Caserta. Il Macrico, il PD e, peggiore del sordo, chi non vuol sentire
5 Marzo 2025 - 18:28

Caserta (pm) – Domani, giovedì 6 marzo, il circolo casertano del Partito Democratico si riunirà alle ore 18, al palazzo Paternò di via San Carlo, per dibattere del tema “La città che cambia –Macrico e pianificazione urbanistica”. Interverranno alla discussione, che sarà moderata da Enrico Tresca, il Movimento 5 Stelle territoriale, Alleanza Verdi a Sinistra, Partito Socialista Italiano, Caserta Decide e Speranza per Caserta come rappresentanze politiche.
Legambiente Ambiente, Lipu, Centro Sociale ex-Canapificio, Hermes Roller ads, Laboratorio Sociale Millepiani, Ali della Mente, Uisp, Gli Amici di Eleonora, Comitato Villa Giaquinto, Comitato Città Viva e Raido Odv come associazioni civiche. Parteciperà inoltre la proprietà dell’area diocesana attraverso la sua Fondazione Casa Fratelli Tutti.
Ora, sappiamo bene che il confronto e la discussione sono il sale della democrazia, ma fino ad un certo punto. Quello in cui si rischia di scadere nell’assemblearismo inconcludente, come temiamo possa avvenire in questo caso. O, peggio ancora, quello in cui si tende a supplire ad un inadeguatezza di azione politica non altrimenti superabile. Le due anime piddine della città, che da tempo non riescono a conciliarsi, costituiscono terreno fertile a tali derive . E si rischia, concesse le buone intenzioni di tutti ed ognuno, confondere ed annebbiare ciò che è fin troppo chiaro. E senza considerare le dinamiche relazionali e psicologiche tipiche di tali contesti, che sono comunemente il conformismo, il pensiero di gruppo, l’ideologia, che possono arrivare a prevalere sui fatti. E anche la realtà dei “comitati gialli”, che, per quanto detestabile, purtroppo esiste.
Certo non ci spieghiamo come tra tutti questi soggetti che interverranno, il PD non abbia invitato quello che sicuramente ha più titolo di tutti in città per dire la propria ed ossia il Comitato Macrico Verde. Esclusione voluta e deliberata –politica, si potrebbe dire – stando al comunicato stampa diramato dalla storica associazione casertana e che pubblichiamo in calce. Dal documento si apprende che la senatrice Camusso, lo scorso 5 febbraio, alla richiesta di un incontro sul tema della destinazione dell’area verde abbia nicchiato a dir poco.
Circostanza che fa il paio con l’altra, del dirigente della Regione Campania Romeo Gentile – il quale istruisce a Napoli l’Accordo di Programma sulla ipotizzata rigenerazione dell’ex-Macrico – che, a seguito della disponibilità dichiarata ad incontrare dal 18 febbraio in poi il Comitato Macrico Verde per chiarimenti sulla procedura che questo contesta, sollecitato a fissare la data per riunirsi non ha fatto sapere più nulla.
Chissà se giovedì si parlerà anche del sopralluogo al compendio terriero che frattanto c’è stato lo scorso 28 febbraio con l’intervento del presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero e relativo seguito.
Per quanto ci riguarda si è trattata di una vera e propria parata, con relative interviste al telegiornale regionale caratterizzate da imprecisioni e parzialità aperte.
Si capisce la presenza “elettorale” dell’esponente politico deluchiano, ma che ci stesse a fare il comandante regionale dei Carabinieri forestali non sapremmo dire e non ce lo spieghiamo. E neppure ci spieghiamo la presenza dell’ingegnere Fulvio Campagnuolo – evidentemente new-entry dell’umanità che ruota attorno al progetto vescovile – che ricordiamo come già candidato non eletto al senato con “Fratelli d’Italia – Centro destra nazionale”.
Nella circostanza, si sono sprecate le dichiarazioni e gli argomenti retorici, conosciuti in diversi campi disciplinari sotto il nome di “truffa delle etichette”. Che consiste nell’affibbiare con astuzia ad una cosa il nome di quello che non è. Così ha potuto dire, ad un acquiescente intervistatore ed anzi zelante delle di lui posizioni, che non capiva come si potesse contestare – intendendo, da parte del Comitato Macrico Verde – la regione per la realizzazione d un polo verde a favore della città.
Il fatto è che quello del masterplan Alvisi-Kirimoto è essenzialmente ed all’opposto un progetto per una nuova area fortemente ed estesamente edificata all’insegna di asserite, accattivanti finalità sociali, culturali e di intrattenimento, con una spiccata componente di gestione per attività e servizi da avviare. Con tutto quello che ne consegue in termini di pressione ed impatto umani.
Il verde entra come secondo momento e solo se compatibile con tale edificazione dal costo spropositato. Si parla di un’operazione di 180 milioni di euro, con 30 di primissimo stanziamento, che a sentirli così fa saltare sulla sedia e dire che se sono disponibili queste somme così ingenti bene si farebbe a destinarle ai reali bisogni della città. A cominciare dalla sanità, avendo un pronto soccorso quasi da terzo mondo. Non vogliamo invocare, qui, la spesa pubblica etica, ma quella utile certamente sì, dato che per queste finalità che hanno in mente alla diocesi casertana ci sono spazi, ambienti e volumi in città quanti ne servono, solo a volerli vedere.
