Paolo Schiavone “redento” grazie alla parola data dalla famiglia Albero. Suo cugino Nicola ricorda i suoi business al cimitero

30 Marzo 2019 - 16:34

CASAL DI PRINCIPE (g.g.) – A Paolo Schiavone, figlio di Francesco Ciciariello Schiavone, nipote diretto di Francesco Sandokan Schiavone e cugino di Nicola Schiavone, la giustizia ha dato recentemente una possibilità. E’ stato scarcerato e il giudice di sorveglianza ha riconosciuto che nella disponibilità della famiglia di sua moglie, Federica Albero, figlia della nota dinastia di commercianti della città capoluogo, si possono trovare gli elementi per affermare che Paolo Schiavone, da ora in poi, potrà lavorare onestamente.

In passato, invece, Paolo Schiavone faceva lo “Schiavone”, il camorrista, e voleva fare soli nei settori sicuri. Al riguardo, la camorra è andata sempre sul velluto, orientando le proprie attenzioni su attività destinate a non subire mai le variabilità delle contingenze economiche: la monnezza sarà prodotta sempre, crisi o non crisi; la tazzulella ‘e cafè con lo zucchero continuerà ad essere sorbita e non finirà nel pacchetto delle rinunce legate alla crisi; stesso discorso per il pane. Non ne parliamo proprio per le pompe funebri. Magari ci può essere un po’ di risparmio sulla qualità del legno delle bare, ma nessuno risparmierà sulle onoranze funebri o priverà i sepolcri dei proprio congiunti del segno della resurrezione, cioè di una lampada votiva.

Questo, alla camorra è risultato sempre chiarissimo e se ci fate caso caffè, zucchero, panificazione (Morico e dintorni) ma soprattutto onoranze funebri e gestione dei cimiteri hanno rappresentato terreno di caccia e settori economici di esclusiva competenza criminale.

E allora Paolo Schiavone, che come i suoi congiunti aveva maturato un’attitudine per gli affari, capì che non la gestione in project financing dei servizi cimiteriali si facevano soldi a palate. Si insediò, racconta suo cugino Nicola Schiavone in uno dei tantissimi verbali d’interrogatorio resi pubblici negli ultimi mesi, nel cimitero di Villa Di Briano, ma chiese anche allo stesso Nicola Schiavone di mettersi in società con lui per allargare il business al cimitero di Casal Di Principe. Il cugino di Paolo, almeno ha quanto raccontato alla Dda, rifiutò l’offerta perché, dice sempre lui, non voleva lucrare sui morti.

Questa è l’unica novità dello stralcio di cui ci siamo occupati oggi, il resto è materia nota per i nostri lettori, a partire dal ruolo dei Mastominico e dal project financing del comune di Villa Literno, le cui condizioni furono mediate da Nicola Ferraro, principale riferimento politico e imprenditoriale dell’allora sindaco Enrico Fabozzi.