CASERTA ALLE ELEZIONI. Ecco il retroscena sul nome di Pio Del Gaudio. La tattica inefficace di Grant, l’accordo con Luigi Cesaro e le ovvie ragioni pro Zinzi di Salvini

20 Giugno 2021 - 14:04

Ormai il dato sembra essere tratto. Ricostruiamo in questo articolo le fasi che abbracciano gli eventi delle ultime tre settimane. Domani il tavolo regionale, dopodomani quello nazionale che dovrebbe ufficializzare la candidatura a sindaco dell’attuale capogruppo della Lega in consiglio regionale

 

CASERTA(Gianluigi Guarino) Martedì scorso 15 giugno abbiamo pubblicato un articolo in cui davamo per certa la candidatura a sindaco di Caserta di Gianpiero Zinzi in quota centrodestra (CLIKKA QUI PER LEGGERE

). Il giorno dopo abbiamo confessato di aver ufficializzato una cosa che ufficiale non era ancora, di aver voluto usare formule già definitorie allo scopo di raccogliere qualche reazione, proveniente soprattutto da quelle che abbiamo definito “le particelle elementari della rete social”, in modo da comprendere se nel centrodestra ci fossero ancora dei settori che si muovevano per soluzioni diverse.

Quell’articolo, un pò forzato, ci ha consentito di capire che era ancora attivo, martedì scorso, un fronte anti Zinzi più che pro Del Gaudio, che da Luigi Cesaro detto Giggino a purpetta, in movimento attraverso il suo storico ventriloquo Domenico De Siano, coordinatore regionale di Forza Italia, arrivava fino all’attuale guida regionale della Lega, il casertan-casagiovese Valentino Grant, passando per Stefano Caldoro ed altre schegge residuali di Forza Italia.

In poche parole, Luigi Cesaro, suo figlio Armando che hanno fatto fuori a suo tempo Zinzi da Forza Italia con un atto unilaterale e nella maniera nota a tutti, la mattina della presentazione delle candidature alle elezioni politiche, hanno trovato sponda in Valentino Grant, il quale, quand’anche per motivi diversi da quelli che muovono le mosse dal quartier generale di Sant’Antimo, non vede di buon occhio una possibile elezione di Zinzi a sindaco di Caserta, in quanto ciò modificherebbe gli equilibri interni al partito di Salvini a Caserta e in Campania, visto che l’assunzione di una leadership di fatto della Lega da parte di Zinzi, comporterebbe, anche alla luce di come si è mosso negli ultimi mesi, un ridimensionamento del peso reale del coordinatore regionale, cioè di Valentino Grant.

Il quadro emerso, in occasione dell’ultima riunione dei plenipotenziari dei tre partiti del centrodestra, svoltasi proprio martedì a Roma, è stato esattamente quello da noi appena descritto.

Non casualmente, proprio martedì, Valentino Grant si trovava nella capitale, nei Palazzi della politica, sicuramente per incontrare qualche esponente di spicco della Lega, insieme a Pietro Falco, figlio dell’ex sindaco Luigi Falco, deceduto da qualche anno, e in un primo tempo messo in campo, un pò esageratamente, da Grant per concorrere alla massima candidatura della città capoluogo, salvo poi ripiegarlo e riposizionarlo su posizioni di retroguardia al servizio dell’opzione-Pio Del Gaudio.

A quel tavolo, il responsabile nazionale degli enti locali della Lega ha pronunciato, come scrivemmo nell’articolo del giorno dopo (CLIKKA QUI PER LEGGERLO) solo il nome di Del Gaudio. Non sappiamo come sarebbe andata a finire se di fronte a questo metodo, Fratelli d’Italia, attraverso il suo rappresentante, Donzelli, non avesse congelato la discussione, chiedendo la riconvocazione dello stesso tavolo per la settimana successiva, visto e considerato che il processo per l’approdo ad una candidatura della Lega, ma anche dell’intera coalizione, non poteva certo essere garantito dall’inserimento dello stesso di un nome, “prendere o lasciare” che il partito della Meloni avrebbe dovuto accettare senza discutere, diversamente da quanto è successo per tutte le altre candidature dei comuni d’Italia.

Martedì scorso, Zinzi era ancora costretto a casa dal covid. L’argomentazione che girava nella Lega sulla sua uscita di scena era la seguente: in realtà, non vuole candidarsi a sindaco di Caserta. Questa tesi, esposta soprattutto da Valentino Grant, un qualche fondamento lo possedeva, visto e considerato che Zinzi non aveva mai detto sì. Ma, aggiungiamo noi, non aveva neppure detto no, chiedendo ai suoi riferimenti politici all’interno del carrocchio, a partire dall’attuale sottosegretario all’economia Claudio Durigon, che la Lega, da partito di governo qual è, assumesse l’impegno di sostenerlo in campagna elettorale, rendendosi disponibile a promuovere un patto per Caserta, come unica modalità possibile per affrontare i gravissimi problemi che avvolgono, da almeno 15 anni, di una coltre nera, la città capoluogo.

Ora, se Zinzi non aveva ricevuto da Roma alcuna risposta, ciò non derivava dal fatto che i suoi promotori avessero cambiato idea, ma semplicemente perchè capita qualche volta che la politica si esprima, a volte, con schemi molto più semplici di quelli che abitualmente si immaginano. Il fatto che Zinzi fosse ridotto a casa da più di due settimane, unito all’altra circostanza di una sua forma caratteriale che non lo porta a stare lì ad attivare continui bombardamenti telefonici all’indirizzo di amici ed interlocutori, aveva creato una sorta di vacanza, inceppando il meccanismo, già avviato, per l’attribuzione della candidatura.

