La Domenica di Don Galeone: “La nostra conoscenza di Dio ha un vizio di fondo, ed è dovuto ai nostri catechismi, al nostro intellettualismo”.

9 Luglio 2023 - 07:47

Domenica 9 luglio 2023✶XIV Domenica t.o.

La fede è sempre ricerca, il dubbio è sempre necessario

Gesù è uno di quelli che non ti lascia mai adagiare nel comodo, ti scandalizza continuamente, ti provoca con i suoi scomodi messaggi. Oggi ne abbiamo un altro esempio. Avevamo sempre pensato che i supremi “perché” della vita spettassero solo ai filosofi o ai teologi. Gesù, invece, afferma il contrario: le verità più importanti sono nascoste ai laureati e ai teologati, e sono invece rivelate ai piccoli e ai semplici. Nessuna meraviglia! Quante volte noi abbiamo imparato più da una persona semplice e onesta che non da uno scienziato plurilaureato. Lo sosteneva già Benedetto Croce quando scriveva che s’impara più da una vecchietta che non dai libri del filosofo Schopenhauer. Le verità di fede, anche gli scienziati, le ricevono non in quanto geni, ma in quanto semplici. Questo vale per Agostino e Dante, per Pascal e Rosmini. Ed è giusto che sia così. Pensate come sarebbe ingiusto se alla verità di Dio potessero arrivare solo gli sprizza-cervelli! Sarebbe un intollerabile privilegio! Ma attenzione: non confondiamo la povertà “economica” con la povertà “evangelica”: essere poveri non significa essere automaticamente figli di Dio; diciamo solo che i poveri hanno le condizioni (che sovente mancano ai ricchi!) di vivere il Vangelo.

I “piccoli” non sono i bambini, ma coloro che non hanno né potere né sapere né avere. Gesù entra in Gerusalemme, cavalcando un asinello: non entra nella città santa con gli strumenti del potere, ma attraverso mezzi piccoli e poveri. I farisei, gli scribi, i professionisti, i teologi … sono portatori di cultura, e sono preoccupati di conservare i loro privilegi, di garantire il loro ceto sociale, nel quale gli ultimi non hanno il diritto di parlare. Nella sinagoga, le donne non potevano parlare; nella società ebraica, le vedove, gli emarginati, i malati, non avevano i diritti civili.

Questo è il problema: noi, i complicati, come possiamo parlare ai semplici? Noi abbiamo titoli di studio, abbiamo vinto concorsi, parliamo diverse lingue. Sembriamo tuttologi! E quelli che ci ascoltano sono acculturati come noi, si trovano nella stessa barca. Le persone che vanno in Chiesa sono in genere agiate, borghesi, almeno diplomate. I poveri non vanno più in Chiesa, specie se hanno preso coscienza dei loro diritti e delle ingiustizie subite. Dobbiamo dire queste cose con sincerità di mente e con penitenza di cuore.

Convertirsi vuol dire essere solidali con i poveri. La nostra conoscenza di Dio ha un vizio di fondo, ed è dovuto ai nostri catechismi, al nostro intellettualismo. Ma esiste davvero Dio? Ma ci sarà davvero la risurrezione? Ma cosa significa Trinità? Simili domande nascono fatalmente in una religione intellettualistica. La vera conoscenza di Dio passa attraverso la partecipazione alle sofferenze degli ultimi. Se voi passate una sola ora con un disperato, con un ammalato, con un emarginato, e vi caricate della sua sofferenza, voi siete già entrato nel mistero di Dio. Capire che in questo mondo le persone oneste sono perseguitate, che i violenti hanno successo, che i giusti sono ridotti al silenzio… tutto questo costituisce i migliori “praeambula fidei” per conoscere Dio. Buona vita!