GLI APPALTI D’ORO DEL COMUNE DI CASERTA. La coop. Esculapio replica al nostro articolo, ma noi diciamo: “Pazzesco che le gare per 20 milioni di euro su Monnezza, Tributi e Sprar…”

2 Aprile 2021 - 18:21

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota inviataci dal patron dell’impresa mandante che si è aggiudicata l’appalto dei servizi ex Sprar per quattro milioni e mezzo di euro. Un utile e lodevole spunto per una replica che ci consente di affrontare temi cruciali riguardanti lo sviluppo civile, economico e sociale di un territorio decisamente sottosviluppato. Nei prossimi giorni replicheremo anche sulla vicenda della casa famiglia per minori

L’ARTICOLO DI IERI

CASERTA. AMMINISTRAZIONE MARINO NO LIMITS. Quattro milioni e mezzo di euro alla coop. Esculapio accusata a Scisciano di maltrattare i bambini e di farli vivere nella sporcizia

LA REPLICA DI ESCULAPIO

Gentile Gianluigi,

ti chiedo cortesemente di pubblicare in maniera celere la nostra replica.

Lascio a te i commenti sulla stazione appaltante delegata allo svolgimento delle procedure in oggetto.

Entro solo nel merito della “GARA”.

La procedura era molto articolata e complessa, tale da dare punteggio, visto l’importo elevato, ad ATI che avessero oltretutto all’interno un ente di Formazione.

Non so chi si sia occupato di redigerla, ma di certo una persona competente, visto che trattasi di accoglienza a favore di richiedenti asilo.

Alle su indicate procedure i partecipanti risultano essere 2: la scrivente in ATI, con altri illustri soggetti del 3° settore, e gli uscenti.

Di fatto pare non ci sia stata gara.

Gli uscenti, per problemi tecnici legati alla stessa, viene immediatamente esclusa dalle procedure, che quindi la scrivente (mandante in ATI) resta come unico partecipante.

Per Mamma Chioccia, purtroppo ci sono stati attacchi mediatici e di diverso genere, ed al riguardo intendo dire la mia, ovvero che la stampa ad oggi pare aver perso il suo principale obiettivo, ossia quello di informare e comunicare e preferisco fermarmi qui.

Aggiungo alla “GARA” che l’importo che di sicuro è elevato, prevede un complesso sistema di accoglienza/formazione/inserimento, per i quali, alle cooperative che gestiscono, resta un’ importo legato alla mano d’opera che la cooperativa si limita solo a gestire per conto del Ministero. Ciò è riportato sul piano economico finanziario del Ministero, che mi riservo di pubblicare qualora continuassero articoli e dopo un breve consulto con il nostro legale di fiducia.

Sai meglio di me il potere e il pericolo che può generare la penna e di certo non ambisco a trascorrere giornate nei Tribunali a giustificarmi, bensì lavorare al fianco delle fasce deboli, mission che da anni ci vede impegnati nel sociale.

Preciso ancora che la Cooperativa Esculapio, citata nel tuo articolo, ha partecipato anche ad altre procedure di gara, quelle pubblicate nel Comune in oggetto, senza mai aggiudicarsi ulteriori appalti, pur essendo considerati nel settore un’eccellenza.

Ti invito a riguardo a chiedere di noi anche ai dirigenti degli altri Comuni afferenti all’Ambito sociale C1.

Per quanto riguarda Mamma Chioccia, allego alla presente:

  1. un nostro riscontro inerente all’ “aver ottemperato a prescrizioni” avvenute appena dopo una settimana dalla sospensione;
  2. due righe scritte al riguardo dal nostro penalista.

Infine si precisa che il Tar si è già espresso al riguardo reputando i “motivi aggiuntivi” infondati respingendoli. Il comune di Caserta ci ha chiesto delucidazioni in merito ed eravamo quindi già pronti.

Ringraziandoti per l’attenzione, ti dico con tutta sincerità che ti preferii nello scorso articolo, nel quale mi hai definito sempre sorridente.

Consentimi e non me ne volere, il sorriso lo conservo sempre anche per motivi similari.

Ti ringrazio per l’attenzione.

Raffaele Basso

 

LA RISPOSTA DI CASERTACE

Come potete ben comprendere, io e Raffele Basso ci conosciamo e avendo anche parlato davanti a comuni amici di Mondragone e Castel Volturno, ci diamo del tu quando interloquiamo. A pensaci bene, però, da quella sera di qualche anno fa, quando discorremmo piacevolmente in un bar del Villaggio Coppola, nessun altro contatto c’è stato tra noi. Però, il tu confidenziale ci può stare senza problema, in considerazione anche del fatto che la cultura dell’etichetta e della cerimonialità, che pur ci è nota, non è nelle nostre corde.

