LE FOTO CASERTA. Con il sole, torna, puntuale, la “classica” domenica del Capoluogo: parcheggi selvaggi, abusivi e in Piazza Carlo III…

19 Marzo 2019 - 16:11

Caserta – (Pasman) Questa domenica, dopo la clausura invernale, la primavera imminente e la giornata di bel sole hanno portato tantissima gente nel centro storico. Il fenomeno è risaputo e si conoscono pure gli episodi di abituale degrado che si associano in genere alla compresenza massiva di persone e che a Caserta risultano enormemente amplificati dalla mancanza perenne di una seria attività di controllo e da un senso civico piuttosto vacillante.

Ma uno, trattandosi, appunto, di cose arcinote e giacché – come dice il sindaco – la città si starebbe preparando a farsi conoscere dai tanti ospiti che si attendono per le Universiadi, si aspetterebbe che fosse pur fatto qualcosa. Ma, con la giunta comunale alle prese con la bega del rimpasto e del cambio degli assessori, con certe spese incomprensibili per una logica di buona amministrazione e con i fondi piovuti sulla città e da allocare, la faccenda va da sola e nessuno mette mano, anche se a zero costi, a queste che agli occhi del governo cittadino devono sembrare solo facezie, a fronte dei più importanti soldi pubblici in ballo da gestire.

Nella

foto, il segnale stradale di rimozione forzata delle autovetture in divieto di sosta: come se non ci fosse, nessuno lo osserva.

Dunque, in piazza Dante, il salotto buono (sic !), si parcheggia liberamente ed a pieno agio, divieto di sosta o non divieto di sosta. Idem in corso Trieste a ridosso del palazzo Reale.

Nella foto, le moto parcheggiate nell’altro emiciclo di piazza Dante.

Alcuni locali del posto, come al solito, hanno dilagato sui marciapiedi con tavoli, sedie ed arredi, fino a ridurre a niente il passaggio per i pedoni, costretti ad arrangiarsi in omaggio agli affari altrui. In piazza Carlo III gli abituali venditori abusivi, come se niente fosse ed in primissimo piano, si sono piazzati subito sul posto ed i campetti sono tornati appannaggio di cinofili, di famiglie con i bambini a giocare sugli stessi prati dove i cani di cui prima hanno deiettato, di calciatori di pallone, di ciclisti e di comitive in gita. I cartelli monitori una volta esistenti, che avvertivano del sacrosanto divieto di tali condotte vigente per la piazza monumentale, non ci sono persino più. E non si capisce chi dovrebbe far rispettare le proibizioni se anche qualche pattuglia della forza pubblica pure presente sul posto si guarda dall’intervenire.

Anche la Reggia, pienamente adeguandosi al contesto, non è da meno.

Uno dei monumenti principali del Paese e che si compiace del riconoscimento di bene dell’umanità si permette ancora la sciatteria – che la dice lunga dei livelli di indolenza gestionale che si possono raggiungere anche per un capolavoro – di esporre le bandiere protocollari in ordine invertito. Sciatteria immediatamente ribadita da un cospicuo cespo che ha potuto crescere indisturbato ed in bella vista sulla facciata principale e che sta germinando tutt’attorno.

 

 

Nella foto, tre degli abusivi in azione davanti alla Reggia.

 

In foto, il marciapiede quasi completamente occupato dagli arredi di un bar di corso Trieste, dal lato del Palazzo Reale. Per i passanti resta il poco spazio che si nota. In secondo piano, una moto ed una macchina in sosta vietata.

Il colpo di grazia per la città, poi, in questa condizione di disordine generale, lo attendiamo dalla movida dei prossimi fine settimana, la quale, per vero, ha già dato buoni segnali di sé con le ultime risse ed aggressioni e con il ricovero di adolescenti intossicati dai superalcolici. Ma, come tutti possono prevedere, bisogna prepararsi al peggio.

Riserviamo l’ultimo capitolo ai barboni di via Battisti, dove l’ipocrisia dell’amministrazione comunale raggiunge l’acme. Tornati di più e peggio di prima da dove erano stati cacciati solo per qualche settimana, ossia dai porticati del Banco di Napoli, un operatore economico primario e privato che non riesce a vedere salvaguardato il bene minimale del decoro della sua sede, costituiscono una vergogna cittadina. Alla vista dei passanti – assuefatti se casertani o sbalorditi quando turisti – si danno a bere, attaccano briga, insozzano quel tratto di marciapiede dove stanno, ormai sudicio e maleodorante di cibo, di vino, alcol ed urine. Ad una certa ora si disfano dei resti del pranzo lanciandoli per strada, divertiti dalle decine di colombi che si precipitano per mangiare. Una situazione squallida e che ha anche un risvolto di igiene pubblica. Eppure questa situazione perdura da tempo, con le autorità che non trovano di meglio da dire che sono impossibilitate ad intervenire perché gli interessati rifiutano ogni altra sistemazione. Dunque, per esse, esisterebbero gli obblighi condizionati dalla volontà degli obbligati: una castroneria bella e buona; un espediente per eludere una questione certamente scomoda ed evitarsi noie. E per zittire le anime candide a sproposito, che non mancano mai, respingiamo con fermezza ogni possibile accusa di disumanità che ci potrebbe venire, perché campata in aria completamente e che sarebbe frutto di solo ideologismo. L’apparato statale con le sue strutture di sostegno sociale e sanitario e le sue leggi consentono agli organi preposti di adoperarsi per rimuovere questa situazione indegna per la città. A far finta di niente, come sostanzialmente viene fatto, siamo buoni tutti.

Questo è il quadro che si presenta per la nuova stagione turistica (ed a questo riguardo saremmo curiosi di sapere se le minacce al punto informativo di Caserta Welcome continuino ancora), destinato a peggiorare di gran lunga nella sperimentata inerzia di chi dovrebbe dargli una sistemata.

Siamo certi che non cambierà nulla, ma almeno lo abbiamo detto.