MADDALONI. La commerciante nell’inferno dell’usura. I familiari: “Grande paura per le figlie”
10 Febbraio 2020 - 18:00
MADDALONI – Stamattina al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Donatiello, sono stati ascoltati tre familiari della vittima, Loredana Stefania Palmieri, una commerciante di Maddaloni. Alla sbarra tra gli altri sono finiti i due titolari di una gioielleria di Maddaloni, Tommaso Giglio e Costanza Orso; Lorenzo Vinciguerra, commerciante; Luigi Marciano e Giuseppe Fedele. Una vera e propria spirale di debiti per poter restituire i soldi a chi glieli aveva prestati passando da un creditore all’altro e finendo nel vortice dell’usura. La donna fu costretta a pagare fino a 400 euro al giorno dunque circa 12 mila euro al mese, solo per gli interessi usurai maturati a suo carico. E siccome gli usurai non erano persone gentili, la Palmieri se la passò veramente brutta, al punto da rischiare addirittura, come risultò dalle intercettazioni compiute durante le indagini, di vedersi rapire le figlie davanti alla scuola. Questo ha raccontato oggi, durante il processo uno dei familiari di Palmieri, confermando quindi le parole captate dagli inquirenti. La madre e la sorella di Palmieri hanno parlato anche delle pressioni subite da loro con uno degli imputati che si recò a casa della madre per chiedere dove andassero a scuola le figlie della vittima o la sorella che andò a prelevare le due bambine da scuola per timore che potesse accadergli qualcosa.
La chiamarono operazione “Dea bendata” e fu realizzata dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere, presso la quale Loredana Stefania Palmieri, titolare di una nota ricevitoria a Maddaloni, si era recata, insieme a Pietro Russo, rappresentante di un’associazione antiracket, a denunciare sia l’usura che le estorsioni subite.