CASERTA. Giù il palazzo di via Vico ora si teme per gli storici edifici di piazza Correra

10 Giugno 2023 - 17:30

Nell’inerzia totale e gravemente colpevole della soprintendenza ai beni culturali.

CASERTA (pasman) – Mentre il consiglio comunale di Caserta si trastulla con mozioni oziose, la città conosce il momento più basso della sua vita politico-istituzionale degli ultimi decenni. Siamo al punto che nell’organo rappresentativo della municipalità va in scena una mera parvenza di democrazia, mentre le decisioni qualificate non si sa dove e in che modo vengano realmente prese.

Come la pulce che crede di atterrire l’elefante, l’assise si è appena espressa contro il problema enorme dell’autonomia differenziata, che in quanto tema nazionale è all’evidenza solo nei giochi politici romani, con un pronunciamento, per dirne la sua perfetta inutilità, che neppure vede l’esigenza vera, che sarebbe quella del rigetto radicale e definitivo della cultura del regionalismo, la quale ha fatto esplodere la spesa pubblica parassitaria e dato fondamento a cordate di potere scandalose.

Ancora, giorni fa ha divagato con una mozione che vuole dare una nuova denominazione al Passaggio Pio IX (che corre adiacente a palazzo Castropignano) per una supposta indegnità di quel pontefice e non importa che egli sia tenuto come Beato dalla Chiesa. Con uno sbotto di anticlericalismo fuori tempo massimo e per quella “cancel culture” alle vongole che suggestiona le menti semplici e difficilmente addottorate, il consigliere di maggioranza proponente così si esprime ” Com’è

noto ai più, il pontificato di Pio IX si è caratterizzato per una feroce lotta contro le istituzioni democratiche dell’allora Regno d’Italia…e per l’utilizzo tutt’altro che circoscritto della pena capitale, allora vigente nello Stato Pontificio…”. In disparte il fatto che la pena di morte, anziché prerogativa pontificia, è stata ben salda ovunque nella penisola pre e post unitaria (abolita nel 1889, fu reintrodotta sotto il fascismo dal 1926 al 1947 e rimase fino al 1994 nel codice penale militare di guerra repubblicano), se così stanno le cose supponiamo che piazza Carlo di Borbone

La cappella di Pio IX alla Reggia: se ne chiederà la chiusura ?

et similia abbiano i giorni contati. Posto che, per così dire, la dinastia assolutistica non era proprio avvezza al liberalismo.

Intanto, su tutto ciò che ha rilevanza per il piano locale e la città, sui temi centrali non si sa che cosa accada.

Chi governa l’urbanistica del capoluogo, chi muove il PNRR, chi manovra le finanze comunali, chi garantisce la trasparenza amministrativa e la pubblicità degli atti?

L’urbanistica    Chi ha deciso, senza quel dibattito cittadino indispensabile per la rilevanza della scelta, la demolizione totale del palazzo storico di via Vico, edificio tipico con corte e giardino di una delle strade casertane più antiche? Il fatto è grave in sé e per quello che lascia intendere. La gravità è nella nota contrarietà delle qualificate e non certo passatiste associazioni di tutela storico architettonica del territorio e di chiunque abbia a cuore la propria città a queste forme di speculazione edilizia del centro urbano. E’ nell’inerzia totale e gravemente colpevole della soprintendenza ai beni culturali, che incomprensibilmente non ha ritenuto di muovere un dito nella vicenda, benché non le manchino gli strumenti normativi per apporre vincoli di tutela in qualsiasi momento, quelli che oscuramente non risultano apposti in questo caso come in realtà in tutto il centro storico. E’ nella circostanza che, mentre inspiegatamente il nuovo PUC non viene portato all’approvazione del consiglio comunale, non si ritiene, come elementare dovere di correttezza istituzionale, di sospendere la concessione di nuove licenze edilizie che abbiano tale incidenza sul valore identitario del capoluogo. E’ nel fatto che, sebbene il Piano Regolatore Generale in vigore ed il PUC che lo dovrà sostituire dichiarino retoricamente l’ispirazione di voler dare tutela ai centri storici come definiti, essa viene platealmente tradita permettendo interventi edilizia tanto radicali e persino la perdita di aree verdi.

