TORTURE IN CARCERE. I “numeri” in aula del detenuto-testimone. Prima prende in giro un agente sotto processo, poi la spara grossa: “Se voglio…”

19 Ottobre 2023 - 10:10

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Nelle lunghe, infinite udienze all’interno dell’aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere ogni tanto avvengono vicende particolari.

Il caso di ciò che si è registrato ieri, mercoledì, quando in aula ha parlato il detenuto 26enne Bruno D’Avino, attualmente recluso a Carinola e testimone dei fatti del 6 aprile di 3 anni fa.

L’uomo, in sostanza, ha confermato le accuse fatte al tempo nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria, ovvero molti dei 105 imputati perché le violenze avvenute il 6 aprile del 2020.

Il problema c’è stato quando D’Avino è andato oltre. Il detenuto, parlando verso uno degli imputati, un agente della penitenziaria in pensione, gli ha chiesto per quale motivo adesso lui “non facesse più il guappo“, riferimento ben oltre che velato a una presunta presenza dell’uomo nelle ore della mattanza.

D’Avino ha anche esplicitato un concetto a nostro avviso molto interessante: alcuni dei soggetti imputati e sostanzialmente contro cui sta testimoniando sono agenti di custodia presso il carcere dove è attualmente detenuto, una condizione che, teoricamente, può mettere a rischio la sua sicurezza.

Il problema è quando D’Avuno, però, volendo dimostrare una certa capacità di influenza sugli altri detenuti ha dichiarato che se lui vuole “in

aula non ci viene più nessuno a parlare“.

Una frase che ha fatto metaforicamente saltare dalla sedia il pubblico ministero Alessandro Milita, va anche i giudici e buona parte degli avvocati presenti. Per questo motivo, la testimonianza è stata sospesa per diversi minuti.