REGGIA DI CASERTA. La direttrice Maffei pronta ad abbattere 750 lecci. Parla l’agronomo: “Solo pochi a rischio”

14 Agosto 2023 - 18:28

CASERTA (p.m.) – Il direttore della Reggia, Tiziana Maffei, che non manca di autostima e di una certa tigna, in un’intervista di queste ore sulle prestazioni turistiche della Reggia, è incidentalmente tornata sul progettato abbattimento dei 750 lecci della Via d’Acqua del parco reale, in quanto si vorrebbero ammalorati. Poiché sull’ipotesi – presentata da qualche mese e alla quale abbiamo dedicato alcuni articoli – si erano avute serie e diffuse reazioni, immaginavamo che  fosse in via di ripensamento. Invece la d.g. ha riaffermato, nelle dichiarazioni odierne, che il progetto si attuerà senz’altro, con un ciclo di interventi quinquennale.

La Maffei gode certamente di buona stampa e di stampa persino amica, come nel caso del telegiornale regionale, che, quando ha dato a suo tempo la notizia del problema dei lecci della Reggia e della soluzione capitale ideata, nel dirne tutto il bene possibile, neppure accennava che già si erano manifestate le opposizioni delle associazioni culturali ed ambientaliste più qualificate della città. E questo ci pare troppo. Riteniamo, allora, di fare opera di corretta informazione mettendo a conoscenza i lettori di CasertaCe.net degli sviluppi ultimi, ultimissimi e più accreditati della vicenda attraverso le notizie che si traggono dal sito di Facebook Reggiando…e dintorni reali, amministrato

da Nando Astarita, e da una fondamentale intervista realizzata da lui stesso, che ringraziamo per averci consentito di riprodurne il contenuto.

Chi segue questi temi, sa che Reggiando…e dintorni reali è uno dei forum più attivi sulla Reggia di Caserta e seguitissimo da diverse migliaia di persone. Italia Nostra la LIPU e molte delle altre associazioni scettiche di quanto si prepara nel parco reale e che si sono già espresse con un documento (in basso il testo) non ci sembra che necessitino, per il loro prestigio, di particolari presentazioni.

Questo, quanto scrive Astarita, con il titolo

“𝐈 𝐋𝐄𝐂𝐂𝐈 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐑𝐄𝐆𝐆𝐈𝐀 : 𝐂𝐋𝐀𝐌𝐎𝐑𝐎𝐒𝐄 𝐍𝐎𝐕𝐈𝐓𝐀̀”

Alcune associazioni ambientaliste e sociali, sconcertate dalla notizia dell’abbattimento di 750 lecci nella reggia di Caserta, avevano chiesto alla Direzione della stessa un accesso al parco da parte di una loro delegazione, guidata da 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐞𝐨 𝐏𝐚𝐥𝐦𝐢𝐬𝐚𝐧𝐢 agronomo ( Delegato LIPU – Caserta) che peraltro può vantare esperienza specifica nel settore dei lecci, per verificare sul campo quale è l’effettiva gravità della situazione per poi proporre, eventualmente, soluzioni alternative all’abbattimento annunciato. L’accesso è stato prontamente concesso per lunedì 24 luglio alle ore 17 e così , puntualmente, la delegazione si è presentata al Reggia. A questo punto mi sarei aspettato un sollecito comunicato da parte delle suddette associazioni sull’esito del sopralluogo ma ciò non è accaduto e allora ho chiamato direttamente Matteo Palmisani e gli ho posto alcune domande ricevendo risposte abbastanza importanti e indicative. Pertanto, con la sua autorizzazione, vi riporto di seguito domande e risposte cosicché ognuno potrà farsi un quadro piuttosto preciso dello stato delle cose.

𝐃) – Matteo come siete stati accolti dalla Reggia: con il red carpet o con un terreno minato?

