MARCIANISE. Ennesimo blitz della Finanza in Comune. Ora Gennaro Spasiano sta rischiando grosso sulla vicenda Interporto. PRIMA PUNTATA

14 Novembre 2018 - 18:20

MARCIANISE – Stamattina la Guardia di Finanza ha effettuato l’ennesimo ingresso di polizia giudiziaria negli uffici del Comune di Marcianise.

In questo caso, il target è stato costituito dalla inquietante e per molti versi ancora misteriosa vicenda della mega speculazione immobiliare realizzata nelle aree dell’Interporto, grazie a quella che noi abbiamo sempre definito la convenzione della vergogna, cioè quel contratto attraverso cui l’amministrazione comunale di Antonello Velardi ha svenduto la città ai soliti noti dell’Ise, a partire da Giuseppe Barletta, ormai stanziatosi a Milano, da dove dirige le mosse del factotum-kamikaze, il suo concittadino maddalonese Antonio Campolattano, assistito dalla presenza, più o meno decorativa, del presidente “farfallino” Di Biasio.

La notizia che fa ben comprendere quanto seria sia l’indagine in corso, visto che si tratta dell’ennesimo capitolo di un accesso agli uffici del Comune per acquisire copia di documenti fondamentali, ci fornisce il destro per ritornare su un argomento su cui molte energie abbiamo speso nella complessa attività di documentazione rispetto alla quale abbiamo espresso delle posizioni chiare, trasparenti, su quello che, a nostro avviso, è l’imbroglio degli imbrogli.

Pari solamente a quello che porto alla costruzione, sempre a vantaggio del solito gruppetto, del “Campania”, pagato da un’azienda olandese circa 200 milioni di euro che, avrebbe commentato il surreale Nino Frassica ai tempi di “Indietro tutta”, storpiando un antico adagio, “non sono noccioline”.

Gennaro Spasiano primo artefice di un affare miliardario – In principio (ci adeguiamo al clima messianico che c’è in città grazie all’avvento di un sindaco distruttore di tutti i mali) fu Gennaro Spasiano.

In principio, ma anche alla fine, visto che l’ex dirigente dell’amministrazione provinciale di Caserta, vissuto a Parete ma oggi comodamente appollaiato in una villa sulla elegante collina del Vomero, ancora oggi è nel pieno controllo di ogni atto relativo ai vari sconci dei capannoni abusivi, illegali e criminali in via di costruzione.

Correvano i primi mesi dell’anno 2016 e Spasiano chiedeva insistentemente all’allora presidente della Provincia Angelo Di Costanzo di dare il via libera al suo trasferimento al Comune di Marcianise.

Di Costanzo si convinse o si lasciò convincere. Fatto sta che Spasiano arrivò contemporaneamente al lancio ufficiale della candidatura di Antonello Velardi.

Un dato che per noi non ha mai costituito una coincidenza. Al comando del Comune c’era ancora il commissario straordinario Antonio Reppucci, il quale rischiò di diventare una sorta di parafulmine rispetto a trame di cui non era diretto protagonista e di cui sicuramente non era artefice.

La delibera da cui tutto inizia – Il 3 giugno, poco prima del ballottaggio, Reppucci firmò una delibera in grado, leggendola oggi, di far strabuzzare gli occhi.

Nella narrativa veniva scritto che tutte le associazioni politiche (sic!) dopo un’iniziale fase di divergenza manifestata durante riunioni che lo stesso Reppucci aveva convocato, si erano convinte, mettendolo nero su bianco in una nota scritta, che le opere dell’Interporto dovessero procedere secondo l’accordo di programma del 1996.

E già qui noi spernacchiammo Reppucci, perché quello che si profilava era un vero e proprio saccheggio del territorio che nulla aveva a che vedere con i contenuti dell’accordo di programma, largamente traditi dall’Ise e dal Comune di Marcianise.

