MARCIANISE ALLE ELEZIONI. Servizi segreti, il generale Spaziante, le parole di Facchi: il maresciallo Carusone velardiano di serie A. Sbaglia il candidato sindaco Golino a metterlo nelle sue fotografie

3 Maggio 2023 - 10:55

DOMANI UN’ALTRA PUNTATA SULL’ARITMETICA DEI VELARDIANI. E’ opportuno, a commento della fotografia che ritrae il candidato sindaco in un evento elettorale insieme ad Angelo Carusone, riassumere i fatti, le situazioni che i nostri lettori ben conoscono ma che, in queste occasioni, servono per esprimere una valutazione politica di dura e severa critica nei confronti del centrosinistra di Dario Abbate e Angelo Golino.

MARCIANISE (g g.) – Di che natura è stato il rapporto tra Antonello Velardi e Angelo Carusone? I due sono stati amici, anzi, a dirla tutta, sono stati amici per la pelle, per poi non esserlo più nel tempo presente. Emendando ulteriormente la qualificazione relazionale, e ancor più rispondente alla realtà dei fatti di una storia del passato prossimo, oltre che amici di epidermide, Antonello Velardi e Angelo Carusone sono stati sodali, fervidamente legati dalla comune appartenenza a un sodalizio di fratellanza, di intenzioni e azioni con l’obiettivo di ridurle a fattor comune.

Un manipolo di adepti, dimostratisi in grado di raggiungere grandi obiettivi di posizionamento nelle strutture di poteri più che influenti, la cui versione pubblica, cioè la manifestazione esterna ed esteriore di questa, ha rappresentato solo una parte, a nostro avviso non prevalente, in un impegno comune di una fratellanza, incardinata su una sorta di patto di consultazione attivato stabilmente, su un confronto e su un’osmosi delle reciproche visioni e dei reciproci obiettivi individuali, divenuti oggetto di una mutualità che mai come in questo caso ha costituito unione che ha fatto la forza manifestatasi in tutto il suo vigore in carriere clamorose, come quella, giusto per fare un esempio tra i diversi utilizzabili, del generale casertano della Guardia di Finanza, Emilio

Spaziante, arrivato a sfiorare, addirittura, la nomina a comandante generale delle Fiamme Gialle, prima che i suoi stessi colleghi finanzieri gli trovassero in casa tonnellate di banconote, frutto di bustarelle, di tangenti assortite, che, al confronto, il mitico Duilio Poggiolini di Mani Pulite, quello che nascondeva, insieme all moglie, i soldi nei puff, è stato un asceta della meditazione zen.

Non rappresenta invece, alcuna ulteriore amplificazione concettuale sul fatto del sodalizio, ma solamente un semplice contributo biografico, la citazione di una vicenda, raccontata a Casertace dall’ex super commissario per l’emergenza rifiuti in Campania Giulio Facchi, attraversato, proprio a seguito dell’attività svolta nell’esercizio di questa funzione, da una serie lunghissima di guai giudiziari. Facchi rivelò, in un’intervista rilasciataci nel novembre del 2018, (CLIKKA E LEGGI) che nei giorni più difficili della crisi, quando tonnellate e tonnellate di rifiuti giacevano nelle strade, contenute in orrendi scarrabili disinfettati con la calce viva, lui incontrò, presso un autogrill, alcuni uomini dei servizi segreti, tra i quali c’era proprio, il maresciallo Angelo Carusone che avrebbe rassicurato Facchi su una piena copertura politico – editoriale ad opera dei principali giornali, in quanto lui e, di conseguenza, “loro dei Servizi segreti” avevano un amico molto influente, in una redazione importantissima di Napoli. Beninteso, questo significa esattamente quello che significa, cioè un racconto contenente la sola versione di Giulio Facchi e nulla di più. Per cui, non può essere considerato un fatto che aggiunge circostanze oggettive alla ricostruzione dei contenuti del patto di fratellanza.

Ma è chiaro che nel meccanismo complessivo delle relazioni tra gli appartenenti a questo sodalizio di intenti e di azioni e considerando anche, come ulteriore elemento di scenario, quand’anche distinto fino a priva contraria da quello appena narrato su Facchi e Carusone, che un congiunto di Antonello Velardi a sua volta alto ufficiale della Finanza, ha ricoperto un ruolo nei Servizi, autorizza quantomeno a definire questa situazione come non esattamente chiara e con piena titolarità rubricabile tra le tante vicende di questo Paese, nelle quali si sono incrociati poteri e personaggi che, da un lato svolgevano una funzione istituzionale, dall’altro lato erano portatori di situazioni ed interessi, forse in concordia con altre persone inserite in gangli importanti del sistema delle professioni, non completamente aderenti al perimetro che delimitava la propria missione.

