MARCIANISE. Vabbe’, è cabaret: Velardi si vuol far raccomandare dal prefetto Piantadosi per candidarsi come Governatore in quota Salvini. RESISTENZA AD OLTRANZA!

5 Novembre 2018 - 15:56

MARCIANISE (g.g.) – Abbiamo incrociato casualmente un post riguardante un’intervista, rilasciata canonicamente sul proverbiale tappetino, dal sindaco Antonello Velardi, il quale si compiaceva, all’epoca, della nomina del prefetto Matteo Piantedosi  alal carica di capo di Gabinetto del ministro degli Interni Matteo Salvini.

Giugno, non è solo una coincidenza temporale e vi spieghiamo il perché. Velardi, al tempo del solstizio, disse che Piantedosi era un amico suo e un amico di Marcianise.

Pochi giorni dopo, manco a dirlo, il sindaco era a Siena a farsi fotografare con il ministro Matteo Salvini a margine del Palio. Circa un mese fa, una sua consigliera di maggioranza, ci sembra si chiami Carmen Ventrone, ha aperto bottega a Marcianise con il circolo della Lega. Molti di quelli che stanno attorno a Velardi e più ancora molto di quelli che gli sono stati attorno, e che poi, avendolo ben conosciuto, sono stati costretti a scapparsene a gambe levate, sono convinti che il suo unico obiettivo sia quello di candidarsi

come presidente della Regione in quota Lega/Centrodestra nel 2020.

Chiariamo subito un fatto rispetto al quale ci sentiamo in dovere: questo gironale combatterà una battaglia di legalità e democrazia, avendo maturato dei rapporti di buonissima complicità culturale con alcuni settori della Lega nei tempi in cui Velardi era un Pd che, grazie al singor Matteo Renzi e alla violazione di ogni regolamento, imponeva manu militari la sua candidatura a sindaco di Marcianise. In quei giorni, la Lega, in questa provincia e in Campania, non valeva nemmeno il 3%, ma noi eravamo lo stesso interessati perché, mentre la vulgata degli ignoranti, dei conformisti e delle anime belle del solidarismo testimoniato da dentro la bambagia delle vite comode sputava sentenze,  leggevamo, di notte, approfondendo e non pretendendo di capire tutto in una frase o in un titolo di giornale nelle interviste di Salvini, ma anche in quelle rilasicate da Giorgetti e da Volpi, molti spunti interessanti. Insomma, i proverbiali tempi non sospetti che ci hanno permesso di maturare dei rapporti diretti, tanto disinteressati quanto intensi con esponenti di primo piano della classe dirigente leghista.

Resta, comunque, quest’altra, quest’ennesima performance individualista fondata su uno schema paleopolitico: io conosco un prefetto che conta, un potere forte del ministero degli Interni, lui mi raccomanda al ministro per il quale lavora da capo di Gabinetto e io scavalco tutti quelli che per la Lega hanno lavorato quando non c’era alcuna certezza di affermazione elettorale e “mi prendo” la torta più grande.

Tipico di Velardi, per il quale la politica, sia quando non la faceva direttamente ma nei giornali in cui (si fa per dire) lavorava, non è stata mai un affare di contenuti e di consenso legato a questi, ma di relazioni ufficiali, manifeste e soprattutto non ufficiali e non manifeste.

Velardi candidato presidente della regione per la Lega? La vediamo difficile, Salvini dovrebbe passare prima sul nostro cadavere. Ma non sarà necessario vista la linea di relazione nata nel disinteresse materiale reciproco, fuori da ogni forma di condizionamento, animata da spirito laico e attenzione esclusivamente culturale a tutto quello che il leader lombardo propone.

Quei pochi che conoscono la natura della relazione, di questa corrispondenza di contenuti culturali tra la Lega e Casertace, mai subalterna, mai prona e che tale rimarrà ancor più ora che Salvini è diventato un potentissimo, sa bene che molto difficilmente il vicepremier farà una roba del genere. Salvini, che le battaglie di questo giornale le conosce e ha saputo, con intelligenza, apprezzare certe nostre critiche sulla scelta della classe dirigente meridionale, non umilierà l’dentità, l’integrità, la pulizia scevra da ogni dervia trasformistica, di questo organi di vera informazione e di vera riflessione, riguardante, quest’ultima, soprattutto, la testimionianza di valori divenuati oggi cavallo di battaglia e potente propulsore elettorale del politico, al momento, più amato dagli italiani.