Ovviamente, una cosa è un eventuale rapporto personale basato sulla colloquialità, sulla tranquilla modalità del dialogo e del confronto, altra cosa sono i ruoli che esulano – almeno qui da noi è così- da ogni valutazione di tipo emotivo e personale. Al riguardo, a storia insegna che, soprattutto da quelli con cui ci diamo del tu, il sottoscritto e CasertaCe pretendono atteggiamenti ancora più rigorosi e ancora più seri. Ciò perché nel momento in cui abbiamo accettato la confidenzialità del tu di cui sopra, lo abbiamo fatto ritenendo di trovarci di fronte a persone di qualità. E per noi la qualità si collega ad una scala di valori che i lettori del nostro giornale conoscono. Essendo un poco permalosi e suscettibili (ognuno ha i suoi difetti), rimaniamo molto male quando ci rendiamo conto che l’apertura confidenziale non sia, magari, del tutto fondata. Non è il caso di Raffale Basso, rispetto alla cui storia noi non possiamo al momento determinare valutazioni del genere, ma abbiamo comunque voluto chiarire questo punto perché quando uno si conosce bene con me e con questo giornale, allora deve temere molto di più di quanto possa temere chi non conosciamo (o conosciamo poco) ed è persona, dunque, sulla quale non possiamo riporre troppe attese e troppe esigenze.

Fatta la premessa, ringrazio Basso per aver dato pronto riscontro all’invito formulato a lui e alla cooperativa Esculapio di esprimere la propria posizione e il proprio punto di vista sulla vicenda da noi sollevata nell’articolo di ieri. Se, infatti, siamo particolarmente esigenti con le persone con cui abbiamo un rapporto, se non amicale, quantomeno amichevole, molti punti si guadagnano nel momento in cui si accetta di appartenere ad un meccanismo di democrazia, dentro al quale esistono le tesi, le anti-tesi e, perché no, anche le mezze tesi. Le quali non vanno criminalizzate e neppure liquidiate con un’alzata di spalle, solo come tecniche dilatorie ed elusive, nel momento in cui vengono espresse a viso aperto, mettendoci cioè la faccia. Per cui cercheremo di essere particolarmente cortesi in questa risposta.

Dunque, siccome a Raffaele Basso piace quando lo definiamo “sempre sorridente“, lo facciamo anche adesso, cioè nel momento in cui ha esposto un suo punto di vista difforme dal nostro. E con lo stesso sorriso articoliamo il nostro di punto di vista.

Nella prima parte della sua lettera, l’imprenditore di Marano prova a ridurre la portata e il significato delle modalità con cui si è aggiudicato la gara di appalto bandita dal comune di Caserta con un ribasso che, al netto, gli mette a disposizione più di 4 milioni e mezzo di euro per la gestione dei servizi per richiedenti asilo definito “Siproimi” (Ex Sprar). Al pari delle grandi operazioni di danari messe in opera dal comune di Caserta o con il docile e pleonastico ausilio della centrale appaltante Asmel, anche questa gara non è stata, come ammette lo stesso Basso, una vera gara. Perché non ci può essere gara se alla fine partecipa un solo concorrente. Ma Basso giustifica la cosa con la circostanza, evidente ai suoi cocchi, di una procedura definita da lui come “molto articolata e complessa, tale da dare punteggio, visto l’importo elevato, ad ATI che avessero oltretutto all’interno un ente di Formazione“.

Dunque, rispieghiamo una nostra posizione che abbiamo illustrato già in centinaia e centinaia di articoli. Ma siccome Raffaele Basso ed Esculapio hanno accettato il civile confronto delle idee, non ci costa ribadirla. Ci dispiace se la poniamo con modalità didascaliche, ma ciò è dovuto solamente al fatto che in questo posto non esistono nemmeno le strutture cardinali e ineludibili delle dinamiche di civiltà del diritto.

Il principio fondante della concorrenza tra soggetti privati che aspirano ad erogare servizi a favore dei cittadini è indiscutibilmente uno e uno solo. E d’altronde, se si fanno le gare d’appalto, se finanche nel periodo dei regimi dittatoriali esisteva un corredo di regole finalizzate a garantire l’aggiudicazione alla migliore delle imprese (o dei gruppi d’impresa) partecipanti ci sarà anche un perché. E’ un principio che travalica, insomma, finanche le categorie più importanti riguardanti che danno corpo alle seguenti forme di governo, da Aristotele in poi. Una roba grossa, quindi. una roba grossa assai.

