GIOVANNI ZANNINI, COMANDA SOLO LUI. Nella commissione del concorso per tre assunzioni al Comune di Galluccio entra il suo addetto stampa. Non è che questa graduatoria fa la stessa fine di quelle di Sparanise?
22 Ottobre 2022 - 20:53
La presidente della commissione è la segretaria comunale, che svolge questa sua funzione anche nel feudo dei feudi di Zannini-Pasquale Di Biasio-Pasquale Capriglione, cioè Carinola. Il terzo commissario è un dipendente del Comune di Presenzano, amministrato da un amico personale del consigliere regionale di Mondragone.
GALLUCCIO (g.g.) E’ un dato di fatto che Laura Carcavallo sia stata o sia ancora oggi (stabilirlo non è rilevante per quello che noi vogliamo segnalare in questo articolo), segretaria al Comune di Carinola che, come è noto, è uno dei feudi più solidi di Giovanni Zannini, consigliere regionale di Mondragone e, sicuramente, il più capace e il più vorace acchiappa-sindaci che la storia di questa provincia ricordi.
Carinola è un luogo assolutamente strategico per il mantenimento delle strutture di potere di Zannini, dato che è anche il Comune di Pasquale Di Biasio, a nostro avviso discutibilissimo presidente del Consorzio idrico di Terra di lavoro, che governa il suo Comune, peraltro da lui guidato da sindaco per anni e anni, attraverso sua figlia Giuseppina Di Biasio, per gli amici Giusy. Ma Carinola è anche il Comune di origine di Pasquale Capriglione, cioè del re, per il momento detronizzato dalla magistratura della Dda e dall’ennesima interdittiva antimafia, stavolta definitiva, che, meglio tardi che mai, ha cancellato lo storico consorzio di cooperative Nestore dalle mappe dei grandi appalti, riguardanti il cosiddetto terzo settore, banditi dai singoli Comuni, dagli Ambiti intercomunali, inondati dai quattrini della legge regionale 328 e dagli enti strumentali della sanità, a partire dall’Asl di Caserta.
Capriglione si è stabilito nel Comune contiguo di Falciano del Massico, ma a Carinola ha lasciato a rappresentarlo in consiglio comunale, muovendosi, dunque, con un metodo speculare a quello del suo amico Pasquale Di Biasio, sua figlia Pina.
Ora, può piacere o no, ma questo si chiama, comunque “sistema”. Il che non vuol dire necessariamente che si tratti di una cosa losca. Però, in considerazione di quello che è successo a Capriglione, non casualmente mattatore, negli ultimissimi anni ancor di più di quanto non lo fosse stato già in un passato più remoto con l’amministrazione-Schiappa, con cui alla fine litigò, degli appalti dei servizi sociali al Comune di Mondragone da quando questo è diventato una vera e propria signoria di Giovanni Zannini, visto che, diversamente non può essere definibile un ente locale in cui la carica di sindaco è stata esercitata (si fa per dire) in maniera a dir poco pallida, prima da Virgilio Pacifico e poi, quando questi si è messo da parte o è stato messo da parte, dopo una sola consiliatura, da Francesco Lavanga che non può certo considerare offensiva la valutazione che lo qualifica come una propaggine politica dello Zannini, visto che questa cosa è ampiamente risaputa, soprattutto a Mondragone. Oggi Capriglione è fuori da questi appalti che gli rendevano milioni e milioni di euro. E’ fuori perché indirettamente la Dda e direttamente la Prefettura di Caserta hanno ritenuto che l’interdittiva antimafia fosse un provvedimento a dir poco doveroso, ma è potuto accadere anche e soprattutto perché c’è stato un collegio di giudici coraggiosi, quelli della sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che hanno respinto, innescando in questo modo la sentenza definitiva di rigetto del ricorso presentato da Nestore, pronunciata dal Consiglio di Stato, l’istanza presentata da Capriglione, di poter continuare a gestire tutti i propri appalti, mettendosi solo sotto la tutela e il controllo del tribunale, così come prevede, dal 2016, una legge, al tempo sfornata dal Governo di Matteo Renzi.
Se, dunque, Carinola è uno dei due o tre fulcri, insieme a Mondragone e alla pariglia Sparanise-Pignataro (aggiungiamoci anche San Marcellino, va’) dell’impero elettorale di Zannini, potremmo, anche e comunque, sostenere in partenza che la segretaria comunale Laura Carcavallo si muova in maniera totalmente impermeabile a questi meccanismi, facendo il suo lavoro senza farsi suggestionare da nulla.
