Il ras dei Casalesi si è pentito ma non basta: “No alla liberazione”

7 Gennaio 2020 - 16:10

CASAL DI PRINCIPE – Aveva chiesto la libertà condizionale Giuseppe Pagano, 62 anni, personaggio ritenuto di rilievo all’interno del Clan dei Casalesi, arrestato e divenuto collaboratore di giustizia nel 1996. La liberazione condizionale consiste nella sospensione della pena detentiva e la domanda era stata presentata per Pagano che, ricordiamo, già dal 2012 è agli arresti domiciliari. Il tribunale di Sorveglianza di Roma, però, ha rigettato la richiesta specificando che la valutazione per la condizionale andava compiuta attraverso “l’accertamento di una prova sicura di ravvedimento, il quale non poteva essere confuso con la mera collaborazione con la giustizia o con il mero comportamento regolare nel corso dell’esecuzione“. Questo ravvedimento, secondo i giudici capitolini, è mancato perché Pagano non avrebbe dimostrato un intento risarcitorio o quantomeno riparatorio nei confronti delle vittime dei delitti da lui commessi.

Una decisione, quella del tribunale romano, che gli avvocati di Pagano hanno portato davanti ai giudici della Cassazione, chiedendo l’annullamento della stessa. Ma per i giudici dell’ultima istanza, reggono le motivazioni espresse dalla corte di Sorveglianza, chiudendo così la possibilità della libertà condizionale di colui che fu figura centrale del clan dei Casalesi.