In tutto ciò il Comitato Macrico Verde, che ora non si vuole neanche sentire e che di assemblee del tipo ne ha fatte a decine nel corso dei suoi oltre vent’anni di attività, riuscendo a presentare petizioni pubbliche con oltre 10mila firme trattate come carta straccia, si batte per una foresta urbana a Caserta, anche a compensazione della dissennata e cinica aggressione cementizia subita dalla città negli ultimi decenni, fino a quella ancora dei giorni scorsi di via De Falco.
Per la Camusso, che non è di qua, e per lo stesso Oliviero che sembra non sapere dove si trovi, dobbiamo qualche precisazione sulla vicenda.
L’ispirazione autentica e profetica del Macrico Verde da rendere ai casertani fu di padre Raffaele Nogaro, vescovo emerito e non dobbiamo spiegare che cosa egli rappresenti per la città. Sull’area, nel corso degli anni, si è costantemente tentata ogni forma di speculazione edilizia, prima più aperta poi variamente mascherata, ma puntualmente all’insegna di un supposto interesse pubblico. Che in realtà era quello della lobby dei costruttori spalleggiata dalla classe politica al governo della città. Ad un certo punto, l’Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero, quale ente di gestione economico -finanziaria del patrimonio della chiesa casertana decise di vendere, secondo un calcolo di convenienza.
Il prezzo fissato di 40milioni di euro del bene non ha allettato negli anni nessun compratore, fosse pure il comune. Con il grave risvolto che sul terreno, sebbene passivo, gravava e grava il tributo dell’IMU comunale per oltre 270mila euro annui. Una perdita secca. Ad un ceto punto pareva che qualcosa si muovesse, ma sempre di riconducibile alla speculazione edilizia.
Qui il Comitato Macrico Verde si fece valere riuscendo ad ottenere dalla Soprintendenza ai beni culturali l’apposizione di due vincoli storico-architettonici su una serie di edifici militari superstiti. La misura deprezzava, all’evidenza, il valore del compendio immobiliare, tanto che la curia interponeva ricorso amministrativo fino al Consiglio di Stato, che tuttavia rigettava l’appello. E’ in questa situazione di stallo, con il comune ostinatamente contrario a dichiarare l’area inedificabile secondo le aspirazioni delle associazioni ambientaliste cittadine a tutela di quell’ambiente naturale, l’ultimo del capoluogo, che il vescovo Lagnese pubblica il suo “Da Campo di Marte d Campo della Pace – Manifesto della Chiesa di Caserta”. Una escogitazione, se così si può dire, che permette di superare il limite dei vincoli culturali sui fabbricati. I quali fabbricati divengono risorsa da ristrutturare e da riportare in vita, benché al costo enorme che abbiamo detto, e fulcro di tutta una serie di iniziative e di investimenti pubblici e privati. Sempre nell’asserito interesse dei casertani, ovviamente, restando la proprietà delle strutture al vescovato, mentre l’area verde verrebbe donata al comune. O almeno così pare. Interesse dei casertani che non sembra mai essere quello di avere un parco pubblico di verde integrale, come esistono in tutte le città degne di questo nome. Ma di doversi accontentare di muoversi tra edifici trafficati di persone e mezzi alle prese con i loro interessi di gestione e di funzionamento di enti, laboratori, start up e sedi di sodalizi che siano.
Il sindaco Marino, che in vari momenti ha cercato di urbanizzare l’area senza riuscirvi, quando ha colto la fattiva opportunità di ora grazie all’ascendente episcopale, non ci ha pensato due volte a farla propria. Tanto che, eluso il consiglio comunale e detenendo da anni il PUC nel cassetto, ha subito trasportato le carte a Napoli per l’autoreferenziale procedura dell’Accordo di Programma regionale sul bene. Uno strumento urbanistico che, come denunciato dai più qualificati ed indipendenti esperti di pianificazione edilizia, sottrae la materia ad ogni discussione, configurandosi come strumento tra i più brutali “e negativo rispetto alla partecipazione democratica”.
Molto altro ci sarebbe da osservare, che tuttavia eccede lo spazio che qui gli si può dedicare.
Però quello che abbiamo detto ci sembra sufficiente per insinuare nella senatrice Camusso l’idea che in questa vicenda più di qualcosa non torna.
Se davvero vuol sentire cose vere, attendibili e davvero utili alla città, chiami il Comitato Macrico Verde.
IL COMUNICATO STAMPA DEL COMITATO MACRICO VERDE

COMUNICATO STAMPA
Dopo avere appreso della visita della senatrice Camusso all’area ex Macrico le chiedemmo il 5 febbraio un incontro per presentare le nostre idee relative all’area. La senatrice non ci ha mai risposto e indirettamente ci ha fatto sapere di essere troppo impegnata per poterci ricevere. Tanto impegnata da poter partecipare il 6 marzo ad un incontro dedicato al Macrico. Un parlamentare dovrebbe ascoltare tutti i cittadini, soprattutto le associazioni organizzate in comitato. Prendiamo atto della scortesia e ne traiamo le dovute conseguenze.
Caserta, 4 marzo 2025 COMITATO MACRICO VERDE