Quelli di Facchi, di Carusone, del giornalista misterioso che avrebbe coperto, secondo lo stesso Facchi, le azioni non certo lineari compiute dal commissario di governo, sceso probabilmente a patti con settori della criminalità organizzata, a partire dal clan dei Casalesi, erano anche i tempi in cui il capitano della Guardia di Finanza. Alessio Bifarini, comandava la Compagnia di Marcianise, svolgendo un’attività di controllo molto stringente di alcuni studi professionali che al tempo, ma soprattutto in seguito, hanno sempre ritenuto di essere stati oggetto di attenzioni, definibili eufemisticamente, zelanti, nei confronti di alcune attività, di alcuni studi professionali, rivoltati letteralmente come un calzino, che, al contrario, quell’ufficiale non mostrava nei confronti di altre situazioni, di altre attività, ugualmente meritevoli, ad avviso di chi teneva nei propri uffici i finanzieri anche per mesi, di essere ugualmente attenzionate, controllate, di essere, insomma, anch’ esse oggetto dell’esercizio dell’azione penale.

Bifarini, a conclusione di quella sua missione a capo della Compagnia di Marcianise, diventò aiutante di campo del generale Spaziante, mostrando e dimostrando di far parte a sua volta di quella fratellanza, di quella piccola comunità a grande peso specifico, che, in qualche modo, aveva portato a determinare una sorta di patto di mutuo soccorso e di mutua assistenza tra persone che si stimavano. Gruppo di cui faceva parte anche il fratello.

Tutto questo ragionamento per dimostrare che la nostra non è una caccia alle streghe, l’espressione di un furore iconoclasta nei confronti di Angelo Carosone e di tutti quelli che hanno determinato in quota parte l’avvento di Velardi alla carica di sindaco di Marcianise. Carusone può aver anche svolto bene, non abbiamo elementi valutativi per svolgere questa valutazione – la sua funzione nei servizi segreti. Ma la sua esperienza è avvenuta quando a capo della Guardia di Finanza c’ era il Generale Spaziante, mariuolo reo confesso, di cui sono arcinote e dimostrate le relazioni di buona amicizia con Velardi.

In poche parole, ciò fino a prova contraria, non dimostrano nulla sul terreno della valutazione di questi fenomeni che non saranno probabilmente mai del tutto chiariti. Ma, dal punto di vista politico, farsi fotografare insieme ad Angelo Carosone, con tutto il rispetto, lo ripetiamo ancora forte e chiaro, per quest’ultimo, significa avallare una fase di vita della città di Marcianise, segnata dall’avvento di un gruppo di potere di cui Carosone è stato un elemento cardine. Ciò non vuol dire che il maresciallo debba essere messo all’indice per sempre. Ma una cosa è la partecipazione ad una iniziativa politico elettorale open, aperta a tutti, semmai in una pubblica piazza, altra cosa è la manifestazione di evidenza di una persona che con Velardi non ha collaborato attaccando i manifesti o facendo le fotocopie in Comune, ma è stato dentro ad un sistema di grande rilievo, rispetto al quale il candidato sindaco del centrosinistra Angelo Golino non può non prendere le distanze.

Una foto come questa, scattata peraltro in un contesto ufficiale di campagna elettorale ad epilogo di un incontro tra il candidato sindaco Angelo Golino e un’associazione, si configura, in considerazione del rilievo che Carusone ha avuto e potrebbe ancora avere (con i Servizi italiani non si può mai sapere) come un momento di adesione, di consociazione francamente eccessive. Ed è per questo che noi continuiamo a ripetere che Angelo Golino e Dario Abbate, rispettivamente candidato sindaco e principale player della coalizione del sedicente centro-sinistra, siano stati quelli che maggiormente hanno assorbito le basi costitutive, le strutture fondamentali del progetto di Antonello Velardi, relativizzando, a nostro avviso in maniera inconcepibile e inaccettabile, il loro ruolo e ritenendo che tutto sommato quello che conta è vincere le elezioni, costi quel che costi Questo articolo è connesso ad un altro che troverete già domani nel nostro giornale, nel quale, occupandoci di altri CONTESTI, di altre situazioni, di altre PERSONE, che con Velardi sono stati fino all’ultimo secondo di vita della sua Amministrazione, diciamo in pratica la stessa cosa, dimostrando, pallottoliere alla mano, che il numero di consiglieri comunali e assessori di Velardi candidati da Angelo Golino e Dario Abbate è nettamente superiore a quello che definisce i candidati velardiani dalla compagine di Antonio Trombetta.

E questo, per tutto quello che sono stati gli anni dell’opposizione di Dario Abbate, è un fatto a dir poco deludente. Poi, se vogliamo fare dietrologia, iniettando nella narrazione le derivate prime, seconde e terze, cioè letture deduttive dense di specialità e di capziosità, sappiate che questa è roba da comizietti elettorali, che ordinari arruffapopolo propinano alle loro tifoserie e che noi possiamo riscontrare, al massimo, con una scrollata di spalle. Se, invece, vogliamo fare, esaminando i numeri e le identità dei candidati dei due schieramenti, allora ci si accorge che l’evidenza non è fornita da un punto di vista, ma da una fredda realtà aritmetica. La matematica non è un’opinione, men che meno quella artificiosa propinata in un qualsiasi comizietto di quartiere. I numeri e i fatti sono questi. E sono inconfutabili.