CAPUA. Quando la vice sindaca Marisa Giacobone insultò, spintonò una vigilessa che la denunciò anche per lesioni. Sempre sto’ bar. Villani avesse gli attributi di risponderci nel merito e non con le scemenze su leoni e improbabili cantautori che si sentono Socrate

28 Giugno 2024 - 12:50

Insomma, il fatto che ha coinvolto Carmine Zenga, marito della vice sindaca, rinviato a giudizio per reati molto gravi, aveva avuto un precedente molto serio qualche anno fa. Affermando l’inamovibilità della sua vice, il primo cittadino dimostra di condividerne i metodi, i comportamenti violenti che stanno umiliando una città dalla storia culturale gloriosa

CAPUA (g.g.) Ma c’è qualcuno che, seriamente, pensa a Capua che questo giornale nutra del livore personale nei confronti della signora Marisa Giacobone e del  suo illustre consorte Carmine Zenga? Guardate, noi faremmo veramente a meno, di occuparci di loro. Ma veramente perché di Marisa Giacobone e di Carmine Zenga in quanto tali, direbbero a Roma “nu ce po’ frega’ de meno” Della serie: “ma chi sono, che vogliono, a che titolo questi selvaggi stanno continuamente su un giornale considerato da fior di professionisti di questa terra autorevole e soprattutto ben scritto?

Se il problema fosse rappresentato dal cafonal spinto della signora Marisa Giacobone e del signor Carmine Zenga, con qualche partecipazione straordinaria anche di Francesco Zenga, fratello del primo e che scarozza in Ferrari dentro alla città, ma figuriamoci abbiamo cose molto più importanti da scrivere e da seguire. Il problema è che noi siamo costretti ad occuparcene perchè questa qui, incredibile ma vero è la vice sindaca, avete letto bene, la vice sindaca di una delle città più importanti e prestigiose della provincia di Caserta.

 E noi, sinceramente, non soffriamo del vizietto del sindaco Adolfo Villani che un giorno scrive “dei leoni da tastiera” senza spiegare chi siano e soprattutto perché lo sono e un altro giorno cita il professore di materie umanistiche, nonché cantautore, spesso ospite al Liceo Garofano di Capua, Roberto Vecchioni, il quale, sarà un po’ l’età che avanza, sarà perché Villani ne pesca un post senza contestualizzarlo con il motivo per cui Vecchioni lo ha scritto, sembra sputare sentenze a destra e a manca , della serie “quello è idiota, quell’altro non è all’altezza” con un richiamo retorico al valore del silenzio, al valore del tacere, erogato da Vecchioni e ripetuto a pappagallo da Villani con un post di una quindicina di righe che tutto fa fuorchè praticare il valore del silenzio indifferente nei confronti di chi non merita risposta.

Naturalmente il tutto condito da un’ impostazione apodittica, basata cioè su una verità a priori senza che chi legge possa capirci una cippa ossia comprendere il perché e per come dell’invito al silenzio  che poi non è un invito a silenzio ma è una risposta sprezzante, snob, radical chic che non comprende mai la discussione di un concetto avverso e avversario che si va a controdedurre così come, al contrario  caro sindaco Villani, fanno le persone serie, gli intellettuali per davvero, quelli che praticano il liberalismo e non la chiusura, l’arroccamento nella propria spocchia esistenziale così come usa invece una certa sinistra che cammina col bignamino in mano

Lo sa, sindaco Villani, che lei nei giorni scorsi ha approfittato della confusione totale e dell’inortodossia professionale di un giornale ormai ridotto alla marchetta perpetua, che le offre uno spazio di replica ad un articolo e su un argomento di cui quel giornale non si è mai occupato?

Questa si chiama scorrettezza di cui lei è corresponsabile insieme al giornale che non conosce neanche le regole minime della dialettica tra un organo d’informazione e un politico

Comunque, tornando per costrizione, per coazione professionale, ad una questione che ormai ci annoia, ossia  quella  di Marisa Giacobone , lei, rispondendo a noi che avevamo posto con toni civili, tolleranti il problema del mantenimento della carica di vice sindaca, affermando nel contempo che eventuali dimissioni avrebbero dovuto riguardare solo quella funzione e non certo quella di assessora attraverso la quale viene rispettata e tutelata una volontà popolare e democratica , ha detto che la Giacobone non si tocca.

E perché non si tocca? Boh!

Ecco, questa è la tara che non affligge noi ma  affligge lei  e non pensavamo che potesse riguardare un politico navigato come lei è, forse era, ma probabilmente,  pensarci proprio bene, come non è mai stato dimostrando  di se stesso negli anni in cui “è stato in mezzo alla Regione, alla guida dei Ds, etc, il proverbiale quadro di lontananza

La questione era sorta dopo l’ennesimo episodio di inciviltà, di violenza morale e anche materiale che aveva visto protagonista il marito di Marisa Giacobone, ossia il già citato Carmine Zenga il quale a settembre dovrà comparire davanti a un giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per rispondere dei reati molto gravi  di minacce e resistenza a pubblico ufficiale  allo scopo di impedirgli l’espletamento dei propri doveri di servizio (CLIKKA E LEGGI L’ARTICOLO SCRITTO IN PROPOSITO) entrambi aggravati dall’articolo 81 del codice penale. Siccome non si è trattato di un fatto isolato, di un momento fugace, passeggero, di pazzia, di una botta di adrenalina improvvisa, ma della solita pretesa di inviolabilità del bar Giacobone ossia del bar di proprietà che la moglie condivide con la madre e la sorella. Il problema è diventato politico visto che questo strano personaggio era reduce dall’aver insultato altri due vigili urbani mentre si trovavano a bordo della loro auto (CLIKKA VEDI E LEGGI) inscenando addirittura un inseguimento con tanto di smartphone brandito e violando una quindicina di articoli del codice della strada

