NICOLA SCHIAVONE VUOTA IL SACCO. “Ecco come spartii i soldi dell’Asi di MARCIANISE con Iovine e Zagaria. La tangente che divisi con Nicola “Fucone” Ferraro”
28 Febbraio 2019 - 16:45
CASAL DI PRINCIPE – Due punti, che estrapoliamo dai verbali degli interrogatori del super pentito Nicola Schiavone, depositati nel processo Fabozzi-Mastrominico.
Il primo riguarda un’integrazione rispetto a quello che abbiamo già scritto sul mega affare dei lavori nella zona Asi di Marcianise, completamente nelle mani del clan dei casalesi. Più dettagliatamente, a quei 7 milioni e mezzo di euro di appalto, dedicarono la loro diretta attenzione i boss fondamentali, cioè lo stesso Nicola Schiavone, Antonio Iovine, diventato a sua volta pentito e con cui sicuramente queste dichiarazioni sono già state o saranno incrociate dai pubblici ministeri della dda, e Michele Zagaria.
A dimostrazione di quanto fossero importanti e remunerativi, i boss si tennero direttamente in contatto e probabilmente si incontrarono pure, nonostante Iovine e Zagaria fossero entrambi latitanti.
La ripartizione avvenne in parti pressoché uguali tra i tre gruppi. I lavori li fece l’impresa di Giovanni Malinconico, cioè sostanzialmente Antonio Iovine. E fu Malinconico a scegliere, a fornire la sua preferenza decisiva sull’impresa fornitrice del calcestruzzo. Dunque, non una appartenente alla filiera imprenditoriale di Michele Zagaria, ma un marchio noto che negli anni successivi sarebbe stato poi coinvolto in alcune indagini sulla camorra dei casalesi, condotte dalla dda: quest’impresa era la CLS di Nicola Palladino,
Il secondo punto riguarda il nocciolo del processo, dentro al quale sono entrate queste dichiarazioni di Schiavone junior: i lavori, in project financing, nel cimitero di Villa Literno.
I Mastrominico avevano costituito il loro core business proprio in questo settore. Giusto per dire, avevano vinto la gara anche al comune di Santa Maria Capua Vetere, al tempo della sindacatura Iodice-Campochiaro. Schiavone dice una cosa importante: i Mastrominico non ci danno i soldi a titolo di riscossione estorsiva. Siccome eravamo stati noi del clan a far sì che loro ottenessero quei lavori, noi ci sentivamo soci a tutti gli effetti.
A tutti gli effetti, aggiungiamo noi, fino a un certo punto. Perchè di fronte alle difficoltà e di fronte alle recriminazioni dei Mastrominico che affermavano, addirittura di averci perso, in considerazione delle complessità venutesi a creare negli atti di vendita dei loculi, “questi soci, non parteciparono al problema, i soldi li vollero per quanto era stato concordato e li ebbero.”
Ma il passaggio largamente più interessante è quello relativo alla ripartizione di questi quattrini. Nicola Schiavone afferma che i Mastrominico garantirono una cifra di 350 mila euro che fu ripartita in questa ragione: due terzi a lui, cioè circa 233 mila euro, un terzo, poco più di 116 mila euro, a Nicola Ferraro, detto fucone, noto imprenditore del settore dei rifiuti, ma anche consigliere regionale dell’Udeur di Mastella, dal 2005 al 2010.
Ferraro, da questa quota, estrasse una cifra, che Nicola Schiavone non precisa, perchè magari non ne conosce l’importo, consegnata, evidentemente a titolo di tangente corruttiva, all’allora sindaco di Villa Literno, Enrico Fabozzi, un altro che fece un giro di una legislatura in consiglio regionale.
QUI SOTTO LO STRALCIO DEI DUE INTERROGATORI DI NICOLA SCHIAVONE, IL PRIMO SULLA ZONA ASI DI MARCIANISE, IL SECONDO SUL CIMITERO DI CASAL DI PRINCIPE