DE LUCA E LE ASL SADICI. Fanno fare la roulette russa alle strutture sanitarie. La data di chiusura del budget comunicata solo dopo l’esaurimento del trimestre
18 Luglio 2019 - 17:37
CASERTA (g.g.) – In effetti,questo articolo dovrebbe partire da Napoli e non da Caserta, ma ci permettiamo d’incrociare l’eccezione, violando il nostro uso di occuparci sobriamente solo delle cose di questa provincia, buttiamo lo sguardo a quella napoletana perché lì si sta estremizzando, degenerando un fenomeno da noi già denunciato nel territorio da cui scriviamo.
La vicenda è quella dei giochi di prestigio che le Asl, in nome e per conto della regione Campania e di De Luca, stanno facendo per fottere più soldi possibili alle strutture sanitarie private.
E come se queste dovessero pagar oggi per tutti i guai della sanità regionale accumulatisi in 30 anni di cattiva gestione. Ma De Luca, attraverso le sue Asl, si dimostra particolarmente sadico. Invece di farle soffrire le pene dell’inferno, dovrebbe prendere una pistola e fare come quelli che passarono per le armi lo Zar, la sua famiglia e la servitù in questa giornata di 101 anni fa, cioè sparare alla testa di ogni struttura e liquidarla insieme a tutti i dipendenti. Sarebbe un atto più serio e più coerente. Il presidente della regione, ancora oggi commissario di governo per il rientro dal debito della sanità regionale, potrebbe dire ai laboratori, ai centri che erogano servizi di radiologia, tradizionale o avanzata: ragazzi non c’è più trippa per gatti. Andate a casa e licenziate tutti.
Sarebbe una cosa più coerente, finanche più leale. E invece, siccome le strutture sanitarie private non possono essere chiuse, pena il collasso del sistema, in considerazione del fatto che il pubblico non eroga la maggior parte delle prestazioni esterne, allora, vivano pure ancora i privati, almeno fino a quando riusciranno a sopportare le sadicissime torture a cui li sottoponiamo ogni giorno.
Stiamo per raccontare un altra di quelle storie pazzesche che il popolo indigeno, rincoglionito più di una mandria di bisonti trattati da mesi con Lsd, accoglie con rassegnazione e con la colpevole indifferenza di chi ormai non sa più che cosa significhi lontanamente svolgere la funzione di cittadino, mentre uno che arriva da fuori, dalla Svizzera, dalla Francia o dall’Inghilterra, non ci crederebbe mai. Perché è talmente folle questa roba attuata dalle Asl che onestamente siamo ampiamente al di là dei limiti della criminalità amministrativa, se ci possiamo concedere questa affermazione non proprio ortodossa sul piano giuridico.
Nelle scorse settimane (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO) ci siamo scagliati contro l’Asl di Caserta quando, neanche fossero quei funzionari tutti allievi del Mago Silvan, ha organizzato una sorta di mastodontico pesce d’aprile, con il quale, all’inizio del trimestre di esercizio dell’attività coperta dalla convenzione (fissato proprio per il 1° aprile), hanno detto alle strutture private che la regione avrebbe rimborsato le prestazioni erogate fino al 10 maggio, salvo poi, alla fine del trimestre, quando tutto è finito, eccettuato il trasferimento dei quattrini che devono essere riconosciuti dall’Asl a laboratori e centri radiografici, affermare che in realtà non era il 10 maggio il limite entro il quale la regione avrebbe coperto le prestazioni, ma il 24 o 25 maggio.
Per cui, quei coglioni di imprenditori che ligi alla norma si sono fermati dal giorno 11 maggio in poi, l’hanno preso letteralmente a qual servizio, a differenza di altri imprenditori, disonesti ed evidentemente ben informati, che se ne sono fottuti della prima data comunicata dall’Asl, continuando ad erogare servizi in convenzione e dunque garantendosi rimborsi che invece i fessi non avranno mai. Salvo poi preparare i dovuti decreti ingiuntivi per l’ultima porzione del trimestre, poggiando la loro opzione sul caos delle date scatenato dall’Asl. Questo per quanto riguarda gli imprenditori. E gli utenti? Stesso discorso.
Un casertano, magari un pensionato, è andato a farsi il prelievo il giorno 11 maggio e il medico del laboratorio lo ha accolto desolato, dicendogli che purtroppo quella prestazione lui l’avrebbe dovuta pagare interamente, in quanto il budget era esaurito. In effetti non era esaurito, ma questo l’Asl l’ha detto a luglio, e già questo, secondo il sommesso avviso del sottoscritto, meriterebbe un grande utilizzo di manette.
Caserta dunque è il peggio? Ma quando mai! Il metodo della sanità napoletana è chirurgico e si basa sul silenzio. Nel perimetro dell’Asl Napoli 1, la più grande d’Europa, tutti i centri sanitari privati hanno cominciato il trimestre, comprendente i mesi di aprile, maggio e giugno, non facendo pagare l’utenza. Né il 10, né 15 maggio, poi, hanno interrotto il servizio gratuito o semplicemente ristorato da un ticket, perché dall’Asl non è arrivata alcuna comunicazione.
E qui veramente ci vuole l’attitudine del torturatore. I fuoriclasse napoletani, rispetto ai quali quelli dell’Asl di Caserta sono autentici benefattori, fanno terminare (veramente è pazzesco, ma vi garantiamo che è proprio così) tutti i 90 giorni. Poi, il 12 luglio, dunque dodici giorni dopo la chiusura di tutto l’esercizio trimestrale e ampiamente dentro l’esercizio successivo, l’Asl Napoli 1 scrive una bella lettera alle strutture sanitarie. Ne abbiamo due, giusto per fare un esempio concreto di queste pratiche criminali: “la radiodiagnostica scade 25 maggio”, “la cardiologia il 10 maggio”, e così via, tutte le specialistiche sono terminate all’interno del mese di maggio.
Dunque, mentre a Caserta hanno fatto lo scherzetto dicendo: vabbé, volevamo giocare. Non era il 10 maggio, ma il 17, o il 24. A Napoli non hanno mai comunicato durante i primi giorni dell’esercizio trimestrale, una data nemmeno presunta di scadenza del budget. Per cui, è come la lotteria. Il laboratorio, il centro radiologico è come se giocasse alla roulette. Dunque deve indovinare il numero che uscirà e che sarà reso noto dopo la conclusione di tutto il periodo copribile con il budget.
Questo cosa produrrà? Una montagna di decreti ingiuntivi che faranno la gioia, soprattutto se dovesse passare la legge di riforma che abolirà il momento dell’ammissione del decreto da parte del giudice, lasciando l’intera incombenza all’avvocato del creditore, di certe società finanziare anche straniere pronte a far mmnbassa di questi decreti ingiuntivi.
Si dirà: ma perché fanno mambassa? Come fanno a sapere che vinceranno un numero di cause tale da alimentare il loro business? Lo sanno, lo sanno bene. Sarà interessante, al riguardo, vedere quante transazioni e l’Asl chiuderanno con questi creditori professionisti e sarà interessante scorrere l’elenco degli avvocati, ma anche semplicemente dei componenti di un ufficio legale, che andranno a trattare con questi giganti del quattrino circolante. Vabbé, ci siamo capiti.
Insomma, sempre pantalone paga. Alla prossima.