CASERTA. Il processo beffa a Carlo Marino: un anno di udienza preliminare, il consuocero “saliscendi” dalla casa del poi super premiato di Pippo D’Auria e stamattina Napoli si dichiara incompetente con fascicolo trasmesso al tribunale di S. Maria
2 Aprile 2024 - 16:47
Prescrizione certa, probabilmente, a questo punto, sin dal primo grado dato che il sindaco del Capoluogo è accusato di turbativa d’asta senza aggravante. Probabilmente, dato che il Governo vuole togliere questa norma della Severino niente sarebbe successo neppure con una condanna dai giudici di prime cure. Però, siccome a Roma non l’hanno ancora riformata la citata Severino….
CASERTA – (Gianluigi Guarino) E poi si dice che quando di mezzo c’è un potente che ha fatto un’operazione molto intelligente quando ha lasciato il centro destra, area politica letteralmente tartassata dalla Procura di Napoli al tempo in cui questa era diretta da Giovanni Melillo (Pasquale Corvino, Carmine Antropoli, caso Melito, per non parlare delle ulteriori propaggini di quelli più datati di Angelo Polverino e di Nicola Cosentino) la medesima non c’azzecchi nulla con l’evoluzione di un fatto giudiziario che lo ha potuto toccare.
Carlo Marino era il pupillo di Nicola Cosentino. Quando constatò che questi non l’avrebbe candidato a Sindaco di Caserta alle elezioni comunali del 2006, saltò sul carro di Romano Prodi e del centro sinistra freschi vincitori delle elezioni politiche di quell’anno.
Da allora il Comune capoluogo è stato visitato quantomeno 200 volte da componenti della polizia giudiziaria, inviati dalla Dda o dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere con esiti irrilevanti nel 100% dei casi se si eccettua quello relativo alle vicende della piattaforma dei rifiuti, attivate da una delle centinaia di inchieste di questo giornale e chiusasi con una condanna pesante ai danni dell’allora già in pensione dirigente comunale,
E ancora, nei giorni immediatamente successivi, attenzione, ripetiamo, nei giorni immediatamente successivi dalla sua liberazione dagli arresti domiciliari, un numero impressionante di riconoscimenti professionali, a partire da una posizione organizzativa, con beffarde attribuzioni annesse del ruolo di tutela anticorruzione di un settore del Comune di Caserta e infine, sempre ad appannaggio di Pippo D’Auria un altro anno di servizio post pensione, colmato di nomine a Rup, in pratica un metodo che aggira la proibizione, prevista dalla legge, di remunerare con un solo euro il funzionario o il dirigente pensionato che continua a servire per qualche tempo l’amministrazione per cui ha operato.
Ricordiamo, perchè non sono mai troppe le volte in cui questo fatto va ricordato, Pippo D’Auria è un coimputato del processo nella condizione peggiore, quella di una semi flagranza, visto che a casa sua nei cassetti, nella carta argentata riposta negli involucri dove conservava gli attrezzi per la pesca hanno trovato le mazzette di soldi in contanti. Pippo D’Auria è uno che è stato interrogato, o almeno così riteniamo, sul grado del coinvolgimento degli altri indagati a partire da quello di Carlo Marino nella gara truccata in modo da far vincere l’impresa indicata dal faccendiere di Sant’Arpino, ex esponente di Forza Italia, proprio ai tempi di Carlo Marino, il santarpinese Carlo Savoia.
Dal momento della chiusura delle indagini c’è voluto un anno e più, ripetiamo un anno e più per definire il risultato dell’udienza preliminare che solo lo scorso 21 dicembre ha rinviato a giudizio Carlo Marino, Pippo D’Auria, Marcello Iovino, Carlo Savoia (per lui resiste l’aggravante camorristica) per diversi reati che per Marino si sono ridotti ad uno solo ossia alla turbativa d’asta.
Gli avvocati difensori hanno presentato un’eccezione sulla competenza territoriale visto che il processo era impiantato a Napoli, in quanto le pastette, ovvero i bandi truccati, e soprattutto quello del Comune di Caserta erano stati confezionati negli uffici di Carlo Savoia, situati nel Centro Direzionale, manco a dirlo a pochi metri dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica partenopei.
Gli avvocati, che hanno fatto il loro lavoro, affermano, invece, che i reati, per loro presunti, sarebbero stati compiuti all’interno del Comune di Caserta, quando Marcello Iovino, D’Auria alla presenza dei signori Franco Biondi e Giovanni Natale a cui la Dda ha mostrato un simpatico quanto inutile cartellino giallo sottolineando e rilevando il loro cattivo comportamento nella mancata verifica, hanno truccato il sistema per la nomina della commissione aggiudicatrice.
Stamattina, campane a festa per Carlo Marino visto che il tribunale di Napoli ha accolto l’eccezione dichiarandosi incompetente
Ora, campa cavallo, ci piacerebbe sapere se tutti questi tempi dilatati avrebbero rappresentato il trattamento di un normale povero cristo.
Il fascicolo arriverà sulla scrivania dei vertici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che avranno il compito di assegnare ad uno dei collegi dello stesso il processo da iniziare.
Sul fatto che il Marino non avrebbe mai avuto il problema di sopportare un eventuale condanna definitiva, siamo sicuri da tempo, da quando cioè abbiamo capito l’antifona di una udienza preliminare griffata con il simbolo della lumaca. Ma oggi, alla luce di quest’altra vicenda, cominciamo ad essere convinti anche del fatto che questo processo non arriverà neppure, almeno per Carlo Marino e per tutti quelli che non hanno un aggravante camorristica, alla sentenza di primo grado.
Circostanza non irrilevante visto e considerato che la turbativa d’asta è uno dei reati che implica ancora, fermo restando che il Governo in carica, naturalmente insieme al PD che di sindaci come Carlo Marino ne ha a bizzeffe, intende depotenziare la Severino, togliendo la norma in questione, ossia la sospensione dalle cariche ricoperte e la temporanea incandidabilità- ineleggibilità per chi ha incassato una condanna di primo grado ad almeno un anno di reclusione, in attesa che la prescrizione possa essere chiesta e dichiarata come un non luogo a procedere da un grado di giudizio successivo.
Amen. Quando la giustizia si auto insabbia.