ESCLUSIVA CASERTA. Ops, la Soprintendenza dei coraggiosi e dei cuor di leone ha detto NO al biodigestore già morto e sotterrato. Ma se scoppia la Terza Guerra Mondiale

28 Maggio 2022 - 12:37

CASERTA (g.g.) – Due valutazioni velocissime: possono anche cambiarlo cento volte il nome, ma la Soprintendenza che oggi si chiama “all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio” sempre quella è.

Un complicatissimo e lentissimo sistema di burocrazia statale che, per come funziona, produrrebbe molti meno danni all’Archeologia, alle Belle Arti e al Paesaggio nel caso in cui fosse abolita.

Noi possiamo parlare per quello che sappiamo, cioè della Soprintendenza di Caserta che da anni, ormai, è divenuta una stanca elefantiaca struttura assolutamente sensibile alle sollecitazioni provenienti dalla politica e da chi, grazie alla politica, ingrassa i propri conti corrente a colpi di incarichi, affidamenti e titolarità assortite su appalti più o meno lucrosi.

Prendete ad esempio questa storia del biodigestore.

Da quanto sta in mezzo? Da quanto tempo se ne parla? Da anni e anni.

C’è stato un periodo in cui Carlo Marino, nel momento in cui si era ricostituito un vecchio connubio risalente ai tempi di forza Italia tra lui, Carlo Savoia e il faccendiere Pasqualino Vitale, spingeva per costruirlo in contrada Ponteselice, cioè a 200 metri in linea d’aria dalla Reggia vanvitelliana, nelle cui stanze, ricordiamo, dimorano anche gli uffici della Soprintendenza, oltre a quelli della struttura, da qualche anno divenuta autonoma, di Direzione dello stesso Palazzo Reale.

Mano mano, al di là delle dichiarazioni ufficiali, questa motivazione è scemata. Non sappiamo se questo sia anche dipeso dalla bufera giudiziaria che ha travolto Carlo Savoia, ancora oggi agli arresti domiciliari, ma che ha toccato anche Pasqualino Vitale, che l’arresto l’ha sfiorato letteralmente e che, infine, ha coinvolto anche Carlo Marino, a cui è stato usato il riguardo da parte della Procura di Napoli (Dda) di non comparire quale destinatario di una richiesta di applicazione di misura cautelare, ma che è pur sempre un indagato per turbativa d’asta ed altri reati che presto potrebbero determinarne il passaggio allo status di imputato qualora l’ormai datato avviso di conclusione delle indagini preliminari fosse seguito da una richiesta di rinvio a giudizio inviata dai magistrati della Dda all’ufficio Gip del Tribunale di Napoli.

Non è possibile, ripetiamo, affermare che l’inchiesta giudiziaria sia stata causa del raffreddamento motivazionale del sindaco sul biodigestore, ma neppure lo si può escludere a priori in considerazione delle coincidenze temporali, che non sono al contrario materia opinabile.

Nella vicenda biodigestore la Soprintendenza di Caserta, da anni ormai preda delle pressioni di piccoli o grandi potentati, costituita sulla base di piccoli feudi interni gestiti in maniera autonoma da dirigenti datati e anche post-datati, ha toccato sicuramente il punto più basso della sua storia, chiamata a fornire un parere sulla compatibilità paesaggistico-ambientale, con lo scenario secolare dei beni culturali che insistono nella zona di Ponteselice, è stata in silenzio per anni, quando invece per un pronunciamento negativo avrebbe trovato giuste, ovvie motivazioni anche un bambino di prima elementare.

Perché non si era visto mai al mondo che un impianto di trattamento della frazione umida, cioè quella organica, cioè quella piena di batteri e microrganismi da irreggimentare con dispositivi biochimici molto impegnativi, sorgesse a 200 metri di distanza da un monumento che sicuramente appartiene ai 30 più importanti del pianeta.

Quelli della Soprintendenza avrebbero dovuto dire al Comune di Caserta: ma vi permettete anche di chiedere un parere su questa roba?

E invece no. Silenziosi, traccheggianti, pensosi, guardinghi come possono esserlo solamente quelli la cui carriera, in un ufficio ministeriale, è stata avviata da un intervento di tipo politico, chiamiamola come si chiama, da una super raccomandazione, e successivamente implementata sempre dalla politica, in questo caso in un’accezione più larga, comprendente anche le dinamiche relative alla formazione di centri di potere grandi e piccoli, interni alle burocrazie e in grado di condizionare la politica.