La gara, quando è bandita da un comune guidato da gente intellettualmente onesta (per cui, qui a Caserta quasi o addirittura mai), viene costruita al servizio di un solo obiettivo: garantire l’accesso a questa del numero più alto possibile di imprese, di operatori di un determinato settore. E’ una questione di angolo visuale. Io, sempre sorridente Raffaele, se facessi ad esempio il dirigente del comune di Caserta, studierei e mi impegnerei duramente per armonizzare i requisiti. Per cui, se quello che tu citi – riguardante all’ente di Formazione – è sicuramente importante, nessuno può affermare (facciamo un referendum tra gli operatori del tuo settore e lo dimostriamo in 5 minuti) che tale requisito possa diventare discrimine assoluto, una sorta di punto di non ritorno, una specializzazione tanto evoluta, tanto fondamentale da non poter essere affiancata da altri requisiti parimenti significativi e parimenti importanti che avrebbero evitato la sconfitta, perché di sconfitta si tratta, dell’ordinamento dello Stato, di tutte le sue derivate territoriali di, di quel principio di concorrenza che finanche il Fascismo tutelò, causata dalla raccapricciante evidenza dell’ennesima gara-non gara bandita dal comune di Caserta, aggiudicata poi senza colpo ferire dall’inutile Asmel, con l’unico competitor di Esculapio accoppato già in partenza con l’esclusione. Perché non è bello consegnare quattro milioni e mezzo di euro, vale per te e vale per tutti, con un ribasso ovviamente minimo del 4,3%, con un esito già definito in partenza.

Sai bene, lo sai tu, lo so io e anche tanti altri che negli uffici comunali opera da decenni una rinomata sartoria di taglio e cucito, che spesso, anzi, molto spesso, ha definito già in partenza, orientandoli dentro ad sentiero strettissimo, l’esito di gare, che poi potranno essere aggiudicate anche dalla Stazione Unica Appaltante dei Navy Seal, cioè del corpo speciale dei Marines che accoppò Bin Laden, ma sempre lì si andrà a finire. Perché l’aggiudicazione da parte di una stazione unica appaltante sarà solo un fatto apparente, in quanto già determinata dall’appena citata sartoria di taglio e cucito, la quale ultimamente, per evitare ogni minimo dubbio (non si può mai sapere, magari qualcuno all’Asmel impazzisce all’improvviso), ha tagliato la testa al toro e ha propiziato una sequenza di aggiudicazione in procedure con un solo concorrente.

Il comune di Caserta ha aggiudicato a te questa gara attraverso l’inutile Asmel, così come ha aggiudicato quella dei Tributi a Publiservizi, così come ha aggiudicato quella dei Rifiuti ad Ecocar, ad epilogo di una procedura a valle della quale è sopravvissuta sempre e comunque una sola impresa o un solo raggruppamento di imprese. E allora, tutto ciò non può essere casuale, caro Raffaele.

A me, può far anche piacere che tu vinca una gara, purché tu la vinca realmente e purché a valle non ci sia lo sterminio del principio della concorrenza, bensì l’interesse dei cittadini che si rappresenta nella ricerca di un punto di armonia tra la qualità dei servizi erogati e il risparmio di risorse economiche. Un punto di armonia che può essere raggiunto veramente solo e attraverso un’applicazione autentica, genuina, non manipolata del citato principio di concorrenza. Parliamo di un qualcosa che non può certo verificarsi quando partecipa un solo soggetto, visto e considerato che tu hai fatto il 4% di ribasso, mentre quelli di Ecocar hanno battuto il record mondiale con un 0,23% che grida vendetta e, diciamocela tutta, è una sputazzata in faccia ai cittadini-contribuenti di Caserta che pagano la tassa Rifiuti con l’aliquota massima, dato che ciò prevede la legge per i comuni “dissestati” e dato che Caserta “dissestata” lo è proprio per il sistematico passivo ultramilionario che, ogni anno, alla fine di ogni esercizio finanziario, si registra tra i costi del servizio monnezza, sempre in crescita, e i ricavi costantemente minori nella misura almeno del 30% rispetto alle cifre barzelletta impresse ogni anno nei diversi bilanci di previsione.

Ottimo Raffaele, questa è la risposta alla prima questione. Un punto essenziale che certifica il disastro nella gestione del comune di Caserta. Perché, ammesso e non concesso, ripeto, ammesso e non concesso che tutto ciò che si è verificato nella gara che ti riguarda, in quella dei Rifiuti e in quella dei Tributi (poi vedremo a chi pagherete gli immobili per ospitare i migranti) si sia mosso nella linea della legalità e ancor di più in quella della buona fede dell’appena citata onestà intellettuale, il fallimento amministrativo, il fallimento della funzione di governo diventa concetto razionale, incontestabile, chirurgico e aritmetico nei numeri di quei ribassi che significano una cosa e una sola: altri danni pesantissimi all’economia cittadina, la quale avrebbe bisogno di un serio risanamento dei conti per sperare, tra qualche anno, di aggiustare ad esempio ‘sto merdaio di strade, caro sempre sorridente Raffaele.

Il secondo argomento, quello relativo alla strana e particolarissima vicenda verificatasi a Scisciano nella casa famiglia Mamma Chioccia da te gestita, lo lasciamo per il momento a disposizione dei nostri lettori senza una nostra replica, che non possiamo articolare per motivi di tempo e di spazio, ma che non mancherà di arrivare nei prossimi giorni, quando ripubblicheremmo la tua nota, compresi gli allegati che vi hai accluso.

Gianluigi Guarino