CASAL DI PRINCIPE. Augusto Di Meo, testimone dell’omicidio di Don Peppino Diana, proposto per l’onorificenza al Valore Civile

14 Settembre 2018 - 16:18

CASAL DI PRINCIPE (l.d.a.) – Sono passati 24 anni da quel maledetto 19 marzo del 1994, quando la camorra, schiaffeggiata quotidianamente dalle parole e dalle azioni di don Peppe, decise di entrare in sacrestia e sparare cinque colpi di arma da fuoco.

Augusto Di Meo non è mai diventato un testimone di giustizia, per il Tar Lazio e per il Consiglio di Stato, non rientra nella legge 45 del 2001 (la norma sui collaboratori e sui testimoni), ma sta combattendo la sua battaglia personale in un territorio ancora difficile. Augusto Di Meo è il testimone oculare dell’omicidio di don Peppe Diana, avvenuto a Casal di Principe. La sua testimonianza è stata fondamentale per condannarne l’esecutore materiale. La scelta di Augusto di non girarsi dall’altra parte, di svolgere fino in fondo il suo dovere di cittadino e amico di don Peppe Diana, lo ha reso bersaglio di minacce e intimidazioni.

Augusto, intanto, continua a raccontare di quella mattina del 19 marzo del 1994 a centinaia di ragazzi che ogni anno passano nelle “terre di don Diana”, per i campi di lavoro promossi da Libera, senza abbassare mai la testa. Per questa sua attività, il Sottosegretario

del Ministero dell’Interno Luigi Gaetti ha annunciato che chiederà personalmente l’onorificenza al valor civile al Presidente della Repubblica.

A settembre 2014 il testimone dell’omicidio Diana fu insignito dell’onorificenza di Ufficiale dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Per Augusto Di Meo parte così la petizione on line lanciata dal Comune di Casal di Principe, e dalle associazioni antimafia che sono sempre state vicine a Di Meo, ovvero il Comitato don Diana e Libera, che chiedono il riconoscimento del suo status di vittima della camorra. Il Comitato don Peppe Diana e coordinamento provinciale di Libera Caserta, unitamente a tutta la rete di realtà associative e cooperativistiche e all’amministrazione comunale di Casal di Principe, hanno chiesto formalmente che Augusto Di Meo fosse riconosciuto vittima della criminalità organizzata ai sensi della legge 302/1990. Un riconoscimento che rappresenterebbe una battaglia di civiltà ed un legittimo beneficio di legge per tutto quanto è stato patito da chi non si voltò dall’altra parte ma decise di aiutare la giustizia.

Gli organizzatori spiegando le ragioni dell’importante iniziativa, scrivevano: «L’esempio di Di Meo è di insegnamento per tanti giovani di Italia che in lui vedono un modello di umanità. Ai tanti che lo hanno incontrato, ai tanti che conoscono la storia di don Peppe Diana e del suo amico Augusto Di Meo, ai tanti che hanno vissuto le Terre di don Peppe Diana, chiediamo di unirsi alla nostra richiesta e di firmare la nostra petizione». Vedremo se ora questa onorificenza sia o meno il primo passo per il tanto meritato riconoscimento.