CASERTA. Ecco perché non vengono pagati gli stipendi da Ecocar ed ecco con chi se la devono prendere i dipendenti

24 Gennaio 2019 - 20:13

CASERTA (g.g.) – Peccato: se avessimo capito prima che l’attuale prefetto di Caserta reagiva alle sollecitazioni, anche brutali, ma sempre ampiamente documentate e argomentate, di questo giornale, l’avremmo fatto nero prima sulla turpe vicenda Ecocar.

Soprattutto uno dei nostro articoli (CLICCA QUI PER LEGGERE) ha fatto breccia. E d’altronde, non poteva essere altrimenti. Non era Casertace ad esprimere un giudizio di valore su quello che è stato consentito ad un’azienda irrimediabilmente colpita e a questo punto affondata da un’interdittiva antimafia.

Casertace, come spesso fa, poneva all’attenzione dell’autorità di Governo un pronunciamento del Consiglio di Stato il cui testo vi ripubblichiamo in calce a questo articolo, il quale non stava lì a traccheggiare su quello che un Comune può esprimere come atti amministrativi, nel rapporto con un’impresa colpita da interdittiva. Anche la decurtazione del 10% appare, di fronte alle parole del Consiglio di Stato, un sistema provvisorio, transitorio, che comunque non può determinare l’esistenza di un rapporto tra la pubblica amministrazione e l’azienda interdetta al di là di un tempo limitatissimo.

Di fronte a quell’articolo, il Prefetto è intervenuto, chiamando il sindaco di Caserta. Da quel momento, è stata bloccata ogni erogazione di pubblico denaro alla Ecocar. Ora ci verrebbe da dire: se il Prefetto “dorme tranquillo e asciutto” invita l’amministrazione comunale di Caserta a fermare la trasmissione di danaro ad un’azienda in odore di mafia come si pone lo stesso Prefetto di fronte alla circostanza indiscutibile che per altri 10 mesi cioè da febbraio a dicembre del 2018, questi soldi sono arrivati ogni mese alla Ecocar?

Semplicemente, non si pone. Perché si ha la sensazione che a Palazzo Acquaviva si campi alla giornata. Siccome noi riteniamo che al di là dell’inchiesta giudiziaria della Dda, la gara da 116 milioni di euro non è stata mai aggiudicata, seppur in maniera farlocca, questa Prefettura, questo sindaco hanno creato una situazione che ora rischia di sfuggire completamente dalle loro mani.

Domani è il 24 gennaio e mancano pochissimi giorni al termine del primo mese dell’anno. Dunque, tra 72/96 ore saranno due gli stipendi arretrati, gli stipendi non pagati dalla Ecocar ai suoi dipendenti. Questo sarà accaduto perché, con uno spirito di sufficienza del tutto ingiustificato e sicuramente riprovevole, l’autorità di Governo si è fatta scivolare addosso il gravissimo atteggiamento del Comune di Caserta che confezionava una proroga dietro l’altra all’impresa interdetta.

Esiste, forse, ancora una strada, un sistema per uscire da questa che rischia di diventare una bomba sociale oltre che ecologica, visto che da un momento all’altro i dipendenti Ecocar potrebbero, giustamente, incrociare le braccia.

Si è perso già tanto tempo. Forse, troppo. Da mesi andiamo dicendo che vista la problematicità e il quadro devastante e devastato della super gara da 116 milioni, occorre procedere ad una gara per pochi mesi ma che esprima un vincitore che abbia una legittimazione giuridica per poter svolgere il servizio.

Se il Prefetto e Marino l’avessero fatto quando noi lo scrivevano due o tre mesi fa, non si sarebbero trovati in questa situazione, messi spalle al muro da una serie di articoli di Casertace e da una sentenza del Consiglio di Stato che abbiamo trovato e che carinamente gli abbiamo sbattuto in faccia.

Non sappiano cos’altro s’inventeranno ma sappiamo che una nuova gara di affidamento per un numero limitato di mesi non è la soluzione ideale, ma è la sola soluzione possibile per rimanere nel perimetro della legalità.

Ben inteso, come abbiamo scritto altre volte questa gara dovrebbe svolgersi all’aperto, in piazza Vanvitelli. Con il Presidente della Repubblica Mattarella che apre le buste, con il presidio di un centinaio tra carabinieri, poliziotti e finanzieri, aggiungendosi anche qualche bersagliere della Garibaldi e, soprattutto, con i vari Franco Biondi, Giovanni Natale e compagnia fuori dalle balle, spediti al confine nell’isola di Ventotene (anzi no, lì ci andarono le menti più fervide della politica italiana durante il fascismo), a Ponza o sullo scaglio di Palmarola a guardare il mare. Abbiamo chiuso con un avverbio, con un paradosso comico ma semiserio perché il problema e la trasparenza dei procedimenti amministrativi e delle gare d’appalto, al Comune di Caserta e negli altri Comuni di questa provincia, è un’emergenza tanto grande da essersi trasformata in normalità. Una normalità sotto alla quale, le diverse Autorità che operano in Terra di Lavoro, si sono accucciate mansuete.

 

 

 

Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria, 06/04/2018 n° 3

La pronuncia  giunge quindi a dettare i seguenti principi di diritto:

a) “il provvedimento di cd. “interdittiva antimafia” determina una particolare forma di incapacità ex lege, parziale (in quanto limitata a specifici rapporti giuridici con la Pubblica Amministrazione) e tendenzialmente temporanea, con la conseguenza che al soggetto – persona fisica o giuridica – è precluso avere con la pubblica amministrazione rapporti riconducibili a quanto disposto dall’art. 67 d. lgs. 6 settembre 2011 n. 159”.

b) l’art. 67, co. 1, lett. g) del d. lgs. 6 settembre 2011 n. 159, nella parte in cui prevede il divieto di ottenere, da parte del soggetto colpito dall’interdittiva antimafia, “contributi, finanziamenti e mutui agevolati ed altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità Europee, per lo svolgimento di attività imprenditoriali”, ricomprende anche l’impossibilità di percepire somme dovute a titolo di risarcimento del danno patito in connessione all’attività di impresa”.