Assegni DI CAMORRA. La “nuova” Publione li negoziava con 4 note società di CASAL DI PRINCIPE. I NOMI e chi c’era dietro

16 Agosto 2019 - 13:05

CASAL DI PRINCIPE – Emergono altri particolari sulle attività della Publione srl, la società nata sulle ceneri della Pubblione (attenzione, con due b, rispetto alla prima) di Lucia Solipago, entrambe, per gli inquirenti, riconducibili a Mario Iavarazzo e al clan dei casalesi.

Le trnansazioni economiche della “giovane” Publione (voluta da Iavarazzo che temeva di essere monitorato dall’autorità giudiziaria), soprattutto la negoziazione di assegni bancari, proseguivano con “vecchie” società del clan dei casalesi: la nuova realtà economica, insomma, aveva ereditato dalla ormai estinta Pubblione di Lucia Solipago, questo tipo di “relazioni”.

Il giudice le elenca. Si tratta di Dea Bendata sas, la quale, secondo il collaboratore di giustizia Raffaele Maiello, è riconducibile a Guglielmo Pellegrino, accomandante della Dea Bendata di Antonio Menale & Co, socio in affari di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan. E infatti Maiello, il 16 maggio 2013 (potete leggere la sua testimonianza, nello stralcio che pubblichiamo in calce), specifica questo tipo di rapporto, raccontando di un cambio di soldi, tra contanti e assegni.

Altra società che negozia con la nuova Publione, Augantora srl, che si avvale di soci “puliti”, gli imprenditori Discepolo di Portici, considerata dalla magistratura riferimento della famiglia Russo del clan dei casalesi.

Ancora Caf Orient di Maria Cristina D’Ambrosio, sorella di Luigi, oggi collaboratore di giustizia, ma in passato associato al gruppo di fiducia di Carmine Schiavone.

Infine Caffè del Sud, riconducibile a Sigismondo e Salvatore Di Puorto, ritenuta promanazione del clan anche perchè la distribuzione del caffè da parte della cosca, “è del tutto sovrapponibile a quello gestito per la pubblicità, così come raccontato dai collaboratori di giustizia“, scrive il giudice nella sua ordinanza.

Tra le altre cose, Sigismondo Di Puorto è ritornato alla ribalta delle cronache negli ultimi periodi, perchè il figlio 19enne Ugo, avrebbe provocato la strage della discoteca di Corinaldo, spruzzando dello spray al peperoncino (LEGGI QUI UNO DEI NOSTRI ULTIMI ARTICOLI SULLA VICENDA).

Il dettaglio, con il relativo stralcio dell’ordinana, lo potete leggere qui sotto.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA

Prima di passare all’esame delle singole vicende, è fondamentale evidenziare i rapporti e legami intrattenuti da Iavarazzo con imprese legate al clan dei casalesi, come già accertato dai procedimenti giudiziari

Gli elementi investigativi,  costituiti in particolare da accertamenti bancari ed intercettazioni,  sono descritti nell’informativa della Dia  riportata nel paragrafo 3 della richiesta del PM ove sono evidenziati i collegamenti ed i rapporti economici di Iavarazzo Mario con soggetti legati al clan dei casalesi.

Ed invero, nonostante Iavarazzo, tornato in libertà nel maggio 2015, temendo si essere ancora monitorato, evitasse ogni tipo di rapporti con esponenti, pregiudicati o affiliati, tuttavia emergevanorapporti di affari ed incontri con esponenti del clan dei Casalesi(cfr. pag. 50-80 dell’informativa generale della DIA).

Già prima la Pubblione di Solipago Lucia  aveva  avuto transazioni con il clan ( si rinvia sul punto  a quanto  illustrato dalla DIA con l’informativa di reato 11938 del 22.11.2013 -all. 2 inf. cit.).

Gli accertamenti bancari effettuati con decreto del PM nell’ambito del presente procedimento  (all. 15 inf. PG – prospetto di sintesi e nota 14051 del 12.7.2016, con cui è stata  trasmessa la documentazione bancaria acquisita), rivelano la prosecuzione delle transazioni tra la nuova Publiones.r.l. ed una serie di soggetti (persone fisiche e giuridiche) ritenuti affiliati o comunque in rapporto diretto o indiretto con il clan dei casalesi.