Potremmo sostenerlo. Anzi, sapete cosa vi diciamo? Vi diciamo che lo sosteniamo, senza se e senza ma e senza ricorrere al modo verbale del condizionale.
Allo stesso modo non possiamo, però, asserire, senza rischiare di scadere in uno stato di disonestà intellettuale, che la Carcavallo non consideri con favore e con sincera e positiva valutazione i meccanismi amministrativi prodotti e legati a triplo filo alla politica; legati alla sostanza elettorale derivata dai voti in urna, grazie ai quali questo “sistema-Zannini”, buono o cattivo che sia, che poi a Carinola è il sistema Zannini-Di Biasio-Capriglione, troneggi indisturbato.
Sapete perché sosteniamo questa cosa? Perché sosteniamo che comunque, sicuramente in buona fede, la segretaria comunale abbia stima di questo sistema? Perché Laura Carcavallo, in una dinamica normale di riempimento in economia delle caselle dei segretari dei Comuni più piccoli, è andata, manco a dirlo, proprio in uno di quelli che ugualmente fanno parte del sistema-Zannini, stiamo parlando di Galluccio, dove la fascia tricolore è indossata dal simpatico Francesco Lepore.
Questa nostra affermazione sulla marca zanniniana e, in certi momenti, vagamente patricelliana (le due cose non sono in contraddizione, tutt’altro), non è fondata sul sentito dire.
Al riguardo, guardate in calce a questo articolo, qualche screenshot relativo ad un concorso, bandito proprio dal Comune di Galluccio e finalizzato ad assumere ben tre nuove unità professionali in un Comune di esigue dimensioni demografiche, nel quale tre nuovi assunti rappresentano, dunque, una cifra cospicua.
La commissione che dovrà stabilire vincitori ed idonei e che dovrà stabilire anche i nomi degli inidonei, è presieduta proprio da Laura Carcavallo, nella veste di segretario comunale, dunque, ineccepibilmente, dal vertice della struttura che accoglie e manifesta gli atti e le azioni del personale impiegato nel Comune montano.
Ora, leggete il nome del secondo componente della commissione. Enzo Perretta, lo chiamiamo così perché lo conosciamo da anni e anni e ci risulta pure simpatico visto che ci ha fatto peccare molto spesso perché ci siamo girati letteralmente dall’altra parte quando abbiamo visto certe cose che rappresentavano l’esatta antitesi di un concetto di meritocrazia, collegato alla immissione di ranghi dirigenti negli enti della pubblica amministrazione, oltre a configurarsi come atti fortemente discutibili sul piano della legittimità. Leggiamo che Enzo Perretta il quale, da buon operatore degli uffici stampa ha seguito Giovanni Zannini per diversi anni e che Giovanni Zannini segue ancora, curando molta parte della sua comunicazione, è stato inserito in questa commissione giudicatrice in quanto istruttore direttivo amministrativo, categoria D, della Comunità montana del Monte Maggiore, in pratica gemella con la Comunità Montana di Monte Santa Croce, presieduta, manco a dirlo. Proprio dal sindaco di Galluccio. Francesco Lepore.
Con tutto il rispetto, dunque, per la persona-Enzo Perretta, la sua assunzione con questa qualifica, peraltro fortemente contestata da molti, ha diverse affinità con quella, ugualmente contestatissima, del figlio di Pasquale Di Biasio, a cui fu messo su un piatto d’argento un posto da dirigente di un’altra comunità montana, stavolta quella del Matese, in pratica bypassando un concorso vero e serio così come avemmo modo di scrivere a suo tempo, rispondendo anche ad una replica che lo stesso Di Biasio jr ci inviò e che, in tutta franchezza, non affrontava uno solo dei problemi, delle questioni che, a nostro avviso, rendevano, anche in questo caso, la sua assunzione di molto dubbia legittimità.
Dunque, il più zanniniano degli zanniniani, cioè Enzo Perretta, assunto con una categoria D proprio nel culmine del suo lungo periodo di collaborazione da addetto stampa dello stesso Zannini, va a fare il commissario di concorso in un Comune che fa parte della Comunità montana confinante, cioè la Comunità montana di Monte Santa Croce, sede Roccamonfina, di cui è presidente proprio il sindaco zanniniano di Galluccio, Francesco Lepore, rispetto a quella del Monte Maggiore, sede Formicola, in cui Perretta zanniniano strettissimo come Lepore, è istruttore direttivo, ci dicono addirittura con definizione di direttore generale.
