AVERSA ALLE ELEZIONI. E’ la cultura (?) zanniniana ad indurre lo spiazzante Francesco Sagliocco a ritenere che lui avrebbe potuto presentare denuncia ai vigili, ai Cc e alla Ps per più di 20 tessere elettorali. L’iniziativa di Marilena Natale ed il suo blitz al Comune

6 Giugno 2024 - 16:52

Abbiamo suddiviso in due parti l’azione decisa dalla giornalista, oggi consulente della Commissione parlamentare antimafia, recatasi dai carabinieri nella giornata di ieri. E’ del tutto evidente che quello che il disarmante Sagliocco jr intendeva fare fosse illegale. Ma nel Comune si aggiravano anche altri due candidati, fino a quando il responsabile dell’Ufficio elettorale ha dovuto affiggere un cartello. Secondo noi non è un caso che queste scorciatoie, queste operazioncine aumm aumm, vengano fuori dagli avamposti del potere esercitato dal consigliere regionale di Mondragone in questa provincia. Al riguardo vi spieghiamo e vi spiegheremo il perché e anche perché nessun candidato sindaco da lui appoggiato sarà, eventualmente, un vero sindaco in carica.

AVERSA (g.g.) La collega Marilena Natale, alla luce delle tante rivelazioni che ha reso manifeste in questi giorni al sottoscritto, ha accettato l’invito, formulatole da Casertace, di farsi video-intervistare.

Ha parlato di tante cose, soprattutto delle elezioni di Casal di Principe. Ma ha affrontato, dedicandovi un segmento dei trenta minuti di serrata conversazione che potrete vedere nelle prossime ore sul nostro giornale, una serie di fatti che si sarebbero verificati ad Aversa, nel corso di una campagna elettorale in cui, purtroppo, il voto di scambio, il voto comprato a 50, a 100 euro,

rappresenta ancora un elemento importante, tra i principali della formazione del consenso e conseguentemente della costituzione delle potestà, destinate ad assumere le cariche più significative e prestigiose.

Durante la citata video-intervista, la Natale, neo-consulente della Commissione Antimafia, ha anche dichiarato di aver presentato una denuncia ai carabinieri su alcune situazioni a dir poco sospette che avrebbero avuto come protagonisti elementi di quel magma purulento di piccoli e grandi interessi, più o meno consolidati, raccoltisi attorno al consigliere regionale Giovanni Zannini.

Vedete, il nostro non è uno slogan. Qualcuno ci dice, in questi giorni, che l’utilizzazione della figura di Zannini come mattatore di tante elezioni comunali, rispetto alle quali lui si configura non solo come tutor dei candidati a sindaco, ma come sindaco lui stesso.

Gli appelli al voto che formula vanno al di là di un appoggio ortodosso ad un progetto politico-amministrativo.

Marca e demarca i confini e lascia intendere a tutti che il vero sindaco di Capodrise, piuttosto che di Aversa, di Casal di Principe, di Castel Volturno, di Macerata Campania, di Formicola, di Rocchetta e Croce e di altri Comuni, sarà lui, perché, leggete bene il post pubblicato qualche settimana fa, Zannini non dice “noi appoggiamo”, applicando, dunque, una categoria classica della politica intesa come capacità di mettere insieme una comunità di intenti che si raccoglie attorno ad un leader. Zannini dice “io appoggio”, volendo, in questa maniera, marcare e demarcare una relazione diretta e, in quanto tale, condizionante, tra se stesso e quello che sarà il sindaco eletto grazie a lui. Sono cose che scriviamo ormai da anni, sviluppando una considerazione sull’idea autoritaria e autocratica che Zannini ha della politica o presunta tale, rispetto alla quale il movimento, il partito, l’associazione, rappresentano solo platoniche pezze di appoggio. Semplificando il discorso, giusto per far vedere. Sarebbe facile, dunque, ricorrere solamente a questa azione manifesta e manifestata del suo pensiero per classificare, per elencare una serie di candidati a sindaco di queste elezioni, come dei fantocci nelle sue mani.

