AVERSA. Ma guardate un po’ la coppia-revival Nino Della Gatta-Nicola Golia cosa vorrebbe costruire in pieno centro storico. Una operazione al limite del pornografico, che l'”impavido” Serpico è stato costretto a sospendere

21 Luglio 2022 - 20:32

In via Santa Marta, in piena zona A, dove non puoi aumentare le volumetrie esistenti di un solo centimetro cubo, dovrebbero nascere, così come si deduce dalla tabella di cantiere, la cui immagine pubblichiamo nella foto che campeggia sul nostro articolo, diverse decine di appartamenti. La guerra e la pace tra l’imprenditore di San Cipriano e l’architetto che Forza Italia e Pasquale Giuliano misero a fare il cane da guardia di Mimì Zinzi. IN CALCE ALL’ARTICOLO UNA FOTO AEREA DELLA ZONA DELL’INSEDIAMENTO IMMOBILIARE

 

AVERSA (g.g.) E’ vero che ad Aversa e in agro aversano esiste un regime molto creativo in tema di leggi sull’edilizia in connessione agli strumenti di regolamentazione dell’uso del territorio che da queste parti, il più delle volte diventa abuso. Si tratta di un sistema, di un regime in costante evoluzione, che non si accontenta di esprimere se stesso attraverso fatti e atti che in un dato periodo di tempo diventano strumenti di violazione o, quantomeno, di elusione delle leggi e delle norme vigenti nello Stato italiano. Al contrario, si va sempre avanti, si procede a carroarmato, in una sorta di sperimentazione evoluta (ovviamente scherziamo, in effetti si tratta di sperimentazione aberrante) di un diritto amministrativo materiale che poco, o niente, si cura del suo rapporto con il diritto penale e con il codice penale.

Fino a un anno fa ci siamo molto soffermati sulla dottrina-Canciello, dal cognome del notissimo imprenditore di Frattamaggiore, già coltivatore di asparagi, divenuto in pochissimi anni una sorta di infallibile immobiliarista del manufatto industriale.

Ricordate quei nostri articoli? Quanti capannoni Canciello ha costruito nel comparto Asi di Aversa Nord, utilizzando le norme che consentono di ristrutturare e riedificare un capannone dismesso? Centinaia. E quanti di questi permessi a costruire Ferdinando Canciello si è visto attribuire per la ristrutturazione di capannoni dismessi di tipo virtuale che forse c’erano, ma forse non c’erano? Non ne parliamo proprio. Quando abbiamo condotto quella campagna, lo abbiamo fatto con l’obiettivo di essere uomini di buona volontà, con l’onestà intellettuale di chi ritiene di diferndere lo stato di diritto, l’ordinamento nazionale. Sapevamo bene che nulla si sarebbe mosso di serio sul terreno dell’innesco dell’azione penale, così come questa è sancita dalla Costituzione italiana, ma ciò non ci ha scoraggiati nel portare avanti una battaglia di autentica legalità rispetto agli interessi di Canciello, che rifaremmo domattina e che non è escluso ritorneremo a fare di qui a qualche tempo.

La legge sulla ristrutturazione dei capannoni riguardava esclusivamente le zone B, cioè le zone industriali.

Ed ecco qui il laboratorio degli orrori sempre in servizio permanente ed effettivo: ad Aversa si parla da molto tempo del permesso a costruire attribuito dal dirigente della Ripartizione Lavori pubblici, l’ormai ospite fisso di questo giornale, Raffaele Serpico, alla famiglia di Nino Della Gatta, costruttore edile di San Cipriano, trapiantato in parte ad Aversa. In parte perché, nel suo comune di origine, dove ha attraversato momenti complicati, tragici e dolorosi incide ancora e non poco attraverso presenze significative di suoi congiunti all’interno dell’amministrazine comunale capitanata dal sindaco Vincenzo Caterino, eletto in una competizione amministrativa a cui ha partecipato, nel 2020, solo la sua lista e che, all’indomani del voto, ha prodotto l’elezione a presidente del consiglio comunale di Giuseppina Barbato, cugina diretta del collaboratore di giustizia Francesco Barbato, uno dei luogotenenti reali di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, ma soprattutto moglie di Orlando Diana, uno dei nomi di spicco, coinvolti da indagati, nell’inchiesta, ancora in corso, che la Dda di Napoli insieme agli uomini e alle donne della prima sezione della squadra mobile della Questura di Caserta, sta realizzando sul rapporto tra politica, imprenditori e camorra nel settore degli appalti per i servizi sociali e per i servizi sanitari.