Il bel palmeto del palazzo abbattuto di via Vico. Tutto inesorabilmente spianato 

La prospettiva è poi ancora più agghiacciante. Se è andato a terra il palazzo di via Vico nonostante il suo evidente pregio edilizio, allora e presto inizierà uno sventramento totale all’intorno, a cominciare da piazza Correra, dove i palazzi più risalenti nel tempo sono stati lasciati da decenni in stato di totale abbandono e senza che gli uffici comunali siano mai seriamente intervenuti per impedirne il degrado e con esso l’avvilimento del centro storico. A chi fa gioco questo stato di cose, possibile per la mancanza di ogni forma di controllo, giudiziario, di legittimità, amministrativo? E che ne è stato del vincolo monumentale circa l’altezza massima dei fabbricati, posto che ne stanno crescendo sempre di più esorbitanti.

Ed alla classe politica casertana – così sensibile ai temi ideali, che si picca di progressismo, almeno stando a quelle e tante altre mozioni di principio – non dice nulla il fatto che sta assecondando la nascita di un centro urbano censuario, con l’espulsione delle persone comuni, prive di capacità di reddito per comprare le nuove case di lusso che stanno nascendo e per affrontare l’aumento dei prezzi del commercio che in zona inevitabilmente si determinerà dai nuovi residenti.

Il prima ed il dopo…

Ha poi del clamoroso la pantomima di sindaco ed assessori che non la smettono con le loro fantasie sulla vocazione turistica della città e della sua identità vanvitelliana, nello stesso tempo in cui la stanno gravemente e cinicamente trasfigurando. I visitatori del centro che cosa dovrebbero ammirarne? I nuovi improbabili palazzi di cemento e vetro che ripetono il canone dei centri commerciali? I maggiori architetti ed intellettuali che esprime la città e che non hanno interessi professionali e personali in questa operazione lottizzatoria vi si dichiarano recisamente contrari? Per Marino e per i suoi sono degli emeriti imbecilli, a loro non interessa niente di quello che in coscienza e scienza questi dicono, perché si deve costruire!

Il PNRR    E veniamo al PNRR. Sembra di assistere ad un’ubriacatura, ad un’ebrezza di chi si vede arrivare soldi insperati e spende pur di spendere. Si inventano progetti dall’oggi al domani. Dalle dichiarazioni dei vari assessori, non si sa quante nuove biblioteche, nuovi impianti sportivi, nuovi circoli associativi e strutture ricreative si pensa di realizzare. Triplicati, persino quadruplicati. In realtà sembra più un assalto alla carovana del pubblico denaro, senza una chiara e meditata individuazione delle priorità. E le coperture per il futuro mantenimento delle nuove opere tra infrastrutture e personale con quali denari saranno affrontate? Si pensa di regalare tutto ai privati, che garantiscono consenso elettorale e posti di lavoro orientati? Il caso delle scuole è esemplare. Mentre si annuncia di abbattere e rifare di sana pianta almeno un paio di istituti (di uno, ricordiamo ai lettori, la direttrice scolastica non ha saputo nulla finché la notizia non è uscita sul giornale e sarà passata pure per intrigante) nulla si sa di un indispensabile studio che abbia stimato l’andamento della popolazione scolastica negli anni. Se la tendenza è quella in atto, della riduzione della platea degli studenti per calo demografico, va da se che il bisogno di nuovi spazi per l’istruzione cittadina diminuisce.

