CAPUA. Gigino Zenga come il fratello Carmine e come la cognata vice sindaca Giacobone. Vede rosso davanti a una divisa e viene citato in giudizio per oltraggio a due vigili urbani. Se il comune non si costituisce sarà danno erariale

8 Agosto 2025 - 14:17

 E’ proprio un vizio di famiglia: lo scorso 25 novembre ha detto di tutto e di più ad una pattuglia della polizia municipale  che a pochi passi dal Pirotecnico gli aveva contestato una violazione del codice stradale

CAPUA (g.g.) – Quando la famiglia Giacobone-Buglione-Zenga vede una divisa, vede anche un nemico. Frase molto seria perchè sottende una mentalità inquietante. Una divisa è infatti lo Stato, la Repubblica italiana che si rappresenta in essa.

Perché un indizio è un indizio, due indizi sono quasi una prova il terzo indizio è una prova provata. I nostri lettori capuani sanno bene che noi non abbiamo nulla di personale contro la vice sindaca Giacobone, contro suo marito, contro suo figlio. Zero, mai incontrati e nessuna conversazione mai intrattenuta con loro. Valutiamo e raccontiamo fatti ufficiali. Marisa Giacobone stranamente docente elargitrice di educazione a giovani studenti che dovrebbero essere i cittadini di domani, un bel giorno vide una vigilessa che si aggirava attorno al suo bar e perse il lume della ragione. Non era ancora forse assessora ma fatto sta che strattonò quella divisa, la vigilessa la denunciò e poi come abbiamo raccontato in passato di quel procedimento non si è saputo più nulla (CLICCA E LEGGI)

Vabbè, del “bellissimo” spettacolo inscenato da Carmine Zenga, marito della vice sindaca, che prende di mira con epiteti non certo urbani un’auto dei vigili di Capua, inseguendola anche successivamente impugnando uno smartphone e togliendo pericolosamente una delle due mani dal manubrio dello scooter abbiamo scritto a profusione e quel video rappresenta un pezzo della storia giornalistica di CasertaCe (CLICCA E LEGGI)

Ultimo episodio fresco fresco ha visto protagonista Luigi Zenga per gli amici “Gigino”. Non ci puoi fare nulla. Anche lui com’è buona tradizione di famiglia quando vede una divisa diventa come un toro nell’arena nel momento in cui scorge la muleta. Lo scorso 25 novembre, il fatto si è saputo nel momento in cui è diventato notizia di cronaca giudiziaria, Gigino che reca ancora con orgoglio un codino alla Fiorello tempi Karaoke, nonostante i 63 anni suonati, viene fermato da due vigili a quanto apre a pochi metri di distanza dai locali dell’azienda di famiglia che si trova nella zona prospiciente al Pirotecnico e alla caserma dei Carabinieri

 “Quanto siete brutti”. Mo con tutto il rispetto del codino di Gigino Zenga non è che lui sia proprio un Adone anche perché 63 anni son 63 anni per tutti quelli che li hanno. Ciò è avvenuto dopo che la pattuglia lo ha fermato avendo ravvisato una violazione del codice della strada

Sacrilegioooooooo!!!!!!!!! Mai un vigile urbano di Capua deve permettersi di fermare e/o di contestare qualcosa ad un Giacobone-Buglione -Zenga. Male, male gliene incoglierà

Tu non sai chi sono io, tu a Capua non stai chiu’ bon ora chiamo i carabinieri e verimm nu poco, ma chi ti crede essere, a chi fai paura, quanto sei brutta ‘ nonché gridava ai passanti “speriamo che non mi arrestano

Insomma il classico tu non sai chi sono io. Una roba che a chi è più in là con l’età può ricordare una mitica scena de “La Smorfia”, può ricordare il “Gennarino Parsifal” improbabile guappo napoletano impersonato da Lello Arena (CLICCA E VEDI)

Va bene, evitiamo commenti ulteriori perché qui a Capua ormai si è capito che la città è in preda non tanto ad una famiglia, ma ad un regime fondato sull’ignoranza, sul cafonal spinto, voluto e protetto,  ripetiamo, a questo punto si possono pensare le motivazioni più svariate di ciò, dal sindaco Adolfo Villani che protegge leoninamente la poltrona di vice sindaca di Marisa Giacobone esponendo Capua allo spernacchiamento generale e a un vero e proprio precipizio della civiltà, al netto delle scorribande,  di quello che va combinando il figliolo della vice sindaca che quando c’è da infilarsi in una rissa o a provocare una rissa, è sempre in prima linea. Comunque, avevamo detto che questa di Gigino Zenga era una notizia di cronaca giudiziaria. Ha voluto imitare il fratello Carmine, marito di Marisa Giacobone. Questi è imputato per resistenza a pubblico ufficiale, minacce sempre nei confronti di vigili urbani – attenzione per un’altra storia rispetto a quella che abbiamo raccontato dell’inseguimento – prossima udienza 1 dicembre al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, mentre Gigino comparirà al cospetto del giudice monocratico Francesca Auriemma il 1 ottobre prossimo per rispondere del reato di oltraggio a pubblico ufficiale.

Si tratta di un reato che può essere estinto in caso di accordo per un corposo risarcimento del danno, non solo a favore delle parti direttamente offese, ma necessariamente a favore anche del Comune, in questo caso di Capua di cui le parti offese sono dipendenti

Occhio, la costituzione di parte civile del comune non è facoltativa. Nel senso che l’art. 28, co. 2, del D.Lgs. 150/2009 e giurisprudenza contabile prevedono che il danno all’immagine della P.A. è un pregiudizio patrimoniale indiretto, risarcibile e azionabile anche autonomamente davanti alla Corte dei Conti. Ciò vuol dire che la partita del risarcimento si può chiudere anche davanti ai giudici contabili. Nel momento in cui il Comune si rende inerte, magari pensando che non sta bene costituirsi contro il cognato della vice sindaca, rischia poi seriamente di essere condannato per danno erariale