In questa area vacante, venutasi a creare a causa del covid, si sono abilmente incuneati Cesaro e Grant che hanno tentato il colpo di mano.

Guardate, non si tratta di una libera interpretazione degli eventi verificatisi. Ricordate la riunione dei coordinatori provinciali dei tre partiti, i quali lanciarono a Zinzi un ultimatum, affinchè, nonostante stesse ancora male per il covid, dicesse sì o no alla candidatura a sindaco?

Se quella riunione fu pressochè insignificante e lontana anni luce dall’assumere un carattere dirimente, servì a noi per comprendere una strategia, a quel punto, scoperta e finalizzata ad utilizzare, facendo indossare loro la veste politica di titubanze non più accettabili, da parte di Zinzi, rispetto ai tempi stringenti della campagna elettorale. Il fatto che il responsabile nazionale della Lega sulla scorta di ciò che gli ha comunicato il coordinatore regionale Valentino Grant, il quale, non a caso, ha sempre detto che Zinzi non si sarebbe candidato in quanto non voleva farlo, abbia portato al cospetto del suo omologo di Forza Italia MaurizioGasparri e al cospetto di quello di Fratelli d’Italia, il nome secco di Pio Del Gaudio che ha ricevuto il rapido placet dei forzisti, certifica con chiarezza l’identità di un disegno anti Zinzi, ancor più, come già detto, che pro Del Gaudio, messo insieme da chi, per motivi diversi, cioè da Cesaro e Grant, non voleva correre il rischio che il consigliere regionale diventasse sindaco di Caserta.

Quando mercoledì Zinzi ha ricevuto l’ok dal tampone negativo, si è recato immediatamente a Roma per capire se, alla luce degli eventi di 24 ore prima, fosse cambiato qualcosa rispetto al percorso intrapreso fino a qualche settimana prima. No, non era cambiato nulla.

Ora, non è che Salvini si sia innamorato di lui o lo preferisca a Del Gaudio. Non essendoci nella Lega certi meccanismi che niente c’azzeccano con la politica, così come succede nella Forza Italia di Luigi Cesaro, il leader nazionale ha fatto questo semplice ragionamento: questo qui ha 38 anni, sarà anche figlio di una persona della vecchia politica, ma ha accettato, senza tentennamenti, di alzarsi sempre in piedi in consiglio regionale per attaccare e criticare De Luca e la sua maggioranza di centrosinistra. L’età giovane, la non attitudine a cercare sponde consociative con chi ha il potere a Napoli e, particolare non secondario, il fatto di aver portato 16mila voti alla Lega, di cui ben 2.100 dalla città di Caserta alle ultime elezioni regionali, ha risolto la questione nella testa di Salvini: questo qui – ha pensato il leader – è un profilo che difficilmente tradirà nella battaglia per il consenso. Ha dei numeri e soprattutto ha aderito alla Lega in maniera piena, assumendo anche l’incarico di capogruppo in Regione, segnale chiaro di volersi consegnare, anche in questa consiliatura, ad una opposizione dura e pura.

Questa struttura di buone qualità ed attitudini ha reso automatico il via libera di Salvini, che avrebbe fatto lo stesso anche se non si fosse trovato davanti Gianpiero Zinzi, ma un semplice Mario Esposito che raccogliesse in sè le caratteristiche appena descritte.

Ecco perchè abbiamo sempre scritto da mesi che l’idea di silurarlo era velleitaria ed un errore è stato, probabilmente, quello compiuto da Grant, quando si è mosso sin dall’inverno scorso, al di la delle dichiarazioni ufficiali e di circostanza che lasciano il tempo che trovano, perchè quella di Zinzi non potesse mai diventare una candidatura, mettendosi di traverso anche di fronte al nome di Gianni Mancino, nella testa del consigliere regionale già da un anno a questa parte e che avrebbe rappresentato, per gli obiettivi personali di Grant, una opzione nettamente migliore rispetto a quella di un impegno diretto di Zinzi, il quale, col passar del tempo, avendo preso coscienza della nascita di questo asse tra Grant e Luigi Cesaro, si è mosso in maniera sempre più determinata, perchè la Lega avallasse una candidatura che non era nella testa di uno o più protettori interni al partito di Salvini, ma che abitava in un identikit su cui, naturalmente e comprensibilmente, Salvini ha apposto la sua firma.

In conclusione, nel momento in cui Zinzi, anche per effetto del siluramento di Gianni Mancino ma soprattutto perchè si è accorto di certi movimenti ostili, ha messo in campo il suo nome, ha creato una condizione, il cui esito, nel momento in cui fosse dettato dalla semplice e netta ragion politica, non poteva non portare che ad una opzione sul suo nome, rendendo assolutamente debole ogni ragione formale o non formale posta da Grant per metterlo da parte.

A quanto ci risulta, domani, lunedì, ci terrà un tavolo dei tre coordinatori regionali. Vedremo se si registrerà, nel corso della riunione tra Grant e i suoi omologhi di Fratelli d’Italia e Forza Italia, Iannone e De Siano, qualche colpo di coda, in vista di martedì quando, a Roma, i rappresentanti dei leader nazionali dovrebbero chiudere ed ufficializzare le tre candidature campane per le comunali di Caserta, Salerno e Benevento.