ELEZIONI REGIONALI/2. FdI, Cangiano non vuol candidare Oliva e Mariniello. Le due funzioni e una quadratura che il buon Gimmi non riuscirà a trovare

9 Gennaio 2020 - 20:11

CASERTA (g.g.) – La lista di Fratelli d’Italia è nelle mani del coordinatore regionale Gimmi Cangiano. Sul piano formale, non c’è nulla da eccepire perché il coordinatore regionale è l’espressione politica più rappresentativa, la propaggine formale e sostanziale degli organismi nazionali del partito.

Ma Gimmi Cangiano non è solo il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia. E’ anche un esponente di questo partito che desidera ardentemente candidarsi alle prossime elezioni regionali. E questo complica leggermente il quadro perché le due funzioni, quella in corso e quella in nuce, hanno difficoltà ad andare d’accordo. Il nostro ragionamento, almeno in questa prima parte dell’articolo, è puramente teorico. Nel senso che la condizione che vive oggi Gimmi Cangiano è comune a quella di molti dirigenti di partito, chiamati a far convivere la funzione esecutiva di tipo politico, che si sviluppa come fattore attivo della dinamica di determinazione di un progetto elettorale, al desiderio di essere parte di questo progetto anche come fattore

passivo, cioè come candidato concorrente.

Ci sono casi in cui la leadership di un coordinatore regionale, provinciale, cittadino, condominiale è talmente evidente all’interno di un partito, che l’assolvimento sincrono di queste due funzioni, diventa un dato pacifico. In poche parole, io sono un leader riconosciuto dalla base del mio partito e dunque il mio primato elettorale verrà da se come conseguenza di una rendita di posizione attiva e creativa e non certo parassitaria, in quanto “devoluta” imposta dall’alto.

Dalla trattazione teorica, scolastica, passiamo ad un approfondimento più specifico, più concretamente legato alla vicenda politica della nostra provincia.

Il caso di Gimmi Cangiano è leggermente diverso e vogliamo esprimerci con garbo perché altrimenti cominciamo con le solite lagne e con le solite dietrologie del tutto infondate, visto che il buon Gimmi, come persona, ci risulta anche simpatico.

Ma qui non stiamo leggendo il termometro che segna i gradi della simpatia o dell’antipatia. Stiamo svolgendo la funzione di giornalisti, di osservatori, peraltro piuttosto collaudati, di fatti della politica casertana e campana in vista delle elezioni regionali. Cangiano è sicuramente uno che può vantare una lunga militanza nel partito di Giorgia Meloni. E’ un dato di fatto. Non è in discussione. E Giorgia Meloni gliel’ha riconosciuto nel momento in cui l’ha scelto come coordinatore regionale della Campania.

Cangiano, coordinatore regionale per giusto riconoscimento della sua lunga militanza, ha tante qualità, è simpatico, ma i suoi pori non sprizzano carisma. Oh, mica è un peccato! Ognuno, come si dice, è fatto in “una maniera”. Accantonata questa variabile e dunque la possibilità che Cangiano possa far coesistere la funzione politica con la legittima aspirazione elettorale sul piano della indiscutibilità di un impegno corale del partito a suo favore, resta la benemerenza del suo pionierismo, che mentre per il partito ha trovato riconoscimento nell’importante nomina a coordinatore regionale, per il diretto interessato resta ancora non ristorata. Ciò avverrà, agli occhi di Cangiano, solo quando lui, troverà il modo per ottenere un posto che gli garantisca la tranquillità politica e, perché no, anche quella economica.

E qui la coperta diventa corta, perché Cangiano da coordinatore regionale, deve trovare una difficile quadratura tra le variabili, che sono diventate due, nel momento in cui abbiamo escluso la terza, riguardante la sua capacità di esprimere leadership.

Prima variabile: un qualsiasi partito appena serio e organizzato si aspetta da un dirigente che ricopre la sua carica, un risultato elettorale che aggiunga ad un consenso di opinione, nel caso specifico crescente, tutto farina del sacco di Giorgia Meloni, che emerge dai sondaggi, un qualcosa che arrivi dal territorio attraverso la mobilitazione di entusiasmi e d’impegno di buoni candidati, che magari, non provenendo da FdI, non indossando il cilindro storto dei padri pellegrini, cioè dei pionieri per antonomasia, ma sono in grado, nel rispetto dei valori del partito ed entusiasmati della leadership della Meloni, di iniettare un valore aggiunto.

La seconda variabile, che deve incrociare e assimilarsi alla prima, è rappresentata dalla necessità di trovare uno strumento extra-leadership e realizzare l’obiettivo personale cioè: l‘elezione di Cangiano al Consiglio regionale. L’operazione è tutt’altro che semplice. Il fatto che FdI vada oggi di un voto di opinione nettamente maggiore di quello raccolto alle ultime elezioni europee e ancor di più di quello raccolto alle politiche, non significa affatto che in ogni provincia, cioè in ogni circoscrizione elettorale, questo partito eleggerà necessariamente un consigliere.

Non vi stiamo qui ad ingarbugliare la testa con l’illustrazione della legge elettorale che vi faremo gradualmente, propinandovela in pillole.

A Caserta, al netto di un carisma che non c’è, considerati i voti che Cangiano ha riportato nel 2015, aggiungendone qualcuno frutto di un effetto di trascinamento di opinione, ma togliendone altri in quanto a destra ci sarà comunque la concorrenza della Lega e di diverse liste civiche, non potranno essere schierati candidati in grado di raccogliere più di 6mila voti. Perché in quel caso, il partito alzerebbe la testa, e dunque Cangiano realizzerebbe il primo obiettivo, ma, fallirebbe il secondo, perché rimarrebbe fuori dal Consiglio regionale. Ma se il coordinatore regionale, dando peso maggiore alla seconda variabile rispetto alla prima, dovesse candidare persone destinate a non superare quota 3mila o 4mila, metterà a rischio il raggiungimento del primo obiettivo, cioè il risultato di partito. Attenzione, senza avere la certezza di realizzare il secondo obiettivo, perché la percentuale inferiore di Caserta rispetto a quella delle altre circoscrizioni, metterebbe in discussione la stessa elezione di Gimmi Cangiano.

Da quello che si sa, Cangiano sembra orientato a percorrere la seconda strada. A riguardo, ha posto un veto alle candidature dell’aversano Alfonso Oliva e del luscianese Mariniello. Il fatto ormai è certo.

E qui potrebbe riaffiorare una terza variabile, diversa, molto diversa da quella che abbiamo scartato alla fine del ragionamento della leadership: meglio che a Caserta non scatti nessun seggio che ne scatti uno, conquistato da un candidato diverso dal coordinatore regionale.

Ma a quel punto, Cangiano è sicuro che il riconoscimento della sua militanza possa preservarlo da un ragionamento politico di evidente comprensione, che porterebbe alla messa in discussione e la sua carica di coordinatore regionale di fronte al protagonismo delle altre province e alla sconfitta di quella di Caserta? E con la domanda appena formulata, abbiamo completato questa considerazione sulle vicende interne a Fratelli d’Italia che oggi, con Oliva e Mariniello accantonati, vede crescere le possibilità di candidatura di Pietro Riello e della maddalonese Alessandra Vigliotti, come possibili nomi di mero gregariato rispetto alla corsa di Cangiano, visto che non hanno obiettivamente la possibilità di pareggiarlo in termini di preferenze.