La finanza comunale, la trasparenza amministrativa, la pubblicità degli atti     Iniziamo e ci sbrighiamo con la pubblicità degli atti ribadendo quello che diciamo da sempre ed ossia che essa è sostanzialmente negata e senza che nessun organismo deputato a garantirla faccia niente.  All’albo pretorio digitale, gli atti di maggiore rilevanza non si trovano, non compaiono. Senza riandare ai tanti casi vecchi che abbiamo documentato nel tempo, prendiamo in considerazione, ad esempio, proprio la licenza edilizia n.9/2023 del 15 febbraio 2023, quella di abbattimento e ricostruzione del palazzo di via Vico di cui abbiamo detto. Non si trova una straccio di carta, anche per rendersi conto di che cosa si stia combinando. Abbiamo sopperito parzialmente attraverso il sito che già pone in vendita i venti appartamenti, anche con piscina, che saranno realizzati e posti in vendita, con consegna nel 2025. Una caricatura dell’architettura originaria,  con la soppressione del benefico verde che era del giardino padronale.

La tenuta della finanza comunale è tutto dire. Per la sua rilevanza ed i suoi riflessi sulla carne viva della cittadinanza dovrebbe essere retta con rigore assoluto dando conto, specie all’opposizione politica, di ogni suo passaggio. Hai voglia. Altro che correttezza e lealtà istituzionale. In tutto si agisce con le astuzie e le malizie più clamorose e sfrontate, in una scorrettezza di fondo sistematica. La relazione illustrativa e lo schema di rendiconto di gestione del 2022 sono stati approvati in giunta comunale attraverso un vero e proprio machiavello, riunendo l’organismo alle inusualissime ore otto e trenta di mattina perché il prefetto di Caserta aveva già nominato un commissario ad acta per il grave ritardo accusato nell’adempimento e sofisticando sulla protocollazione non ancora intervenuta dell’atto prefettizio benché certamente di molto anteriore (leggi qui l’editoriale del direttore Guarino sulla vicenda ). Ma è soprattutto sbalorditivo quello che è accaduto con il consigliere comunale di maggioranza e socialista Gianluca Iannucci, il quale si è da poco dimesso dalla sua carica di presidente della prima commissione (bilancio, finanze e patrimonio, tributi) per motivazioni gravissime, benché accolte con una indifferenza totale e colpevole da questi amministratori, che non si sa se più inconsapevoli che cinici spregiudicati. Per capire come vanno realmente le cose nella gestione finanziaria comunale le dichiarazioni di Ianucci alla stampa sono state illuminanti: “…non è possibile che gli eletti debbano scoprire dai giornali le novità che riguardano la contabilità dell’ente…Che diciamo ai giornalisti quando ci chiedono novità sul bilancio se non sappiamo nulla a 20 giorni dall’approvazione. Gli uffici non ci forniscono neanche le copie del bilancio da studiare…Noi non siamo né servi sciocchi, né burattini...”. Serve dire di più sul pastrocchio di questo atto amministrativo fondamentale per la città. E facciamo grazia ai lettori, per non tediarli oltremodo, di tutte le altre inadempienze intorno a questa approvazione. Dai ritardi nelle audizioni degli assessori competenti, ai rilievi dei revisori dei conti, alla perdurante ed inspiegata mancata pubblicazione della relazione della giunta sul rendiconto. Se non si trattasse di cosa seria quale essa è, diremmo che siamo al governo dei tarallucci e vino. Comunque, sappiano i casertani in balia di chi sono.

Dal piano di recupero di Caserta,  le tavole UMI (unità minime di intervento) 12 e UMI 13. Il palazzo abbattuto in via Vico è rappresentato in UMI 13 e designato come 13.6. La tavola UMI 12 si riferisce ai luoghi di piazza Correra e suoi dintorni. Consultando la  leggenda della grafica si desume che tutto l’isolato intero è suscettibile dello stesso abbattimento integrale consentito in via Vico, mentre in viale Douhet staranno forse programmando le ferie estive della soprintendenza