FRAZIONE UMIDA DEI RIFIUTI. Ora la Procura e i carabinieri indagano sull’impennata dei prezzi. Si sfiorano i 300 euro a tonnellata
28 Agosto 2019 - 19:10
CASERTA (g.g.) – Dopo i clamorosi casi di Maddaloni, prima ancora San Felice, in parte quello di Casagiove, la Procura della repubblica di santa Maria Capua Vetere ha incaricato i carabinieri dei Noe di condurre un’indagine sulla netta e anche più che sospetta impennata dei prezzi che i comuni della provincia di Caserta stanno pagando per lo stoccaggio della frazione umida dei rifiuti in impianti che, poi, nella maggior parte dei casi li trasportano in altre strutture fuori regione per il trattamento di biodigestione.
Fino a un anno fa, 150 euro a tonnellata veniva considerato già un prezzo piuttosto salato. Noi di CasertaCe facemmo un giro d’orizzonte tra i comuni italiani di media dimensione e scoprimmo che al massimo si arrivava ad una cifra tra gli 80 e 110 euro a tonnellata. E’ anche vero che si trattava di comuni virtuosi sulla raccolta differenziata, ma i discorsi sulla quantità della frazione umida da stoccare poco c’entra con la raccolta differenziata, nel senso che quella quantità, in una città ben organizzata a civilmente strutturata, non è inquinata da altre frazioni dei rifiuti ma sul peso incidono altre questioni, altre variabili, partendo dalle abitudini alimentari, al tenore di vita eccetera.
Dunque, se un comune del nord di 70/100 mila abitanti paga 80 o 110 euro a tonnellata è perché c’è un mercato meno inquinato e una concorrenza evidente. In poche parole, un comune di questo tipo ha la possibilità di scegliere davvero tra più operatori in base all’offerta economica più vantaggiosa. Le mazzette, poi, ci sono anche al nord, per carità, ma in misura nettamente inferiore a quello che succede qui da noi dove una gara d’appalto pulita, non condizionata è un’eccezione, mentre quelle orientate sono la regola.
Fatto sta che in provincia di Caserta siamo arrivati addirittura ad un prezzo superiore ai 302 euro a tonnellata, tanto ha pagato, per esempio, Maddaloni. Comunque si viaggia ad una media nettamente superiore ai 200 euro a tonnellata, come accade, ad esempio, sempre a Maddaloni, con l’attuale fornitore di servizi, come accade a Casagiove, con i 252 euro a tonnellata freschi freschi di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi (LEGGI QUI).
Insomma, si parla di un aumento superiore al 70% e tutto ciò avviene, tra le altre cose, nel momento in cui irrompe sulla scena una nuova figura imprenditoriale, quella dell’azienda mediatrice. In prtaica una sovrastruttura che dovrebbe garantire al comune la tranquillità della non interruzione del servizio, grazie alla capacità di muoversi in maniera specializzata nel settore delle aziende fornitrici, ma che in realtà, come è successo a Maddaloni, fanno l’esatto contrario, la cui amministrazione comunale ha fatto una figura da 4 soldi quando, in pieno luglio, ha dovuto proibire ai cittadini di portare fuori dalle proprie case la frazione umida.
Se a tutto questo si anni ad aggiungere manovre da veri virtuosi della creatività amministrativa, ultimo esempio il solito Franco Biondi a Caserta che di fronte all’impossibilità della Gesia, ha affidato direttamente alla comproprietaria dell’azienda dalla famiglia Sorbo Sorgeko, con sede operativa nello stesso luogo (QUI I DATI), il quadro offre ampi spunti per un’inchiesta della Procura della repubblica e dei carabinieri che nelle scorse settimane si sono recati in diversi comuni della provincia, a partire da quello di Piedimonte Matese.
Nei prossimi giorni cercheremo di darvi dettagli più approfonditi, maggiormente esplicativi, sui contenuti di quest’indagine.