CAMORRA E APPALTI TRUCCATI. Anatomia dettagliata degli arresti e delle altre misure. Ecco cosa avevano chiesto i pm per Sergio Orsi, il figlio & co. ed ecco quello che “ha dato” il gip

26 Aprile 2022 - 18:01

CAPUA/CASAL DI PRINCIPE (g,g.) A noi di CasertaCe, ordinanze in mano, piace lavorare in un certo modo: analiticamente, gradualmente, step by step, che poi non è altro che una locuzione contemporanea che non dice nulla di nuovo, visto e considerato che il concetto, filosoficamente esposto era dentro al sistema della Scolastica del buon San Tommaso D’Aquino, già a partire, quindi, dal XVI secolo.

Una cosa per volta, dunque e per evitare che gli articoli vengano fuori troppo lunghi, il metodo non dovrà mai consistere nell’arronzamento di contenuti e spiegazioni ma semmai, nell’occuparsi di strutture limitate dell’atto giudiziario che andiamo ad esaminare.

E così faremo anche stavolta occupandoci dell’ordinanza che ha portato stamattina all’alba all’arresto in carcere del noto imprenditore di Casal Di Principe, Sergio Orsi e dell’altro imprenditore,  Oreste Fabio Luongo,  parimenti nato cresciuto e pasciuto nella cittadina, divenuta purtroppo celebre per la presenza e il radicamento del clan dei casalesi con altre 9 persone colpite da misure cautelari meno afflittive, ma ugualmente significative.

La prima cosa che va fatta è stabilire se ci siano ed, eventualmente, quali siano le differenze tra le richieste, formulate dai pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Maurizio Giordano e Graziella Arlomede, i quali hanno coordinato il lavoro, generosamente e preziosamente erogato dai carabinieri del reparto investigativo del Gruppo di Aversa, e il riscontro che a queste richieste ha dato il giudice per le indagini preliminari, stavolta un nome pieno di storia e di esperienza, le cui ordinanze raccontiamo da almeno 7/8 anni cioè Isabella Iaselli.

Per quanto Sergio Orsi e Oreste Fabio Luongo, il gip ha dato pieno riscontro alla richiesta del pm, ordinando l’arresto in carcere dei due indagati.

Il discorso cambia nel momento in cui si vanno a verificare le posizioni di altri due indagati, precisamente quella del 52enne Carlo Russo e di Vincenzo Filomena. Per entrambi, infatti, la DDA aveva chiesto ugualmente l’arresto in carcere considerandoli, evidentemente, la parte più attiva nel meccanismo di corruzione posto in essere da Orsi nei confronti dei funzionari del Cira di Capua. In questo caso, però, probabilmente grazie al fatto che i due erano incensurati la gip Iaselli ha optato per la misura più leggera degli arresti domiciliari, accomunando il temporaneo destino dei due a quello di Antonio Fago, sul cui nome ritorna, invece,  la totale sovrapposizione tra la richiesta formulata dalla DDA e la misura  inflitta dal gip.

Diciamo subito che gli indagati in questa vicenda non sono undici, come sembrava risultare dai comunicati stampa ufficiali di stamattina, bensì dodici. Il nome non riportato è quello di Francesco Ciervo, per il quale i giudici dell’accusa avevano chiesto la misura del divieto di dimora in Campania, rigettata praticamente in toto dal gip, che a Francesco Ciervo non ha applicato nessuna misura restrittiva della libertà personale, mantenendolo totalmente a piede libero, naturalmente, Francesco Ciervo resta indagato per i reati ipotizzati dalla DDA. Tutti gli altri 7 avrebbero d0vuto, sempre secondo il pm Maurizio Giordano e Graziella Arlomede tutti essere sottoposti alla stessa misura proposta per Francescso Ciervo e cioè il divieto di dimora nei confini della Campania. Al contrario, il gip non ha applicato per nessuno degli ulteriori 7 indagati questa misura. Per Adolfo Orsi, figlio di Sergio Orsi, Francesco Pirozzi e Amedeo Grassia niente esilio fuori dalla Campania bensì obbligo di dimora, una volta lo chiamavano soggiorno obbligato, nel loro comune di residenza. In fine,  gli ultimi 3 indagati, Salvatore Orsi, Felice Ciervo e Fiore Di Palma  scampano il pericolo del divieto di dimora fuori dalla Campania, così come era stato richiesto dai pubblici ministeri, e potranno rimanere a piede libero, ma fondamentalmente senza lavoro, ammenoché non ne facciano uno diverso da quello di imprenditori, visto e considerato che la gip Isabella Iaselli ha ordinato la loro interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa.

E per ora ci fermiamo qui avendo chiarito bene la struttura delle misure cautelari, così come queste si sono sviluppate sull’asse formato dai pubblici ministeri della DDA presso la Procura Distrettuale di Napoli e il e il giudice per le indagini preliminari del Tribunale del medesimo capoluogo partenopeo.