Tornando al teatro aversano, cioè al luogo in cui Nino Della Gatta e la sua famiglia risiedono, la storia del cosiddetto progetto di ristrutturazione edilizia del comparto compreso tra via Santa Marta e via Porta Carrese, va raccontata, partendo, però, da un breve antefatto. I rapporti personali tra due poteri forti di Aversa, quali sono stati e quali sono ancora Nino Della Gatta e l’architetto Nicola Golia, superfedelissimo dell’ex sottosegretario alla Giustizia, nonché ex senatore ed ex coordinatore provinciale di Forza Italia, Pasquale Giuliano, sono stati pessimi per diversi anni a causa di una storia, legata a quello che si poteva o voleva fare dell’ex campo profughi. Storia che ora sarebbe troppo lunga da raccontare.

Qualche tempo fa, forse un anno, forse un anno e mezzo or sono, Nicola Golia e Della Gatta hanno fatto pace. Si tratta di due uomini di affari. Lo sono sempre stati. Il primo al centro e anche nei pressi di molte operazioni edilizie che hanno segnato, non certo positivamente, la storia della città normanna, forse la più cementificata d’Italia, con qualche incursione politica ai tempi in cui Golia fu nominato vice presidente della Provincia, quale contraltare di Mimì Zinzi; il secondo su cui bisognerebbe scrivere un libro, ma di cui, a questo punto, per ragioni di brevità, ci limitiamo a segnalare solamente la sua esperienza da presidente provinciale dell’Unione industriali di Caserta.

La pace tra due come Nicola Golia e Nino Della Gatta non potrà mai avere un carattere di tipo spirituale. Due vecchi boscaioli la sanciscono con una solenne bevuta, due come Nicola Golia e Nino Della Gatta, non la possono che cementare (e mai parola fu più appropriata) con una bella operazione immobiliare. Bella, per usare un eufemismo, visto che dietro alla parola “ristrutturazione” c’era, a quanto pare e a quanto risulterebbe dai contenuti del permesso a costruire, proprio l’applicazione “ipercreativa” della norma sui capannoni. Solo che Golia e Della Gatta non vogliono costruire immobili industriali, bensì case, appartamenti di residenza. Poi, c’è, insignifante, infimo, ma proprio inutilissimo, oziosissimo dettaglio, in pratica una minuzia da filosofi bizantini (ovviamente stiamo sempre scherzando) che l’area di Santa Marta si trova dentro al perimetro urbano, dentro al centro storico. Per cui, si tratta di una zona A e non di una zona B. 

A quanto ci dicono, un sempre più temerario Raffaele Serpico, dirigente del settore Lavori pubblici e da poco tempo scampato, per un soffio, al rinvio a giudizio relativo all’inchiesta sull’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani della città, da lui assegnato al consorzio Cite di Carlo Savoia, Fontana e compagnia, avrebbe sospeso gli effetti di questo permesso a costruire. Siccome la notizia è saltata fuori e qualcuno ha anche preso carta e penna per segnalare e denunciare questo fatto, Serpico ha realizzato una sorta di ritirata strategica.

