CASERTA. Sono quattro anni che Carlo Marino cerca di vendere (e non riesce) la sede della Questura e della Prefettura

2 Febbraio 2022 - 18:45

Resta sul groppone del sindaco dal 2018 questo Palazzo Vecchio, per secoli residenza dei principi di Caserta. Nelle mani dei Della Ratta prima e degli Acquaviva poi. Passato ai Borbone e infine allo Stato italiano unitario

CASERTA – La prima briciola di pane, il primo ricordo legato alla sindacatura di Carlo Marino è la delibera 61 del 16 marzo del 2018, con il quale il comune di Caserta stabiliva, con decisione approvato dalla giunta cittadina, l’alienazione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare per il triennio 2018-2020. In questo contesto, quello che veniva definito come il gioiello più prezioso era Palazzo Vecchio, sede della prefettura e della questura. Al centro della piazza dedicata a Luigi Vanvitelli, il valore dell’immobile era all’incirca di 28 milioni di euro.

Sono passati 4 anni e il tentativo di vendere il palazzo sede dell’ufficio territoriale del governo e della pubblica sicurezza è rimasto in piedi.

Palazzo Vecchio, infatti, si trova nel piano di alienazione dei beni della città per il triennio 2021-2023, ma anche per il lasso temporale che parte da quest’anno fino al 2024. Questo emerge dalla delibera numero 14 vergata il 28 gennaio scorso dalla giunta comunale guidata dal sindaco Carlo Marino. Sono diversi i fabbricati per cui è stata decisa l’alienazione o la valorizzazione, ma chiaramente quello che salta maggiormente agli occhi è la casa della

prefettura e della questura.

Nel piano che andiamo a pubblicare in calce all’articolo non viene specificata la cifra, ma riteniamo che resti intorno a quei 28 milioni e settecento mila euro previsti nel precedente documento.

È interessante leggere questo progetto di vendite e valorizzazione di edifici e fabbricati anche considerando che il comune di Caserta ha presentato un piano di lavori pubblici triennale monstre. Oltre un miliardo di euro che secondo il sindaco della città verranno finanziati in una buona parte attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Una dichiarazione che il direttore Gianluigi Guarino ha messo fortemente in dubbio in un articolo che potete leggere cliccando qui

. Ma tutto ciò, come detto, suscita non soltanto perché l’alienazione, la vendita di fabbricati è un modo per recuperare il denaro necessario per tutte le attività  – non so lavori pubblici, ma proprio i servizi essenziali – di una città la quale, ricordiamolo, vive il suo secondo dissesto finanziario nel giro di pochi anni.

Ad esempio, la destinazione di alcune importanti strutture della città vengono sottolineate in questa tabella. Ad esempio, c’è lo stadio Pinto sul quale, e non è un segreto, ha messo gli occhi il presidente della Casertana Giuseppe D’Agostino, che ha già presentato un progetto, approvato dalla giunta e dal consiglio comunale, per abbatterlo e ricostruirlo da capo (la gara d’appalto è stata indetta ad ottobre e ancora nulla è emerso). D’Agostino ha spesso definito lo stadio come un asset essenziale per il futuro calcistico della città, considerando anche che il presente non è particolarmente roseo.

Tra gli immobili che sono segnalati come da valorizzare, c’è l’enorme ex area Saint Gobain, la zona mercato di viale Ellittico e anche il parcheggio seminterrato di Piazza Carlo III. Chiaramente quest’ultimo potrebbe diventare un boccone interessante per gli imprenditori della sosta, qualora Marino e Biondi decidessero di bandire una gara per la gestione. Ipotizzando, ad esempio, come una famiglia da sempre nel mondo dei parcheggi a Caserta quali i Dresia potrebbe essere interessata a un’attività del genere. Non abbiamo informazioni, ma il nome coloro che fino a una decina di giorni fa si occupavano dell’ex Parcheggio Pollio ci è servito per formare un esempio di cosa si può avvenire quando si parla di un’attività da “valorizzare”.