𝐑) – La delegazione era composta da me, Anna Maria Deri e Claudio Ferrucci della LIPU, Cesare Trematore di Cittadinanzattiva, Teresa Fenzi di Città Viva ODV e Vincenzo Simeoli del Centro Sociale ODV ed è stata accolta con molta cordialità e disponibilità. C’era il direttore generale arch. Tiziana Maffei che ha spiegato l’operazione sottolineando il ripristino per fini squisitamente estetici e di sicurezza, un professore dell’Università di Bologna con due tirocinanti, che ha tenuto una piccola lezione di botanica, e la funzionaria addetta al parco dr.ssa Paola Viola che ci ha accompagnato in loco.

𝐃) – Addirittura siete stati accolti con un comitato di difesa! Beh, il fatto che la direttrice si sia premunita, in vista di questa vostra visita, addirittura facendo venire da Bologna qualche esperto “avvocato difensore” credo che, a parte dimostrare una certa facilità di spesa, sia di per sé molto significativo della precarietà delle sue posizioni anche perché non era previsto un confronto ma solo sopralluogo. Tu che ne pensi?

𝐑) – Il direttore giustamente vuole difendere le sue posizioni che ha manifestato durante l’incontro del 7 luglio presso la Reggia. A me è sembrata una manifestazione di intenzioni su progetti già decisi senza un confronto preliminare anche con le associazioni attive sul territorio che si interessano del futuro della Reggia da tempo. Non abbiamo manifestato nessuna meraviglia per l’incontro con rappresentanti istituzionali, anzi l’abbiamo accolto come un’attenzione sia per il confronto che apertura ad alternative. Vedremo…

𝐃) La tua impressione di un progetto già deciso a prescindere dagli eventuali confronti è la stessa impressione di tanti cittadini allibiti e che giustamente criticano tali comportamenti.

𝐑) – Il direttore si è infatti lamentato degli attacchi giornalistici, delle falsità e che lei non cerca visibilità. Tutte cose che a noi poco interessavano perché riguardano la sua sfera personale. Ritengo che comunque un funzionario pubblico debba dare conto di tutta la sua operatività facendo carico di tutti gli onori ed oneri. A queste sue esternazioni abbiamo risposto che il nostro impegno va in tutt’altra direzione e che, pur ammettendo tutte le ricerche e studi, il nostro intento è quello di salvare il più alto numero di alberi vetusti, fornendo il nostro contributo costruttivo. Inoltre la direttrice ha specificato che la spesa di quest’operazione sarà di 1 milione di euro ma che saranno utilizzati avanzi finanziari della gestione precedente.

𝐃) Dunque si parla di utilizzi di avanzi di gestioni precedenti eppure durante quella “giornata di studi” la direttrice aveva parlato di fondi del PNRR e quindi era una situazione “contingenziale ” , e bisognava rispettare le scadenze per non perdere l’occasione perché non si può sapere se in futuro ci sarà altrettanta possibilità. Insomma, quale la vera verità e quali le strumentalizzazioni?

𝐑) – Non sappiamo l’origine dei soldi ma ci ha confermato che il milione di euro che servirà per abbattere e ripiantare i lecci, non deriva dal PNRR . Abbiamo fatto una breve ricerca e siamo risaliti alle economie presumibilmente riconducibili al 2004/2013

𝐃) Matteo, a parte dunque che non c’è questa urgenza che ha indicato, quale è la tua impressione sull’effettiva conoscenza da parte dell’esperto della situazione dei lecci della Reggia, al di là ovviamente della sua preparazione accademica? E inoltre, il prof. ha motivato sufficientemente o no il suo orientamento per l’abbattimento di 750 alberi?

𝐑) – Il professore ha tenuto una lezione all’aperto , ripetendo in parte la sua esposizione dell’incontro del 7, sulla fisiologia vegetale ma nulla ha detto sulla dinamica della vegetazione mediterranea ed in particolare sulla macchia mediterranea rappresentata dai lecci e le specie compagne. Chi ha studiato questo tipo di aggregazione vegetale conosce bene sia la fisiologia della specie che quella della foresta mediterranea . Oltretutto io ho applicato la cura (dendrochirurgia ) con successo su lecci, in realtà con la stessa conformazione a filare (Caserta, Aversa, Nola) ottenendo ottimi risultati anche su alberi con le stesse patologie dei filari della ‘Via dell’Acqua’. Non metto in dubbio né l’esposizione accademica del professore né le sue convinzioni, ma non ho avuto nessuna risposta sull’eventualità di una cura degli alberi. Auspico un’apertura in tal senso e non un arroccamento sulle posizioni già prese.