Ma questa sarebbe comunque materia opinabile. Poco opinabile, secondo noi, molto opinabile, invece e comprensibilmente, da un supporter del politico mondragonese. E allora bisogna, come amiamo fare, esporre una dimostrazione concreta che abbia a che fare con le dinamiche della relazione tra i diversi organi operanti in un Comune, in modo da dimostrare razionalmente che quei candidati a sindaco, oggetto dell’editto che Zannini ha affidato ai social un paio di settimane fa, saranno solo comparse, la cui sopravvivenza sulla scena dipenderà, in ogni momento, dalle decisioni che il consigliere regionale assumerà, alla maniera degli imperatori romani che alzavano o abbassavano il pollice a conclusione di un combattimento tra gladiatori.

LA PRIMA PARTE DELLA DENUNCIA DELLA NATALE

Ma questo sarà oggetto di un altro articolo, che probabilmente pubblicheremo in serata. Ora, soffermiamoci, anticipando la video-intervista che pubblicheremo di qui a poco, sulla denuncia presentata dalla collega Marilena Natale, stavolta nella vesta di consulente della Commissione Parlamentare Antimafia.

Quello che scrive su Francesco Sagliocco, ex assessore e candidato alle elezioni comunali in appoggio a Giovanni Zannini, non ci stupisce. E sapete perché?

Antefatto: noi, una mattina, accompagnammo per le orecchie all’ascensore suo padre Luciano, venuto in redazione a fare lo smargiasso e a minacciare il sottoscritto per aver fatto delle avance – figuriamoci un po’ – a Federica Turco.

Quel momento di tensione, a cui assistettero diversi testimoni, era frutto anche di una serie di articoli in cui paragonavamo quello che Luciano Sagliocco stava facendo, con lo stile politico, per carità, non certo da antica educanda, del compianto fratello Giuseppe Sagliocco.

Peppino era un mio amico e lo era perché si trattava di persona di rara intelligenza, di rara delicatezza e di rara gentilezza. Come si suol dire, un animale politico. Tutto quello che Luciano Sagliocco ha compiuto, in sottomissione – perché la parola giusta è questa – ad uno come Giovanni Zannini avrebbe fatto (lo dicemmo, lo diciamo e lo diremo ancora) rivoltare Peppino nella tomba.

Lo diremo ancora, forti del rapporto fraterno con lui costruto nell’ultimo anno della sua vita, quando ho avuto l’onore di eessere consolazione e sostegno – lui diceva che sapevo trovare le paroel giuste – rispetto ad un destino che lui sapeva bene come già segnato.

E questo per quanto riguarda Luciano. Ma il figliolo Francesco è un’altra cosa. Quello che fa è talmente spiazzante che tu non riesci a costituire sui suoi gesti una solida riprovazione, una solenne arrabbiatura, un moto di stizza della costruzione di un’invettiva. Per cui, non ci stupisce, come dicevamo, che negli ultimi giorni, come scrive Marilena Natale, abbia tentato di presentare lui da solo denuncia per lo smarrimento di oltre 20 tessere elettorali.

Ma benedetto ragazzo, la denuncia è un atto personale e ciò significa che una denuncia presentata perché si ritiene di aver assistito ad un omicidio è esattamente come una denuncia presentata per lo smarrimento della propria carta d’identità, della propria tessera sanitaria, di un bancomat o, come in questo caso, di una tessera elettorale.

Tu puoi rappresentare un’altra persona nell’atto della denuncia nei rarissimi casi in cui questa da un lato manifesta la volontà di denunciare qualcosa, dall’altra parte non è in grado, per motivi di forza maggiore, di recarsi fisicamente nel luogo in cui, attraverso le strutture della polizia giudiziaria, si applica questo particolare istituto del diritto penale.

