CAMORRA, pugno duro dello Stato: Aldo Picca al 41 bis, dal carcere decideva le mosse della cosca
11 Agosto 2025 - 10:07

Misura necessaria per recidere ogni contatto con l’organizzazione al fine di impedirgli il comando
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TEVEROLA – Aldo Picca, storico esponente di vertice della criminalità organizzata teverolese, è di nuovo sottoposto al regime di carcere duro. Il ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, dopo aver analizzato le relazioni della Direzione distrettuale antimafia di Napoli e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, ha firmato il provvedimento che dispone il 41 bis per il boss, attualmente detenuto a Catanzaro.
La decisione arriva in seguito alle evidenze investigative secondo cui Picca, pur trovandosi dietro le sbarre, riusciva a mantenere contatti con affiliati liberi dell’organizzazione di appartenenza, trasmettendo ordini e continuando a esercitare un ruolo di vertice.
Il provvedimento ministeriale sottolinea come “la semplice detenzione di esponenti di alto livello delle organizzazioni mafiose non garantisca la cessazione della loro operatività” e ribadisce la necessità di “recidere ogni collegamento con l’esterno” per impedire che figure di spicco continuino a influenzare la vita criminale del territorio.
Non è la prima volta che Picca finisce al 41 bis: già dal 2002 al 2020 aveva scontato un lungo periodo in regime di carcere duro. Per gli investigatori, il boss conserva ancora oggi la capacità di orientare le strategie dell’organizzazione e di incidere sugli equilibri tra i diversi gruppi attivi nell’area.
Il decreto ministeriale è chiaro: il rischio che Picca possa continuare a esercitare un ruolo decisionale “impone l’adozione di misure differenziate e più restrittive”, al fine di neutralizzare ogni possibilità di comunicazione con l’esterno