ASL DI CASERTA, APPALTI TRUCCATI: tre società collegate alla filiera di Nicola Ferraro hanno fatto man bassa. Il ruolo cruciale di un faccendiere capuano

19 Ottobre 2023 - 20:17

Si tratta di Tineos, Sigeco e Futon. Le cointeressenze tra Giuseppe Rubino e Antonio Moraca. Il ruolo dei fratelli Rea, “topolino” e “rattus“. E Felice Foresta, in arte “felix” fa l’amministratore per modo di dire. La speranza è che una volta per tute si scoperchi il pentolone di questo storico merdaio che ha continuato come se niente fosse nonostante gli arresti del novembre 2013

CASERTA/CAPUA – La casa di residenza di Giuseppe Rubino, agronomo 64enne di Capua e lo studio o come i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta definiscono studio tecnico di Antonio Moraca indagato (CLIKKA E LEGGI IL NOSTRO ARTICOLO) al pari di Rubino nell’inchiesta della Dda imperniata sulla figura arcinota di Nicola Ferraro, sono vicinissime l’una all’altra. L’abitazione di Rubino si trova infatti in Piazza Tommaso D’Aquino vicina al Duomo con lo studio tecnico di Moraca collocato in via Francesco Granata proprio di fronte all’entrata del citato Duomo. Saranno al massimo 300 metri.

Ma ancor di più della vicinanza fisica dei loro luoghi di residenza e di lavoro, l’informativa dei carabinieri, costituente il fulcro dell’indagine appena detta, segnala e definisce una vicinanza di attività, forse di obiettivi tra questi due capuani.

I militari del Comando Provinciale di Caserta parlano di cointeressenze tra i due e non ne parlano così a casaccio, per deduzione logica ma in base a quello che è risultato dalle osservazioni, dai pedinamenti, dal lavoro duro effettuato per osservare i movimenti di entrambi. Attività oculare, intercettazioni, che coinvolgono anche altri imprenditori: Antonio

Montanino, molto presente in questa inchiesta, pure lui capuano, i fratelli Giuseppe e Luigi Rea, che rispettivamente si auto attribuiscono il nome in codice di “topolino” e “rattus“. Entrambi considerati dal pubblico ministero della Dda Maurizio Giordano, titolare di questa indagine, stabili referenti dell’ex consigliere regionale ed ex segretario regionale del movimento formato da Clemente Mastella, “Noi Campani”, Luigi Bosco.

Il reticolo dei rapporti di Giuseppe Rubino e di Antonio Moraca tocca anche Felice Foresta, “felix”, amministratore unico della Tineos con l’1%. E a proposito di Tineos a questa società dobbiamo aggiungerci anche altre società precisamente la Sigeco e la Futon. I carabinieri le considerano infatti imprese appartenenti alla stessa filiera. Ed effettivamente, Giuseppe Rubino, è direttore tecnico anche della Futeon che della Sigeco. La carica di direttore tecnico è un vecchio strumento il cui utilizzo abbiamo incrociato tantissime volte negli anni in cui ci siamo occupati della relazione tra pubblica amministrazione e un certo tipo di imprese. Questo accadeva già ai tempi dell’amministrazione provinciale capitanata da Sandro de Franciscis. Uno dei motivi per cui il sottoscritto andò allo scontro con quel presidente fu rappresentato proprio dai una gara vinta da un’impresa il cui direttore tecnico era nientepopodimenoché, Pasquale Setola, fratello di Peppe Setola il più grande macellaio della storia del clan dei casalesi. E direttori tecnici erano anche i fedelissimi, (nonchè lui stesso) di Nicola Schiavone detto Monaciello nelle società che fiorivano come le margherite a primavera nei meccanismi complessi relativi agli appalti banditi da Rete Ferroviaria Italiana. Dunque, il direttore tecnico, in imprese con una certa mentalità e che arrivano da un certo mondo rappresenta una figura cruciale, da monitorare come traccia di un riconoscimento di chi effettivamente ne ha il controllo.

E qui, finalmente, una buona notizia per chi, come noi, per la legalità combatte sul serio e non a chiacchiere: finalmente si può registrare un effettivo interesse della magistratura per le dinamiche collegate agli appalti, agli affidamenti targati Asl di Caserta. Era dal 2013 che non succedeva. Era dal tempo dello scontro tra un meccanismo camorristico marcato clan dei casalesi e un altro meccanismo camorristico targato clan Belforte di Marcianise, da cui venne fuori la famosa inchiesta che portò all’arresto dell’imprenditore, oggi ergastolano, Angelo Grillo e dell’allora consigliere regionale Angelo Polverino, ovviamente tra tanti altri arresti. In quel caso si trattava dei mega appalti per le pulizie, mentre la filiera di queste tre società ha fatto incetta, secondo i carabinieri, degli appalti riguardanti la sanificazione sempre ovviamente degli ospedali e di tutti gli ambienti dell’azienda sanitaria locale. Ecco perchè l’assunzione della carica di direttore tecnico, come forse i carabinieri non riescono a cogliere fino in fondo, è una vera e propria cartina al tornasole sull’importanza di chi quella carica ricopre. Giuseppe Rubino, infatti, viene considerato la punta avanzata di un sistema di mediazione che conduce la Tineos, la Sigeco e la Futon a “monopolizzare” (questa è la parola che viene testualmente utilizzata nell’informativa) lo specifico settore degli appalti Asl.

La speranza è che questa indagine si muova e abbia già acquisito elementi per scoperchiare quello che da decenni è un verminaio cioè quello degli appalti truccati rispetto ai quali l’Asl di Caserta è un luogo di assoluta “eccellenza”