𝐃) Va bene, per ora mettiamo da parte il professore e veniamo al vostro sopralluogo: com’è andato, quanti lecci avete esaminato e che situazione avete trovato?

𝐑) – Il poco tempo che abbiamo avuto a disposizione per il sopralluogo , ci ha permesso di esaminare circa 100 esemplari nel tratto che va dal ponte di Ercole alla fontana dei Delfini. Abbiamo constatato che la siepe del filare esterno è uniforme, ad eccezione di alcuni vuoti causati da esemplari secchi. I lecci da abbattere non arrivano alla decina, fra quelli secchi e quelli compromessi irrimediabilmente. Per il resto, quelli vetusti, che rappresentano la maggioranza, sono solo da curare e da allevare in modo che la chioma sia omogenea. Non riusciamo a capire perché si è pensato solo alla sagomatura e non alla cura, per arrivare poi ad una situazione che è critica ma non irreversibile. Il fatto di trovarci di fronte ad esseri viventi, che hanno resistito a manipolazioni maldestre ed a manifestazioni meteorologiche drastiche per la crisi climatica, ci dimostra tutta la loro tenacia che dobbiamo assecondare passando finalmente, dal maltrattamento alla cura vera e propria. Questa sarà stata anche attuata sporadicamente in passato ma senza un’attenzione specifica da parte di esperti in materia. La materia è complessa ma non per questo non è applicabile su esemplari vetusti che resistono e che curati daranno molta più soddisfazioni nella ripresa vegetativa ( ho foto del 2016 che lo documentano) che non la semplice operazione di abbattimento e ripiantata.

𝐃) È incredibile! Quindi una situazione molto diversa da quella drammatica denunciata finora e poi cosa puoi dirmi della situazione dei lecci della seconda fila, cioè di quelli più alti e che essendo altrettanto malati, dovrebbero essere più a rischio caduta?

𝐑) – Tutti gli esemplari del parco devono essere monitorati e curati, a cominciare dal Bosco Vecchio ed dal Giardino Inglese.

𝐃) Quindi tu chiederai un secondo accesso per completare l’ispezione ed avere un quadro complessivo della situazione prima di trarre conclusioni definitive e questo mi pare un atteggiamento molto saggio e responsabile. Tuttavia, se per un qualsiasi motivo dovessi fermarti a quanto già visto, quali sarebbero le tue conclusioni?

𝐑) – Il tempo che abbiamo avuto a disposizione, a parte il caldo asfissiante, non è stato sufficiente per esaminare tutti gli esemplari . Per cui ti confermo che abbiamo già chiesto un secondo acceso dalla mattina per completare la relazione.Comunque, per rispondere alla tua domanda, il quadro parziale che mi sono fatto fa ben sperare. Non solo abbiamo il dovere di salvare la maggior parte degli alberi che forniscono, per la loro età, servizi ecosistemici che gli esemplari giovani non potrebbero dare, ma anche e soprattutto dobbiamo mantenere l’assetto prospettico del Vanvitelli. L’aspetto visivo che si ha delle operazioni effettuate fino ad oggi sui filari, mette in evidenza la mano inesperta di chi ha operato. Gli alberi sono completamente squilibrati con la chioma che protende verso la vasca , mentre sono lasciati spazi fra i due filari lasciando scoperto il sentiero soggetto a ruscellamento dell’acqua piovana non più frenata dalla chioma degli alberi. Farò le mie prescrizioni riguardante la cura degli alberi ed il ripristino dell’assetto originario, se mi verranno richieste.

Ci sarà stata la seconda convocazione ? Lo diremo nella seconda parte…