Abusi in atto d’ufficio e falso ideologico. Ingegnere e architetto del Comune assolti in Appello

9 Maggio 2019 - 20:24

VITULAZIO (Tina Palomba) – Dopo un lungo iter giudiziario la Corte di Appello di Napoli, ha confermato definitivamente l’assoluzione per un architetto del Comune di Vitulazio e un ingegnere responsabile di una società finita sotto processo per i reati di violazione edilizia, abuso in atti di ufficio e falso ideologico in relazione ad un episodio del 2006. Destinatari dell’assoluzione, l’architetto Lidia Callone (difesa dall’avvocato Mario Corsiero) e l’ingegnere Michele Mele (difeso dall’avvocato Alfonso Furgiuele). La Callone, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Vitulazio era finita sotto processo perché, nel settembre 2006, aveva rilasciato un permesso a costruire alla società Sepem, di cui era legale rappresentante l’ingegnere Michele Sepe, per la realizzazione di un insediamento commerciale per la rivendita all’ingrosso nel comune di Vitulazio, loc. Cappellucce. Contro tale permesso insorsero alcuni comitati civici (tra i quali quello Uniti per Vitulazio, difeso dall’avv. Fabio Candalino) che ritenevano che l’opera, oltre che violare le norme in materia di tutela paesaggistica ed archeologica, nascondesse, in realtà, un centro commerciale per la vendita al minuto. Da ciò, a seguito di una svariata serie di esposti, sorse il procedimento penale presso il Tribunale sammaritano. Il pm assegnatario del fascicolo, però, dopo avere disposto una consulenza di parte, e siccome si era creato un aspro contrasto tra il consulente del PM e quello della difesa dell’architetto, richiese al gip un incidente probatorio, chiedendo che fosse nominato un perito. La perizia concludeva per la correttezza dell’operato dell’architetto ed il pm a questo punto, avanzava richiesta di archiviazione, che il gip presso il Tribunale di Santa Maria., però, disattese, disponendo l’espletamento di ulteriori attività. Anche a seguito delle attività integrative disposte dal gip, il pm replicava la propria richiesta di archiviazione. Il gip, tuttavia, disattendendo la richiesta del pm, disponeva di formulare l’imputazione coatta a carico dei due indagati. A seguito della successiva udienza preliminare, il Gup emetteva sentenza di proscioglimento a favore dei due professionisti, ma la sua sentenza, a seguito di ricorso del pm, veniva annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione. Dopo la nuova udienza preliminare, gli imputati venivano rinviati a giudizio dinanzi al Tribunale di Santa Maria dove, dopo un lungo dibattimento, e nonostante che i reati contestati a Callone e Sepe si erano ormai prescritti, veniva emessa una sentenza di assoluzione perché i fatti contestati agli imputati non sussistevano. Anche tale sentenza, però, veniva impugnata sia dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria, sia dal movimento civico Uniti per Vitulazio. Il 7 maggio 2019, a seguito delle discussioni delle parti, la Corte di Appello, ritenendo di dover superare l’emissione di una sentenza per intervenuta prescrizione, e, quindi, pronunciandosi nel merito della vicenda, confermava la sentenza resa dal Tribunale sammaritano. assolvendo, si spera, definitivamente i due professionisti. Inoltre, la Corte di Appello ha condannato il movimento civico Uniti per Vitulazio al pagamento delle spese di giustizia.