OSPEDALE DI CASERTA. Cateteri in vena ai malati di tumore e non solo. Violato il regolamento. Ci sono infermieri che fuori dall’orario di servizio…

21 Gennaio 2019 - 17:00

CASERTA – Quanto contano le regole, cioè quello che è stabilito in un codice, in uno statuto o in un piano aziendale che dovrebbe strutturare armonicamente il lavoro complesso di centinaia di persone perché operino insieme per un obiettivo comune?

La sensazione che si ha è che nella sanità casertana, in questo caso specifico dentro all’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano, è che di cammino ne vada ancora percorso parecchio.

Gli esempi sono tantissimi. Noi ci occupiamo delle segnalazioni che al giornale arrivano e che sottoponiamo prima di tutto ad un controllo, ad una verifica, che le renda serenamente e anche doverosamente pubblicabili.

Si fa sempre fatica a mettere al centro anche dei nostri discorsi e dei nostri articoli il dolore dei pazienti degli ospedali e delle loro famiglie.

Perché attorno ai malati si consumano, molto spesso, partite che nulla hanno a che vedere con la loro sofferenza e con un corretto sistema di cura e di assistenza che parta prima di tutto dalla certezza di quelle regole a cui facevamo riferimento all’inizio di questo articolo.

L’azienda ospedaliera regolamenta la materia del cosiddetto Picc, cioè di quel piccolo catetere che viene applicato a quei pazienti afflitti da patologie, il più delle volte molto gravi, che ne hanno ridotto la visibilità e una reperibilità diretta di una vena periferica.

Per questo motivo l’unica soluzione è rappresentata dal Picc, per l’appunto, attraverso il quale vengono realizzate anche le terapie, l’iniezione di farmaci per via endovenosa.

Ogni Picc costa al Servizio Sanitario circa 170 euro.

Ritornando al regolamento questo prevede che solo due medici, precisamente l’anestesista Marco Antonio Del Canto e l’oncologo Luigi De Lucia, siano autorizzati a utilizzare questa pratica per i reparti attinenti alle loro specializzazioni.

Per cui Del Canto, da anestesista esperto in Picc, cura il servizio generalista per l’intero ospedale, mentre Luigi De Lucia se ne occupa per l’oncologia, dove c’è un’alta densità di pazienti, che per questa malattia e per il suo decorso perdono, come si suol dire, la vena e che anche per l’effettuazione della chemioterapia hanno la necessità di impiantare il Picc.

In questo caso, non ci limitiamo a dire che “da indiscrezioni risulta che“…o che in ospedale “si dice che“…

No, ci sono dei dati di fatto che dimostrano la violazione di questo regolamento. In alcune cartelle cliniche, infatti, viene addirittura firmato il rapporto dell’avvenuto impianto.

Ma non dai due medici Del Canto e De Lucia, ma da infermieri, per di più operanti al di fuori dell’orario di servizio e con tanto di ecografo personale al seguito.

È opportuno ed altamente auspicabile che la direzione generale di Mario Ferrante, dimostratasi inflessibile quando si è trattato di licenziare alcuni medici o di punire altro personale del Comparto per negligenze varie, dimostri la stessa inflessibilità rispetto a questo caso increscioso, che sicuramente ha un senso e sicuramente è sintomatico di ambizioni non ancora realizzate, di istanze pretese e non ancora riscontrate.

Il tutto sempre utilizzando lo strumento del “tanto peggio, tanto meglio, se non divento io il riferimento di un Picc team, allora sputtano l’ospedale addò coglio coglio”.