In particolare  emergeva che la Publione srl aveva negoziato una serie di assegni bancari  con società riconducibili al clan dei Casalesi, in particolare:

  • DEA BENDATA s.a.s.(All. 16); proprio riguardo alla Dea Bendataa.s. ilcollaboratore di giustizia Maiello Raffaele (cfr. verb. del 16.5.2013)[1]aveva riferito che tale società era direttamente riconducibile a Pellegrino Gugliemo, socio accomandante della Dea Bendata s.a.s. di MENALE Antonio & C. con sede in Aversa e socio in affari di  Schiavone Nicola, figlio di Francesco, detto Sandokan; tale rapporto in affari era gestito nel tempo anche da Iavarazzo Mario. Nell’o.c.c. n. 351/13 emessa nell’ambito del p.p. 45702/12 R.G.N.R. dal gip  del Tribunale di Napoli (all. 47) si  evidenzia  lo strettissimo legale tra la famiglia Pellegrino e in particolare  Pellegrino Vincenzo  detto o mister, fratello di Guglielmo ed il cln dei Casalesi.
  • AUGANTORA s.r.l.(all. 16).La societàAugantorar.l. è stata  ritenuta  nella ordinanza  del 1.9.2015 eseguita in data 15.9.2015,riconducibile al clan dei Casalesi in particolare alla famiglia Russo  ed ai soci “puliti”, gli imprenditori Discepolo di Portici.
  • CAF ORIENT di D’Ambrosio M. Cristina(all. 16)di D’AMBROSIO Maria Cristina”, pure ritenuta riconducibile al clan dei Casalesi : la D’Ambrosio è la sorella di Luigi D’AMBROSIO, il citato collaboratore di giustizia che fino al 2013 ha fatto parte del gruppo ristretto di associati al clan di fiducia di Carmine SCHIAVONE (sia pure con un ruolo marginale, da un punto di vista operativo).
  • Ceffè DEL SUD, che risultava aver emesso un assegno bancario del 4.7.2012 dell’importo di euro 1.200, avente quale traente Caffe’ Del Sud di ALFIERO Raffaelee beneficiario e negoziatario Publioner.l. (all. 16).

La “Caffè del Sud” è stata oggetto di indagini in quanto ritenuta società gestita da DI PUORTO Sigismondo e Salvatore,  risultatiassociati al clan Schiavone. Nella o.c.c. 309/’14 emessa in data 9.6.2014 dal GIP presso questo Tribunale nel p.p. 9368/’10 R.G.N.R. sono state ricostruite le vicende  di intestazione fittizia della suddetta società  nonché attività di reimpiego da parte dei citati affiliati al clan (all. 16).Il modus operandi per la distribuzione del caffè da parte del clan è del tutto sovrapponibile a quello gestito per la pubblicità ed è  raccontato dai vari collaboratori di giustizia, le cui dichiarazioni sono riportate  in sintesi nell’informativa di PG, ma fanno altresì parte degli atti dei procedimenti  fin qui citati, in buona parte definiti anche con sentenze irrevocabili. 

[1]

MAIELLO Raffaele – verbale del 16.5.2013 

Sono a conoscenza di queste circostanze in quanto, dopo l’arresto di Nicola SCHIAVONE, fui incaricato da IAVARAZZOMariodi ritirare da PELLEGRINO Guglielmo la quota mensile che doveva pagare agli SCHIAVONE e a tale scopo mi recai presso il suo ufficio al piano rialzato dello stabile che vi ho indicato. Dopo che feci rientro a Casal di Principe consegnai i soldi in una busta sigillata a IAVARAZZOMario, che aprendo la busta trovò € 13.000 in contanti e tre assegni (di 1000, di 1500 e di 2000 per un totale di 4.500) di tale BIANCO Giuseppe, fratello di Cesare BIANCO e cugini di Augusto BIANCO detto “u nervoso” che si trovava detenuto a 41 bis. IAVARAZZO consegnò in mia presenza la busta a Carmine SCHIAVONE, che, aprendola, si lamentò degli assegni, in quanto lui voleva solo contanti ed incaricò IAVARAZZO di risolvere il problema. IAVARAZZO mi incaricò di restituire detti assegni a PELLEGRINO Guglielmo.Tornato dal PELLEGRINO, questi mi riferì che gli assegni gli erano stati dati da RUSSO Corrado, fratello di Giuseppe RUSSO detto “il Padrino”, per farseli cambiare in soldi liquidi. Questo fatto lo riferii a IAVARAZZO che, da me accompagnato, affrontò RUSSO Corrado dicendogli che Carmine SCHIAVONE gli mandava a dire che se lui voleva fare un favore ai BIANCO, doveva farlo di tasca propria e non a discapito di suo fratello Nicola, in quanto tutte le attività esercitate dalla Dea Bendata erano una cosa personale di Nicola e non si doveva permettere di andare a ritirare alcuna somma.