Da qualche giorno siamo venuti a conoscenza della seguente notizia: la Soprintendenza di Caserta, la coraggiosissima Soprintendenza di Caserta ha opposto, udite udite, ha riempito con un diniego, con un no, la pratica inviatale da una vita dal Comune di Caserta per il rilascio del parere.

Ci mancava solamente che intervenisse l’Esercito oppure le unità specializzate della Nato per evitare che il progetto del biodigestore andasse avanti. Ci mancava solo questo, dato che poi è successo tutto: una campagna elettorale densa di polemiche, durante la quale la questione della distanza tra questo mega impianto da migliaia di tonnellate di rifiuti da trattare che avrebbero implicato un traffico di camion, compattatori, pieni di materiale umido da smaltire, a solcare le strade della città.

E ancora, a proposito di demotivazione di Carlo Marino, uno stucchevole ping pong tra gli uffici del Comune di Caserta e quelli della Regione Campania, che hanno rispedito al mittente almeno cinque o sei volte una documentazione priva di tutto, sulla quale è calata la scure di ben 61 inadempienze.

Finita qui? No. A un certo punto il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola, tutor del Piano Regionale dei Rifiuti, ha guardato il calendario e, come usava dire il grande Enzo Tortora a conclusione delle trattazioni del suo formidabile Portobello televisivo, Big Ben ha detto stop.

Finanziamento revocato e tutto un arzigogolo per cercare di arrivare comunque alla via, cioè al permesso regionale, in modo da tenere in vita formalmente, seppur in coma irreversibile, il progetto di via Ponteselice, per il quale il Comune di Caserta ha già speso, per progettazioni e altro ben 2 milioni 680mila euro dei circa 27 del finanziamento revocato, che però, se è revocato dovrà necessariamente determinare, come la Regione ha già chiesto, la restituzione di questi 2 milioni 680mila euro, che siccome Marino ha già speso, dovranno pur essere ripianati in qualche modo, altrimenti ci sembra difficile che la questione non diventi facile terreno di analisi e intervento da parte della Procura che opera presso la Sezione Campana della Corte dei Conti.

Ripetiamo, mancavano solo i marines. Di fronte a un progetto morto e sotterrato, i signori della Soprintendenza, di cui ormai non ricordiamo neppure i nomi, per quanto siano diventati irrilevanti ai nostri occhi, hanno detto “Guarda Marino, ci siamo accorti, dopo studi condotti con i satelliti della Nasa e con nuovi strumenti intersiderali, che quel biodigestore verrebbe costruito a 200 metri dalla Reggia”.

Quel gran genio del burocrate, un vero cuor di leone, uno che lotta per star lì in nome e per conto della Repubblica Italiana e della meritocrazia, ha fatto prima morire l’iniziativa e poi ha opposto il proprio no.

Un no che ha meritato di essere letteralmente appeso al muro, come abbiamo fatto in questo articolo.

Ah, a proposito, c’è la seconda valutazione: nel luglio scorso o in quello precedente, abbiamo perso la cognizione el tempo, Fulvio Bonavitacola, uomo intelligente quanto tronfio e spocchioso, rispondendo alla prima delle due interrogazioni presentate dal consigliere regionale d’opposizione Gianpiero Zinzi, disse, quando riteneva ancora che il Comune di Caserta si sarebbe messo in regola e avrebbe presentato documentazioni regolari per ottenere la Dia, che lui e De Luca, cioè la Regione Campania, sostanzialmente se ne sarebbero pure potuti fregare di un eventuale parere negativo della Soprintendenza (CLICCA QUI PER L’ARTICOLO E IL VIDEO DELL’EPOCA) visto e considerato che questo parere, da chiedere ed emettere obbligatoriamente, non era vincolante.

Per cui, caro burocrate cuor di leone della Soprintendenza, non ti preoccupare: se la prossima settimana scoppia la Terza Guerra Mondiale e anche le guerre spaziali, il tuo parere non conterà un tubo se De Luca e Bonavitacola, dichiarando lo stato di emergenza e sospendendo ogni garanzia democratica, firmeranno un decreto per l’immediata costruzione del biodigestore in via Ponteselice.

Il burocrate cuor di leone, fischiettando e facendo finta di nulla, potrà dire: ma di quale parere state parlando?