Aspirante poliziotto casertano fatto fuori ai test attitudinali: “timido e superficialità”

4 Aprile 2024 - 11:50

CAPUA – Alcuni anni fa girava una vulgata sui test psicoattitudinali relativi alle forze armate e alle forze di polizia. Si diceva che, dopo aver chiuso la porta, l’esaminatore ti avrebbe poi chiesto se tu fossi sicuro di aver girato il chiavistello. E se ti giravi per controllare, immediatamente, firmavi la tua condanna e venivi fatto fuori dalla graduatoria per una mancata sicurezza nelle tue azioni.

Il gioco della porta era il vero terrore degli aspiranti militari o poliziotti che si apprestavano ai test.

Ora, noi non sappiamo se il 30enne capuano, ritenuto non idoneo dalla Commissione per l’accertamento delle qualità attitudinali del centro Psicotecnico del dipartimento di Pubblica Sicurezza, sia caduto nel leggendario tranello, fatto sta che il giovane aspirante poliziotto ha deciso di impugnare dinanzi al Tar del Lazio la decisione presa dagli esaminatori.

Il ragazzo – ora 30enne – era riuscito a superare le prove scritte per il concorso da allievi agenti di Polizia, bandito nel maggio del 2017, risultando tra i vincitori in graduatoria. Una bella soddisfazione, se si pensa alle migliaia di giovani donne e uomini che poi impattano contro lo scoglio dei test.

Dopo aver superato le prove di idoneità fisica e psicofisica, lo stesso è stato poi sottoposto alle prove di idoneità attitudinale ed è qui che stato messo alla porta.

L’aspirante allievo di polizia si è deciso quindi a fare ricorso al Tar del Lazio, portando anche un documento dell’Asl Caserta che dimostra la sua buona salute mentale e lamentando, quindi, un’incongruenza tra quanto descritto dai medici della nostra provincia e quanto messo nero su bianco dalla commissione. Inoltre, i legali del 30enne segnalano ai giudici la mancanza di un’adeguata istruttoria circa la non idoneità attitudinale.

Un lavoro preparatorio attento che, però, non è stato premiato dalla prima Sezione del tribunale amministrativo, che ha rigettato il ricorso, confermando, a meno che non ci sia un ribaltamento della decisione a seguito di un ricorso al Consiglio di Stato, quanto deciso dalla commissione.

Gli accertamenti, infatti, non avrebbero dimostrato una carenza psichica del candidato, bensì alcune lacune relativamente all’attitudine del giovane a diventare un poliziotto. La commissione, poi, sarebbe stata anche specifica nelle motivazione, segnalando per il 30enne una “accentuata superficialità che non gli consente di argomentare adeguatamente i propri obiettivi e le proprie aspirazioni” e delle specifiche “note di timidezza che non gli consentono di imporsi all’occorrenza con la dovuta autorevolezza“.

Pur potendo non essere d’accordo con quanto deciso dalla commissione, però, il Tar ha tenuto a specificare che il suo controllo si può attivare per la “verifica della sussistenza dei presupposti assunti ad oggetto della valutazione, della logicità di questa e della congruenza delle conclusioni che ne sono scaturite“.

Elementi che potevano provocare un accoglimento del ricorso che, nel caso di specie, non sono stati rinvenuti dalla corte.