Il caso emblematico riguarda la persona a cui è stata riconosciuta la condizione di minorità, ai senti della Legge 104 e che, materialmente, non si può muovere. Qui il simpatico Sagliocco di denunce ne voleva presentare 20, oppure una sola, in stile “abbraccio circolare”, in stile Concetta Mobili, altra persona di rara intelligenza che ci ha lasciati da molti anni. E comunque, non ci vuole un giurista, visto che anche un bambino di due anni capisce che tu non puoi andare in un ufficio di polizia a denunciare lo smarrimento di 20 tessere elettorali.

Perché non esiste formalmente la denuncia di Serie A, di Serie B o di Serie C. Esiste la denuncia e basta.

E non può non ispirare tenera simpatia uno, come ha fatto Francesco Sagliocco, che si è recato prima dai vigili urbani, dove la sua buffa istanza è stata respinta, ma poi – chissà perché – si è recato anche alla caserma dei carabinieri, dove pure è stato cortesemente messo alla porta e, ancora, non pago, anche al commissariato di polizia, ritenendo forse il discrimine tra i vigili urbani, i carabinieri e la Ps si concretizzasse anche in una diversa idea delle norme vigenti.

Glielo diciamo con affetto: un fessacchione.

Successivamente, stando a ciò che scrive la Natale nella sua denuncia, il Sagliocco ha dovuto lavorare un quarto d’ora nella sua vita, convincendo le venti e più persone che, riteniamo, dovranno votare per lui alle elezioni, a recarsi in carne ed ossa a presentare la denuncia di smarrimento.

Dopo di che, non contento, si è preso la mappatella di fogli timbrati e firmati ed è andato solo lui al comune, invadendo gli spazi dell’ufficio Elettorale.

Marilena Natale non era ancora arrivata sul posto e, quindi, nella sua denuncia non può stabilire se e quante tessere elettorali siano state consegnate a Sagliocco junior.

Ma ieri mattina c’era un gran traffico da quelle parti. Quando la consulente della Commissione Antimafia è arrivata con la sua scorta ha incrociato lo sguardo con altri due candidati, naturalmente delle liste di Zannini, ossia Massimo Palazzo e Francesco Di Palma.

Anche loro erano diretti nell’ufficio Elettorale per realizzare, sempre secondo la ricostruzione della Natale, la stessa operazione compiuta da Francesco Sagliocco. E qui la denuncia sviluppa, sciorina altre norme, ugualmente vigenti nella materia specifica, comparse in un doveroso di cartello affisso alla fine della giostra, dai funzionari dell’ufficio elettorale di Aversa.

Se i due, aggiungiamo noi, non avessero avuto nulla da nascondere, non avrebbero tentato di allontanarsi frettolosamente alla vista della giornalista. Palazzo si è dileguato, mentre Marilena Natale avrebbe spiegato a Di Palma, il quale aveva fatto finta in un primo momento di non conoscerla, che le denunce di smarrimento vanno presentate da chi la tessera l’ha effettivamente persa.

Come si diceva, è stato l’intervento rumoroso, ma utilissimo della Natale a indurre il dirigente a tagliare la testa al toro e ad affiggere, attaccato alla porta dell’ufficio, un avviso molto chiaro:

“Si comunica che le tessere elettorali possono essere ritirate dagli elettori titolari o su delega a parenti stretti, coniuge, genitore o accompagnatori di cittadini non deambulanti. È fatto divieto assoluto ai candidati presentatori o altri soggetti interessati dalle elezioni amministrative di trattenersi nell’ufficio Elettorale o nei corridoi prossimi all’ufficio”.

Nota a margine. La mega indagine che portò all’arresto, il 6 dicembre del 2011, di oltre 100 persone a Casal di Principe, denominata Il principe e la (scheda) ballerina, ebbe inizio proprio, con la messa a fuoco da parte della Dda, di movimenti sui certificati elettorali molto simili rispetto a quelli raccontati da Marilena Natale nella sua denuncia.