CHIUSE LE INDAGINI: Lusini, Pitocchi, La Palomenta e Pisani filano dritti verso il processo. Salta la lottizzazione Schiavone, Buonpane e Vargas si salvano
11 Novembre 2025 - 19:52
In questi giorni è stato notificato il decreto a quasi tutti gli indagati. L’abilità degli avvocati difensori davanti al tribunale del riesame ha reso inutilizzabili le intercettazioni sulla lottizzazione. Ma restano le contestazioni di corruzione per abbattimento e ricostruzione di via Fratelli Bandiera e …
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TEVEROLA – (g.g.) Il filone principale dell’indagine della Procura della Repubblica di Aversa-Napoli Nord su Biagio Lusini, sull’ex sindaco di Teverola Tommaso Barbato, su Gennaro Pitocchi, soggetto inutile da presentare, sulla moglie di questi, Teresa La Palomenta, sul figlio della medesima, Alessandro Pisani e altri, è venuto meno per un problema classico: l’utilizzabilità delle intercettazioni. Ecco perché sul decreto di chiusura delle indagini, notificato agli indagati dalla Procura, manca totalmente la questione della lottizzazione Schiavone in pratica il motore di questa indagine
I pubblici ministeri hanno tentato fino all’ultimo di inserirla all’interno del loro decreto, come viatico di una richiesta di rinvio a giudizio, ma il lavoro degli avvocati difensori in sede di tribunale del Riesame è stato molto buono e, conseguentemente, la Procura è stata di fatto costretta a chiedere l’archiviazione che tira fuori definitivamente dall’indagine e dal successivo processo l’ex assessore ai Lavori Pubblici Pasquale Buonpane, l’ex tecnico dell’ufficio del Comune di Teverola architetto Davide Vargas, questi ultimi entrambi difesi dall’avvocato Mario Griffo, ma anche Pasquale Schiavone ossia il proprietario dell’area lottizzata
A voler essere precisi quella dei pm è una richiesta di archiviazione che sarà associata alla ormai certa richiesta di rinvio a giudizio a carico di altri indagati. Ma il proscioglimento, da parte del gip, è pressochè scontato
Restano, al contrario, pienamente in piedi le accuse per altre tre situazioni. L’unica modifica rispetto alle contestazioni iniziali è la trasformazione nel primo capo d’imputazione, del primo episodio contestato, dell’articolo 319 in 318, cioè dalla più grave corruzione aggravata da comportamenti del pubblico ufficiale in violazione di propri doveri d’ufficio, nella corruzione che, per comodità ed esigenze di sintesi definiremo ordinaria invitando chi vuole approfondire ad andarsi a leggere l’articolo 318, quello contestato agli indagati insieme al 321 che stabilisce le dinamiche relative alle pene per i corruttori e per i corrotti
Andando per ordine, in questi giorni all’imprenditore Giovanni Miniero, marito di un notaio aversano in opera a Piedimonte Matese, a Biagio Lusini, a Tommaso Barbato e ad Alessandro Pisani è stato notificato il decreto di chiusura delle indagini preliminari con la contestazione dei reati appena menzionati per la vicenda relativa alla ristrutturazione edilizia mediante demolizione con successiva ricostruzione , incremento volumetrico e parziale cambio di destinazione d’uso, di un fabbricato per civile abitazione ubicato al numero 1 di via Fratelli Bandiera
Tommaso Barbato, in qualità di sindaco, Biagio Lusini in qualità di consigliere comunale, Alessandro Pisani in qualità di responsabile dell’ufficio tecnico, Giovanni Miniero in qualità di proprietario dell’immobile, nonché determinatore e beneficiario, ponevano in essere un’attività combinata e congiunta in cui Barbato e Lusini ricevevano somme di danaro in più occasioni da parte di Miniero per attivare il dirigente dell’ufficio tecnico affinchè rilasciasse il permesso a costruire n5 del 19 gennaio 2023 relativo alla demolizione e ristrutturazione dell’immobile di cui sopra.
Sempre nella stessa notifica di chiusura delle indagini c’è anche la seconda vicenda in cui ritorna la contestazione più grave della corruzione compiuta attraverso la violazione di propri doveri di ufficio ai sensi dell’articolo 319 del codice penale la quale oltre a Lusini e a Pisani coinvolge anche il predecessore di quest’ultimo, Nicolino Botti, l’arcinoto Gennaro Pitocchi e la moglie Teresa La Palomenta. Qui la questione è interessante perché Nicolino Botti con l’intermediazione di Biagio Lusini e di La Palomenta incassava periodicamente somme di 250 euro. In cambio congelava, in pratica, se stesso rimanendo solo sulla carta responsabile dell’ufficio tecnico. Queste dazioni di danaro, infatti, consentivano al quartetto formato da Gennaro Pitocchi, Biagio Lusini, Alessandro Pisani e Teresa La Palomenta di assumere il controllo totale dell’area tecnica del comune, lì dove si erogavano i permessi di costruire dove si esaminavo le Scia etc etc. Pitocchi chiaramente è considerato dai pubblici ministeri “tecnico di parte” ma anche “determinatore e beneficiario”. Per Botti e Lusini viene sottolineato che il loro comportamento avveniva nell’esplicazione delle funzioni pubbliche loro attribuite. Pitocchi tecnico di parte significava che era lui a presentare i permessi di costruire per questa o quella abitazione, per questo o quell’altro immobile. Alessandro Pisani e riteniamo lo stesso Pitocchi apparecchiavano la documentazione e Nicolino Botti, che certo non fa una bellissima figura su questa vicenda, le firmava.
Il terzo e ultimo capo d’imputazione contestato in questo decreto di chiusura delle indagini coinvolge un numero più alto di persone: di nuovo Tommaso Barbato, Biagio Lusini, il terzetto di famiglia già citato Gennaro Pitocchi, Alessandro Pisani, Teresa La Palomenta, Massimiliano Schiavone responsabile dell’area Economico-Finanziaria del Comune di Teverola, Pasquale De Floris, nella qualità di consigliere comunale, Biagio Pezzella in passato già assessore e al tempo consigliere di opposizione così come sulla carta lo era anche Biagio Lusini, Crescenzo Salve consigliere comunale a sua volta il già citato terzetto La Palomenta, Pitocchi e Pisani la prima sempre con il ruolo di intermediaria, Pisani in qualità di determinatore e beneficiario, Pitocchi ancora una volta tecnico di parte quindi anche lui beneficiario dei permessi a costruire compivano secondo la Procura un reato di corruzione stavolta ai sensi dell’articolo 319 più grave del 318 in quanto la presunta corruzione viene realizzata compiendo atti contrari ai propri doveri di ufficio.
Questo capo d’imputazione riguarda la nomina formale di Alessandro Pisani a capo dell’ufficio tecnico di Teverola. Viene costruito un bando di concorso su misura, una commissione giudicatrice già addomesticata. Secondo i pm il bando ha vilato l’articolo 110 del Tuel. In cambio del concorso alla realizzazione del disegno di nomina di Pisani a capo dell’ufficio tecnico funzionale anche agli interessi di Gennaro Pitocchi quale tecnico di parte presentatore dei permessi di costruire, Pisani, ovviamente con la complicità del capo del settore finanze del Comune, avrebbe dovuto inserire all’interno dei documenti di bilancio di previsione 2023 e quindi anche del piano triennale delle opere del cimitero, di un parco pubblico e del complesso immobiliare di via Milano.