Nei centri storici, come sanno anche i bambini, l’unica ristrutturazione che si può fare è quella su immobili pre esistenti e di cui non può essere aumentato un solo centimetro cubo. Per un periodo c’è stato il Piano casa, ma non è certo questo un fatto che può essere collegabile a questo strumento di deroga. Siccome si parla di un numero cospicuo di appartamenti, Della Gatta pare non ci sia rimasto molto bene, e ora minaccia azioni finalizzate a chiedere un risarcimento che potrebbero però, a nostro avviso, essere anche affiancate ed, eventualmente, connesse ad un minimo di attività della magistratura inquirente (chi di speranza vive…), in funzione dell’obiettivo di capire se possa risultare credibile che un ingegnere di lungo corso come Raffaele Serpico possa incorrere nell’errore marchiano, anzi nell’orrore, di confondere un appartamento residenziale con un capannone industriale, una zona A di centro storico con una zona B, che è area Pip o area Asi. Difficilmente questo progetto riprenderà quota, dato che, abbiamo la sensazione che la storica sudditanza che Raffaele Serpico ha nei confronti di Nicola Golia e della sua parte politica, grazie alla quale l’ingegnere riuscì, ormai diversi anni fa, a transitare dai ranghi di GeoEco-Consorzio Ce2, all’Ufficio tecnico del Comune normanno, dove ha trovato indubbiamente un ambiente già predisposto all’ospitalità nei confronti delle ragioni della famiglia Della Gatta, molto apprezzata dall’ex funzionario Menale il quale, di punto in bianco, ha deciso, un po’ di tempo fa, di chiedere un trasferimento di mobilità ad un istituto scolastico superiore di Frattamaggiore.

Un rischio da vero e proprio ardimentoso, quello corso da Raffaele Serpico che, a quanto si dice, ancora oggi, memore degli anni del liceo, allorquando Nicola Golia era un suo professore, abbassa lo sguardo al suo cospetto.

Finita qui nella città che ha ritrovato ultimamente una grande vena per la speculazione edilizia? Assolutamente no. Prossimo capitolo un permesso ed una convenzione, il primo attribuito e la seconda stipulata in un certo modo ai tempi dell’amministrazione comunale di Enrico De Cristofaro, che questo giornale (e quello con gli occhiali rossi che fa il sindaco lo sa fin troppo bene, dato che svolgeva la funzione di consigliere di opposizione, che tanto si avvantaggiò di quel nostro lavoro) ha trattato esattamente come ha trattato tutti i sindaci avvicendatisi ad Aversa negli ultimi venti anni. Permesso e convenzione che oggi, al tempo di Alfonso Golia ma soprattuto al tempo di Marco Villano, super assessore ad ogni cosa, che poi, ad Aversa, significa Lavori pubblici ed Urbanistica, sono stati sviluppati in un altro modo, così come ha dichiarato nei giorni scorsi, rispondendo a un rilievo espresso da Villano, l’ex sindaco De Cristofaro.

Il cognome della famiglia interessata coincide con il nome di un meraviglioso fiore: si chiamano Tulipano, hanno costruito di fronte al cimitero di Aversa, nell’ultimo tratto di via Fermi, alcuni campi di padel, evidentemente una fissazione da queste parti, visto che, non prima di due o tre settimane fa, abbiamo scritto di un altro progetto, ugualmente controverso e ugualmente relativo alla nascita di un impianto dove si andrebbe a praticare questo sport molto trendy, molto alla moda. La convenzione di De Cristofaro prevedeva anche la realizzazione di una villetta comunale dalle dimensioni importanti, da mettere a disposizione della cittadinanza, della comunità nel rispetto della classificazione urbanistica di quell’area. Oggi pomeriggio, poi domani chissà, il privato ha, invece, recintato sia i campi di padel sia l’area che dovrebbe essere liberamente fruibile da ogni aversano. Una vicenda interessante che non potrà non partire da una messa a punto, da una declinazione dell’albero genealogico della famiglia dei Tulipano. Una vicenda su cui, sicuramente, non ci asterremo.