Non le sarebbe permesso, cario sindaco Villani, di affermare che queste sono vicende riguardanti privatamente il marito della vice sindaca. E non le sarebbe permesso per logica e dignità istituzionale  neppure di sostenere che quello strano, inquietante passaggio di soldi liquidi dalle mani dell’inquilino in nero, al cognato della Giacobone, ossia al compagno della sorella, non appartenga alla responsabilità politica di una vice sindaca che non può non preoccuparsi del fatto che un giorno si e l’altro pure i suoi diretti congiunti imperversano per Capua come se la città fosse “cosa loro.”

Ciò al netto di altre cose che pur potremmo scrivere però siccome il ragazzo è ancora un‘anima pura, lasciamo perdere ciò che succede  nei pressi di certi locali del centro quando è presente il frizzante figliolo della Giacobone e di Carmine Zenga

Quello che stiamo per raccontare ora meriterebbe, sulla carta, di essere considerato per quello che è ossia un episodio per il quale Marisa Giacobone, al tempo ci pare solo consigliera comunale, fu coinvolta direttamente.

Capitò,  nell’anno del Signore 2015, che una vigilessa tentò esattamente di fare la stessa cosa che hanno tentato di fare due suoi colleghi pochi mesi fa incrociando la furia di Carmine Zega, che ripetiamo, per quell’episodio è stato rinviato a giudizio

Siccome la denuncia, presentata nel 2015 dalla vigilessa non ci risulta abbia determinato conseguenze penali a carico di Marisa Giacobone e di sua sorella Candida, possiamo asserire questo e solo questo. Ma non possiamo certo affermare che quella vigilessa urbana, oggi ancora negli organici del comune di Capua, fosse pazza e si fosse inventata tutto.

Nel caso, sarebbe stata duramente incriminata per il reato grave di calunnia e di falso in atto pubblico nel momento in cui, prima della denuncia, aveva steso un rapporto di servizio al suo comando. La vigilessa raccontava che nel momento in cui si era avvicinata al solito bar Giacobone, (della serie chi tocca i fili muore, se qualcuno si avvicina qui per disturbarci gli tagliamo le mani, anzi di più) aveva impattato contro la furia delle sorelle: “Ci avete rotto il cazzo voi vigili, ve ne dovete andare ci state perseguitando. E poi ancora: “Che foto stai a fare, smettila cretina, non devi fare nessuna foto hai capito?” Insomma modello Buckingham Palace

Successivamente, sempre secondo la denuncia presentata il 30 ottobre 2015 la delicatissima Marisa Giacobone si sarebbe avventata sulla vigilessa iniziando a strattonarla e a spintonarla violentemente per le braccia e per le spalle con una violenza tale “che per poco non cado per terra”

La staffa l’avrebbe messa poi Candida Giacobone, in sostanza pienamente d’accordo con la sorella sulla qualificazione intellettiva della povera vigilessa: “Sei proprio una cretina, una scema, te ne devi andare di qua”

Quel pubblico ufficiale dovette battere in ritirata alle 14,30 di quel 30 ottobre senza poter scattare altre fotografie finalizzate allo scopo (la questione è sempre quella, oggi come allora) dei tavolini, le sedie, delle fioriere, etc, fossero o meno in regola.

Dopo quei fatti la vigilessa si recò al pronto soccorso dell’ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere per le cure del caso come risulta da referto ufficiale firmato dai medici che queste cure le praticarono.

Ripetiamo, a quasi 9 anni di distanza abbiamo perso le tracce del fascicolo giudiziario che necessariamente fu aperto.

Riteniamo, dunque, che sia stato archiviato. Ma non abbiamo alcuna notizia, anzi, escludiamo categoricamente che la vigilessa in questione sia stata indagata per calunnie e falso, dunque la sua denuncia non è stata considerata una invenzione

Villani lei ci ha fatto perdere un’altra ora del nostro prezioso tempo. Invece di risponderci con le derive socratiche di un professore cantautore dica a noi ma soprattutto dica alla città perché questo giornale ha torto e perché lei ha ragione nel momento in cui dice che Marisa Giacobone e la sua famiglia rappresentino degnamente la città di Capua.

Il problema è che lei non è in condizione di rispondere perché non ha alcun argomento per misurarsi con noi e dunque se ne esce con queste boiate sui leoni da tastiera e sul cincinnato milanese. Farebbe bene la signora Marisa Giacobone a rassegnare le dimissioni dalla carica di vice sindaco, pur mantenendo le deleghe di assessore. Questa storia del bar andrà finire male, perché noi non arretreremo di un millimetro  fino a quando i dehors non rispetteranno le norme sancite dall’articolo 20 comma 3  numero e del codice della strada e non ci sarà, caro sindaco, una sua sortita, una sua allusione che rimarrà senza risposta.

 Forza, faccia a faccia, abbia gli attributi di confrontarsi con l’unico giornale non serio, ma semplicemente normale di questa provincia. Altrimenti dovremo dire che lei condivide i metodi e le azioni di questi scalmanati che l’affiancano e che certo non stanno facendo fare una bella figura alla gloria storica della sua città