TUTTI I NOMI. Estorsioni a imprenditori casertani dal boss Mezzero: si punta al processo breve

20 Maggio 2025 - 10:06

GRAZZANISE – Sarà il rito abbreviato la strada scelta da dieci degli undici imputati coinvolti nell’inchiesta antimafia che ha riportato alla ribalta la figura di Antonio Mezzero, storico esponente del clan dei Casalesi. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, ha portato alla richiesta di giudizio immediato per undici persone, accusate a vario titolo di estorsione, minacce, danneggiamenti e detenzione illegale di armi, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il processo si svolgerà davanti al giudice Antonino Santoro del Tribunale di Napoli, con il primo appuntamento fissato per l’inizio di luglio. A sostenere l’accusa il pubblico ministero Vincenzo Ranieri.

Il ritorno del boss e la riorganizzazione del clan

Antonio Mezzero, originario di Brezza (frazione di Grazzanise) e residente a Santa Maria Capua Vetere, era tornato in libertà nel luglio 2022 dopo oltre 25 anni di detenzione. Secondo gli inquirenti, non appena uscito dal carcere avrebbe ripreso i contatti con affiliati e familiari, riattivando una rete criminale operativa in diverse aree del Casertano.

Le indagini, durate circa un anno, hanno portato a indagare complessivamente 24 persone. Le attività investigative hanno documentato presunte estorsioni, intimidazioni e danneggiamenti legati al controllo del territorio e alla gestione di attività economiche.

I nomi degli imputati

Tra coloro che affronteranno il rito abbreviato, oltre ad Antonio Mezzero, figurano i nipoti Michele Mezzero, detto ‘o malese, e Alessandro Mezzero, entrambi coinvolti in diverse vicende estorsive. Con loro anche Davide Grasso, considerato il braccio operativo del gruppo, residente a Santa Maria La Fossa, e Giovanni Diana, cognato del noto capoclan Michele Zagaria.

A processo anche Carlo Bianco, 40 anni, di Casal di Principe, accusato, insieme a Antonio e Michele Mezzero, di estorsione nei confronti di due imprenditori impegnati nella compravendita di un capannone nell’Agro Caleno.

Completano l’elenco Pietro Di Marta (61 anni, di Vitulazio), Andri Spahiu (25 anni, di Capua), Pasquale Natale (65 anni, di Bellona) e Pietro Zippo (64 anni, di Vitulazio). Questi ultimi, in concorso con Grasso, sono accusati di aver minacciato una coppia affinché lasciasse un immobile di proprietà di Zippo a Bellona, arrivando anche a incendiare un’auto della coppia. Grasso e Natale rispondono anche della detenzione illegale di una pistola.

L’unico imputato che affronta il dibattimento

Diversa la scelta per Vincenzo Addario, 58 anni, di Giugliano, unico tra gli undici a non aver optato per il rito abbreviato. Difeso dall’avvocato Angelo Santoro, Addario è accusato di estorsione ai danni del gestore di una bisca clandestina a Curti, in concorso con Antonio, Michele e Davide Grasso Mezzero. Inoltre, è coinvolto anche in una tentata estorsione al titolare di un autolavaggio, insieme a Mezzero, Alessandro Mezzero e Giuseppe Diana, 78 anni, di San Cipriano d’Aversa (anche lui processato con rito abbreviato). Secondo gli investigatori, il boss Mezzero avrebbe voluto impedire che l’attività finisse sotto la gestione di imprenditori di Marcianise.

L’inchiesta rappresenta l’ennesima dimostrazione della capacità di rigenerarsi delle organizzazioni criminali anche dopo arresti di lunga durata. Ma anche della risposta dello Stato, che attraverso l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura, continua a monitorare e colpire ogni tentativo di ricostruzione mafiosa.