S. MARIA C.V. Enzo Natale socio di Mazzotti al ristorante Hackert di Caserta? Naturale, biologico ma i maccheroni sono cosa diversa dal cemento di via Martiri di Nassirya

3 Agosto 2018 - 18:59

SANTA MARIA CAPUA VETERE – CASERTA. (GG) Da qualche giorno circola una indiscrezione che, ai nostri occhi, risulta, beh, l’aggettivo giusto è ” sfiziosa”.

Nella società, ma forse anche fuori dalla società come semplice sostenitore d’opera, simpatizzante, mecenate della gastronomia, gourmet, titolare del ristorante Hackert, di cui più volte Casertace si è occupata da un anno a questa parte, ci sarebbe anche il noto imprenditore di Casal di Principe, trapiantato a S. Maria C.V. Enzo Natale, questione, forse, di  amicizia disinteressata.

E, in tutta sincerità  sdoganare la parola disinteresse in una cosa che riguarda, più o meno prettamente, il rapporto tra Maurizio Mazzotti e il citato Enzo Natale rappresenta, di per sé una novità universale, un’apertura di credito da parte nostra, senza precedenti.

Nel ristorante sarebbe stato avvistato più volte l’ex enfant prodige della politica sammaritana Massimiliano Natale, figlio di Enzo, molto impegnato nel dispensare consigli, nel sostenere moralmente il figliolo di Maurizio Mazzotti, titolare in prima battuta dell’ambizioso locale che si trova in Corso Trieste a Caserta, in un palazzo che apparterrebbe ad un altro nome noto, non sappiamo fino a che punto eccellente, della S. Maria imprenditoriale: al costruttore edile Rossetti.

E fin qui, niente di trascendentale.

Magari qualche nostro lettore esprimerà qualche esclamazione di sorpresa, sarà sicuramente qualcuno che non conosce la storia più o meno recente della città del Foro.

Per noi, invece, perchè abbiamo sposato subito l’indiscrezione, questa congiunzione, molto terrena e poco astrale, è naturale, oseremmo dire, biologica.

Se Maurizio Mazzotti ed Enzo Natale hanno fatto quello che hanno fatto in via Martiri di Nassirya, non siamo alla corresponsione di amorosi sensi, ma poco ci manca.

Il problema, però è che una cosa è fare soldi svegliandosi una mattina e utilizzando una potestà non meritata, inventarsi che in una zona adibita ad insediamenti di pubblica utilità si possano costruire anche uffici e studi professionali o vi si possano incardinare bar e ristoranti, altra cosa è fare soldi con un locale, che definiremmo, non protetto, pregandovi di considerare esclusivamente l’accezione economica di questo termine, peraltro, molto in voga ultimamente per via di quello che sta attuando Trump, cioè un grande cappello protezionista, imperniato sull’imposizione dei dazi, sull’economia americana.

Qual’è la differenza tra il fatturato di via Martiri di Nassirya che è stato, presumibilmente, ingente e soddisfacente per Enzo Natale e il ristorante di Caserta, che , invece, arranca non poco al punto da aver chiuso i battenti in anticipo rispetto ai giorni canonici delle vacanze agostane, dando appuntamento addirittura a settembre.

Diversi dipendenti, due soprattutto, ci hanno scritto lamentando scarsa puntualità nella corresponsione degli emolumenti.

Però, non perdiamo il filo: la potestà del settore pubblico, esercitata al di fuori della legge, come hanno sentenziato irrevocabilmente Tar e Consiglio di Stato, permette di determinare una condizione in cui non è il normale decorso del mercato a determinare reddito e ricchezza ma è, al contrario, l’alterazione della concorrenza attraverso le carte truccate di un’applicazione scandalosa delle norme vigenti del Piano Regolatore Generale della città di S. Maria C.V.

Il ristorante Hackert, invece, sta dentro ad una storia di concorrenza vera. Mazzotti non potrà inventarsi nulla per imporre, per esempio, la chiusura contemporanea di tutti gli altri ristoranti di Caserta, in modo da generare un effetto simile a quello che ha generato in via Martiri di Nassirya.

La partita si gioca sul crinale del rapporto qualità-prezzo. E lì bisogna combattere alla pari, bisogna far prevalere le proprie idee su quelle degli altri in base ad un processo di gradimento che vede il consumatore recitare il ruolo di unico giudice, di sovrano delle scelte.

Esattamente il contrario di quello che la coppia Mazzotti- Natale ha fatto negli anni a S. Maria C.V.

Già immagino l’obiezione: e il Bingo dove lo metti?

Mica qualcuno conduce i clienti a giocare con una pistola puntata alla testa?

Quello non è un modello vincente di mercato?

Fino ad un certo punto, perché il gioco, in generale, non è frutto quasi mai di scelte autenticamente libere, come può essere quella di andare in un ristorante piuttosto che in un altro.

Qui ad alterare gli equilibri c’è la patologia. E d’altronde se in questi giorni in Parlamento si sta decidendo quello che si sta decidendo, significa che il Bingo di Natale, quello di Tizio, quello di Caio, il gratta e vinci  el’eurobet non sono solo vettori del gettito statale ma anche avvelenatori di vite per cui, come dicono i giudici americani, obiezione respinta.