CASERTA. “Da Macrico a Campo di Pace”, costituito il nuovo comitato

31 Maggio 2024 - 10:00

Il comitato riunisce una serie di associazioni casertane, tra cui le più note sono rappresentate dal centro sociale ex canapificio, dal comitato per villa Giaquinto, Legambiente, dalla Lipu

Caserta (pm) – In queste ore si è riacceso il dibattito sull’ex Macrico, dopo una stanca di diversi mesi. Giorni fa, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, a margine di una sua visita a Grazzanise per la questione dell’aeroporto, dichiarava che Caserta avrà il suo parco  pubblico nell’area dell’ex Macrico (qui il nostro articolo in proposito). Aggiungendo che saranno impegnati allo scopo 30 milioni di fondi regionali. Probabilmente, l’ex sindaco sceriffo aveva in mente il parco cittadino di Salerno detto del Mercatello, così presentato dal sito web che vi è dedicato: “Di recente costruzione il Parco del Mercatello, con i suoi 10 ettari di estensione è considerato uno dei parchi più grandi d’Europa in relazione al numero di abitanti. Importante polmone verde situato nella zona orientale della città il parco è frequentatissimo dai cittadini salernitani che vi si ritrovano per rilassarsi, passeggiare o fare sport”. Per inciso, tempo fa, in preparazione di un articolo che intendeva sostenere l’enorme economicità della gestione di un parco verde a fronte dello sproposito dei 180 milioni che secondo la programmazione vescovile si vorrebbero spendere qui, cercammo di sapere i costi affrontati dal comune di Salerno 

per quel proprio parco. A parte la cortesia dell’assessore con cui interloquimmo all’epoca, il dato è stato serbato al pari di un segreto militare.

Ma dicevamo, evidentemente nessuno  deve aver parlato al presidente De Luca del masterplan della curia casertana, il quale prevede uno stravolgimento dell’area attraverso una forte infrastrutturazione per dare vita ad iniziative dal carattere più disparato, nel campo sociale e dell’associazionismo, dell’intrattenimento e dello spettacolo, della divulgazione scientifica di massa, della didattica ambientalista,  con l’ambizione persino di dare posti di lavoro. L’esatto opposto – implicando tale impostazione un fortissimo impatto, un andirivieni di cose e di persone, mezzi, macchine, turisti, visitatori – di quello che comunemente si intende per parco pubblico di verde naturale. Come ne esistono in ogni città degna di questo nome, fatta eccezione appunto per Caserta, a causa della speculazione edilizia del centro urbano che  è stata sostenuta, anzi ricercata in tutti i modi ed ancora oggi dai suoi amministratori pubblici. E non casualmente, pensiamo noi, dato che la chiesa casertana ha un precedente assai grave sul punto, anche se in altra epoca e con altre sensibilità, quando vendette i “giardini del vescovo” in corso Trieste per una lucrosa lottizzazione.

In una foto dell’epoca, come si presentava il lussureggiante giardino vescovile in corso Trieste prima della lottizzazione

Dopo la dichiarazione di De Luca e  fulmine a ciel sereno, si è saputo che è stato appena costituito un nuovo comitato cittadino, denominato “Da Macrico a Campo di Pace”, che si intesta l’obiettivo, sull’ex Macrico, di voler “passare dalle idee ai fatti”. Il comitato riunisce una serie di associazioni casertane, tra cui le più note sono rappresentate dal centro sociale ex canapificio, dal comitato per villa Giaquinto, Legambiente, dalla Lipu.  

Ora, come a Caserta sanno anche le pietre, in città agisce da oltre venti anni il Comitato Macrico Verde, composto di oltre 45 circoli di varia ispirazione, la cui presidenza onoraria venne significativamente conferita nel 2009 al vescovo emerito mons. Raffaele Nogaro.

E si deve al Comitato Macrico Verde se l’area naturale è sfuggita negli anni  all’edificazione speculativa. Risultato a cui hanno contribuito, con la denuncia e  varie petizioni che hanno raccolte anche più di 10mila firme (una enormità se si considera il dato demografico ed il tendenziale disinteresse casertano alla vita pubblica), le stesse associazioni che, parti integranti del Comitato Macrico Verde, oggi se ne distanziano con decisione che  appare francamente incomprensibile. Duplicare l’esistente che senso ha? Salvo a non aver rivisto pesantemente le proprie posizioni originarie e accondiscendere ormai al faraonismo del vescovado. D’altro canto, il nome che si è dato il neo comitato a noi appare quasi un lapsus, abbandonando ogni riferimento alla questione del verde integrale ed incontaminato, proprio del Comitato Macrico Verde, per volgersi ad una aleatoria aspirazione di pace, suggestiva quanto estranea al tema del verde urbano. Non vorremmo che l’idologia benecomunista che in varia misura è uno dei tratti costitutivi di queste  associazioni  che si sono volute distinguere le lasci immaginare una cogestione delle future attività e funzioni.

Il neo comitato, nel presentarsi alla città, ha anche strigliato l’amministrazione comunale perché non starebbe facendo quanto necessario per rendere finalmente possibile il progetto diocesano. Il sindaco, subito rispondendo in un’intervista al neo comitato, l’ha arronzato tacciandolo di intenti politici e di poca o nessuna rappresentatività cittadina. Po ha tirato in ballo il PUC, le nuove norme urbanistiche regionali, la conferenza dei servizi e altre faccende da legulei. Ma poi l’ha ammesso. Il comune farà come vuole Lagnese, perché, desumiamo noi, è in assonanza con quanto nel corso di questi anni egli stesso voleva fare: una scuola, un campus universitario, un parco di arte contemporanea, un lago, un parcheggio, ecc., ecc… . La qualsiasi, direbbero a Palermo, purché si costruisca. Poi butta lì che non si spiega tante resistenze dato che il masterplan del progetto che viene passato come di di rigenerazione è condiviso dalla cittadinanza ed è in linea con gli intendimenti della sua amministrazione. Sarà l’abitudine del politico di lungo corso alla propaganda, ma le cose non stanno affatto così. La città è stata finora imbambolata con una campagna mediatica autoreferenziale ed altisonante e le sono state raccontate meraviglie. Si è rifuggito il contraddittorio. Si è estromesso il dissenziente Comitato Macrico Verde, forte di migliaia di aderenze, quelle che il sindaco accusa il nuovo comitato “Da Macrico a Campo di Pace” di non avere, ma che ignora quando ci sono. In consiglio comunale non c’è stata un dibattito reale sul tema ed anzi, quando se ne è discusso formalisticamente, tutto è stato dato per scontato. Anche da queste cose, ci convinciamo sempre di più che la curia ha intenti di speculazione economica sull’area – legittimi, per carità – attraverso iniziative ed attività ammantate in maniera accattivante di socialità, di ecologismo, di umanitarismo, ma che passano attraverso i meccanismi più prosaici dei finanziamenti e della gestione economica d’impresa. Il comune, da parte sua, ha in mente pressappoco il modello gestionale del parco Villa Maria Carolina. Un bene pubblico ceduto ai privati. I quali hanno realizzato varie iniziative di intrattenimento, tutte puntualmente carissime, proibite per le famiglie non abbienti. Con gli addentellati degli incarichi, delle assunzioni clientelari, delle forniture, del consenso politico ed elettorale. Caserta non ha bisogno di tutto questo, ma esclusivamente di un vero parco verde. Ma in una città che pensa il bene pubblico come la classica mucca da mungere il concetto è duro da accettare.