Vabbe’, diciamo che ci penserà il terzo componente della commissione di concorso a presidiare bene l’area di valutazione.
Se, se!… Si tratta di Marco Viti, istruttore direttivo contabile, categoria D, indovinate di quale Comune? Manco a dirlo di quello di Presenzano, amministrato da Andrea Maccarelli, altro sindaco zanniniano, che più zanniniano non si può, essendo diventato amico personale del Mondragone sin dai tempi della consiliatura regionale iniziata nel ²015 è terminata nel 2020. E che tale resta, al di là della sua adesione, ovviamente concordata e pilotata dallo stesso Zannini e dal suo amicone, Giorgio Magliocca, presidente della Provincia, a Forza Italia.
Questa commissione, la sua struttura diventa incommentabile, ulteriormente, perché si rischierebbe di andare al di là degli accenti ortodossi e continenti. Sappiate bene che questo giornale nella scorsa primavera, ha prodotto un’inchiesta sulle incredibili vicende riguardanti tre concorsi, celebrati al Comune di Sparanise.
Tre concorsi che hanno prodotto altrettante graduatorie. Oltre a premiare persone organiche all’amministrazione comunale (con l’ex commissaria provinciale dell’Ept Lucia Ranucci a far la parte del leone, anzi della leonessa) e al sindaco indagato Salvatore Martiello; oltre a tutti quanti i maneggi degli scorrimenti delle operazioni di trasferimento di una delle vincitrici al Comune di Carinola; oltre all’assunzione di una consigliera comunale in carica, la quale, incredibile a dirlo ma è successo ralmente così, ha sostenuto il concorso mantenendo la sua poltrona fino al giorno in cui (“qui la pezza e qui il sapone”) non ha firmato il contratto di assunzione.
Dicevamo, oltre a tutte queste cose, noi ritenevamo già allora, cioè quando raccontavamo gli esiti e le procedure, quelle sì illegali, utillizzate per quei concorsi, e riteniamo oggi che il tratto più interessante di quella vicenda è stato rappresentato dalle delibere con cui altri Comuni, saldamente controllati da Giovanni Zannini, hanno dato il via libera a delle convenzioni con il Comune di Sparanise, in modo da poter attingere a quelle tre graduatorie. L’ha fatto, prima di tutto, il Comune di San Cirpiano d’Aversa, dove il sindaco, quel Giuseppe Caterino che Zannni ha preteso diventasse il presidente della Gisec, in sostituzione di Salvatore Martiello, quando la certa nomina di quest’ultimo è stata vanificata dall’inchiesta giudiziaria che l’ha coinvolto e al posto dell’avvocato De Benedictis, che ha prima accettato e poi ha rinunciato, dopo gli articoli pubblicati da Casertace.
Ma l’ha fatto anche, tra gli altri, il Comune di Vitulazio, governato da un ulteriore superfedelissimo di Zannini, l’avvocato Raffaele Russo.
Potremmo sciorinare tutto l’elenco dei Comuni convenzionati con Sparanise. Ma l’articolo si allungherebbe troppo e, a chi ne vuole saperne di più, consigliamo di consultare il nostro archivio.
Ora, con questo precedente, cosa dobbiamo pensare sul concorso per l’assunzione di tre nuovi dipendenti del Comune di Galluccio, determinato da una commissione presieduta dalla segretaria comunale, che tale è però, anche nel feudo dei feudi di Zannini, cioè a Carinola? E giusto per confermare questa nostra perplessità e per liberare da ogni possibile e strumentale accusa di malevolenza, il nostro dubbio sulla dirigente pubblica, arrivano in soccorso gli altri due nomi della stessa commissione, entrambi direttamente e più o meno indirettamente legati a Giovanni Zannini. E’ proprio la presenza di Enzo Perretta e di Marco Viti a diventare potente qualificatore della perplessità connessa al ruolo, ricoperto dalla Carcavallo, anche al Comune di Carinola.
Magari stiamo pensando male, ma il secondo divo della storia di Roma, dopo l’imperatore Ottaviano Augusto, cioè Giulio Andreotti, ci avrebbe sicuramente autorizzati a pensar male.