anche con il clan dei casalesi erano stati partner.
Per quanto riguarda l’episodio specifico di Paolo Siciliano, cominciano scrivendo subito che il 27 gennaio 2020, quest’ultimo ha reso delle dichiarazioni ai magistrati, spiegando che all’uscita dal suo barbiere, era stato avvicinato da un’auto con a bordo tre persone, il cui occupante sul sedile posteriore lo aveva invitato a prendere un caffè. Al momento dell’incontro, l’uomo (che poi si rivelerà essere Francesco Piccolo), gli aveva riferito la seguente frase: “Poi appena tieni un pò di tempo, ci andiamo a prendere il caffè a casa di Quaqquarone“.
A quel punto Siciliano rifiuta l’invito. Ma non era finita. Qualche mese dopo, Piccolo si era presentato al Cash di Capodrise accompagnato da un giovane di circa 20 anni, per il quale chiese un lavoro al Siciliano. Si trattava di Gaetano Monica. Piccolo aggiunse inoltre che “a Natale avrebbe dovuto fargli un regalo.” Siciliano rifiutò l’assunzione per organici saturi e i due non si fecero più vedere. Nel frattempo, infatti, il 26 ottobre 2019 Francesco Piccolo era stato arrestato.
Per quanto riguarda le estorsioni consumate con i Letizia, Siciliano ha negato di aver mai pagato qualcosa ai fratelli Primo e Salvatore.
Le nuove leve del clan, invece, eseguirono un primo sopralluogo alle imprese di Siciliano il 18 settembre 2019; poi un secondo il 16 ottobre, nella sede di Capodrise, dove non lo trovarono, così come a San Nicola. In auto si accordarono sul da farsi: il Monica si sarebbe presentato come il “nipote di Angioletto Piccolo”. E avrebbero chiesto, all’imprenditore dei supermercati, un lavoro per il Monica, senza avere, questi, alcuna intenzione di lavorare davvero.
I due intercettano finalmente l’imprenditore a Capodrise. Della conversazione, non si ha traccia; solo in un secondo momento, in auto, Monica e Piccolo commentano l’accaduto. Parlano dell’elargizione di un regalo dal contenuto indeterminato da farsi corrispondere a Natale: in sostanza confermano quanto aveva dichiarato da Siciliano agli inquirenti.
Ancora, il giudice fa riferimento ad un colloquio in carcere tra Francesco Piccolo e la moglie Teresa, alla quale riferisce che avrebbe voluto che l’imprenditore l’assumesse, in modo da avere un’entrata che consentisse alla donna di provvedere alle loro esigenze. Dal colloquio emerge anche che il sodalizio con il Monica si era spezzato in quel frangente, perchè quest’ultimo non aveva voluto attribuirsi il possesso della pistola trovata nella disponibilità del Piccolo.
Infine il passaggio sul ruolo di Agostino Piccolo: in questo caso, per il giudice, non ci sono a suo carico indizi di colpevolezza, ma l’accusa resta in piedi solamente per il duo Piccolo-Monica, i quali, in una conversazione riportata nell’ordinanza, il cui stralcio integrale pubblichiamo in calce, sostengono di volere tenere per sè l’estorsione: “Paoluccio non lo diamo a nessuno“, dice Francesco Piccolo.
QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA