Droga, estorsioni e usura del clan Belforte. In 25 chiedono l’abbreviato
19 Ottobre 2023 - 17:20
Il gup Vinciguerra dovrà decidere se concedere o meno il rito alternativo.
MARCIANISE. Ben 25, su 28 indagati, hanno chiesto il rito abbreviato al gup Giovanni Vinciguerra, che dovrà ora decidere se concedere o meno il rito alternativo.
Si tratta degli indagati, finiti nel mirino della Dda per la partecipazione attiva al sodalizio criminale, composto da soggetti dediti ad attività illecite, che ha concretizzato una florida attività di spaccio di sostanze stupefacenti, gestito dal clan camorristico, ben noto come “clan Belforte o Mazzacane”.
A richiedere l’abbreviato sono stati i legali di Giulio Angelino, Cristian Michele Barbieri, Gianpaolo Barbiero, Giovanni Buonanno, Antimo Bucci, Giacomo Colella, Lucia Cozzolino, Yudi Patricia Cubilla, Giuseppe Di Gaetano, Francesco Edattico, Carmine Farro, Francesco Ferrari, Caterina Iuliano, Pasquale Merola, Giovanni Moretta, Giovanni Porzio, Salvatore Raucci, Edoardo Rocchi, Anna Russo, Antonietta Russo, Antonio Russo, Emanuela Russo, Giuseppe Giacomo Salzillo, Raffaele Sellitto e Antimo Zarrillo.
Le misure cautelari, nei confronti dei 28, furono eseguite nell’aprile scorso (16 finirono in carcere, 7 agli arresti domiciliari e 5 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) dalla Compagnia Carabinieri di Marcianise in seguito ad un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.
Il provvedimento cautelare è stato fondato sugli esiti dell’attività d’indagine, protrattasi da agosto 2017 a gennaio 2021, eseguita dai Carabinieri della Stazione di Marcianise sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Le attività dell’associazione dedita all’attività di spaccio di sostanze stupefacente, prevalentemente di tipo “cocaina”, erano consumate principalmente a Marcianise, per poi estendersi nei comuni limitrofi, fino a far gravitare i propri interessi criminali anche a Milano, trafficando ingenti quantità di cocaina.
Alcuni soggetti rispondono anche dei reati di estorsione, usura, ricettazione, riciclaggio, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e induzione di falso in atto pubblico, al fine di combinare un falso matrimonio tra un cittadino italiano ed una cittadina straniera previo compenso, con lo scopo di far ottenere il permesso di soggiorno e successivamente la cittadinanza italiana; infine, oltraggio alla giustizia, perché Giovanni Buonanno minacciava reiteratamente Claudio Buttone, collaboratore di giustizia, utilizzando nei confronti della persona offesa l’influenza criminale e la conseguente condizione di assoggettamento omertoso derivante dalla organizzazione camorristica denominata “clan Belforte”. Tale condotta veniva posta in essere al fine di indurre lo stesso Claudio Buttone a rendere false dichiarazioni nell’ambito del dibattimento che si stava svolgendo dinanzi alla Corte di Assise di Appello di Napoli in relazione all’omicidio di Andrea Biancur, nel quale Giovanni Buonanno era imputato.