Ma il punto cruciale di questa delibera nella quale veniva nominato, per la prima volta, il neo-dirigente Spasiano, riguardava la citazione di un non meglio precisato “gruppo di lavoro” che avrebbe elaborato una ipotesi di riassetto urbanistico, armonico – udite udite – con l’accordo di programma che avrebbe trovato finalmente la sua piena compiutezza.

La nomina e il doppio ruolo dell’avvocato D’Angiolella – Ultimamente, abbiamo messo un po’ “l’orecchio a terra” e abbiamo scoperto che di quel gruppo di lavoro che avrebbe operato sotto l’egida del Comune di Marcianise (almeno sulla carta), c’era anche l’avvocato Luigi D’Angiolella, amministrativista e civilista con studio a Caserta.

Si dà il caso che D’Angiolella era al tempo, e probabilmente lo è ancora, consulente dell’Ise.

Il che la dice lunga sulla identità dialettica, eventualmente di contradditore, del Comune di Marcianise, rispetto all’Ise. Se un professionista, infatti, consulente di un’azienda, va a redigere un contratto di un ente pubblico che inciderò sugli interessi dell’azienda appena citata, con quale spirito opererà?

Parlare di inopportunità è poco, perché questa è veramente una brutta, bruttissima cosa.

L’ultimo passaggio della delibera n.230 del 3 giugno 2016, la vera genitrice di tutto l’imbroglio, certifica la crucialità del gruppo di lavoro di D’Angiolella, Spasiano e compagnia: il commissario Reppucci delibera “di lasciare all’eligenda amministrazione una validissima e condivisa ipotesi di lavoro ritenuta allo stato l’unica percorribile, in grado di far sposare esigenze di interesse pubblico-privati con riverberi positivi sul piano economico e occupazionale”.

Freud ci avrebbe sguazzato perché gli interessi “pubblico-privati”, se non sono un’ammissione di responsabilità, poco ci manca.

Reppucci, su questa cosa, si è sempre difeso affermando che in quella delibera veniva trasferita all’amministrazione comunale e al consiglio che si sarebbero insediati di lì a poco, la potestà di decisione.

Non abbiamo mai capito se questo qui “ci era o ci faceva”, perché tutta la struttura degli eventi che da un lato individuavano in Spasiano il grande manovratore dell’operazione, trasferitosi a Marcianise solo per questo motivo, dall’altro individuavano in Antonello Velardi l’esecutore motivatissimo, visto che già dal 2015, come abbiamo dimostrato in un altro articolo, il Velardi, a quel tempo “solo” redattore capo centrale de “Il Mattino”, partecipava non si sa a che titolo alle riunioni al cospetto del prefetto Reppucci al fianco di Barletta.

Gennaro Spasiano più veloce di Speedy Gonzales, ovvero quando l’illegalità diventa doc – Il 31 ottobre è la giunta comunale ad approvare la delibera con la quale si dà l’ok alla convenzione.

Lo si fa, manco a dirlo, autorizzando l’onnipresente e a questo punto temerario, perché questo sta veramente rischiando grosso, Gennaro Spasiano, a sottoscriverla con quelli dell’Interporto.

Cosa che avviene, forse non a caso, il 2 novembre, probabilmente grazie al fatto che Spasiano avesse anche dormito nel Comune di Marcianise, dato che non si è mai visto che in meno di 48 ore si materializzi una complessa convenzione che ufficialmente non esisteva ancora.

L’organismo che approvò fu la giunta. E questo apparve clamoroso, dato che una convenzione che, tra le altre cose, incide così pesantemente sull’infrastruttura urbanistica di una città, non può che essere, per legge, senza se e senza ma, approvata dal consiglio comunale.

Qualcuno tentò di truccare le carte inventandosi qualcosa che Reppucci avrebbe fatto utilizzando i poteri del consiglio, ma si trattava solamente di stupidaggini finalizzate a giustificarsi di fronte ad un’opinione pubblica che non conosceva assolutamente i contenuti tecnico-amministrativi, aggiungiamo noi criminali, di questa vicenda.

Domani mattina la seconda puntata.