Le opere tutte riconducibili alla malavita casertana.
SAN CIPRIANO D’AVERSA– (Tina Palomba) Gli investigatori da alcuni mesi hanno sotto la lente di ingrandimento alcuni conti correnti di diverse banche di questa provincia e non solo ma anche in altri comuni campani. Ci sono anomalie bancarie per operazioni sospette, tutte segnalate all’autorità giudiziaria competente a carico di persone e società i cui nomi sono riconducibili al clan dei Casalesi. Le atipicità dei conti correnti sono così eclatanti che per vagliarle non c’è bisogno di una laurea in finanza o in economia. L’emergenza pandemia prima e le richieste di bonus edilizi hanno visto “piovere” gare d’appalto dalla ristrutturazione residenze per anziani, agli ospedali e poi alle scuole. Opere tutte appetibili per la malavita casertana. Non a caso, nonostante il numero sempre esiguo di investigatori, rispetto alle grosse potenzialità dell’impresa “polivalente” dei Casalesi, le misure interdittive antimafia a carico di società sospette, in questo ultimo periodo, stanno ricevendo una grossa impennata, proprio in questa provincia. Ogni giorno ne viene emanata una per contrastare il malaffare. La camorra casalese, in base a recenti studi, di misure repressive nell’ambito proprio dell’edilizia, ne tiene il primato, seguita dalla ‘ndrangheta e da Cosa Nostra. Il modus operandi dei Casalesi è sempre stato quello di trovare settori dello Stato dove c’erano rappresentanti disponibili. A partire dal patriarca Antonio
Bardellino, di cui si sta riparlando in questi giorni, dopo alcuni riferimenti investigativi di presunti avvistamenti avvenuti ad agosto nel 2015 all’aeroporto di New York, ipotesi che smentirebbe il presunto l’assassino avvenuto nel 1988 di cui il corpo non è mai stato trovato. Insomma, fu il primo, Bardellino che da primo manager del clan, da una mega villa di Copacabana, avrebbe gestito una società specializzata in import-export di farina di pesce in tutto il mondo. Allo stesso tempo da manager più che un boss, aveva instaurato rapporti persino con il ministro della difesa di Santo Domingo. Giocava a tennis con lui, come è scritto in un rapporto del tempo, firmato dai Ros dei carabinieri. Per non parlare dell’interesse del clan in ambito calcistico. A parte il peso che avrebbe dato proprio lo stesso Bardellino, come più volte si è letto sui media locali, all’acquisto del pibe de oro, Maradona. Si legge infatti che “il via arrivò quando un noto boss della camorra fu in grado di attivare un meccanismo attraverso il quale la Banca della Provincia di Napoli, al tempo potentissima e poi scomparsa gradualmente con il disfacimento degli apparati politico-criminali su cui era fondata, garantì con una fidejussione propria, i 13 miliardi di lire che l’allora presidente del Barça. Tempo fa,inoltre, fece scalpore l’inchiesta del pm dell’epoca, Raffaele Cantone, sulla tentata scalata alla Lazio da parte dei clan dei casalesi, con la copertura di una vecchia gloria come Giorgio Chinaglia. La stessa Albanova, parliamo della società calcistica degli anni 80, di Casal di Principe, finita nel mirino di alcuni boss locali, anche in quel caso l’esperienza si concluse con l’intervento dell’Antimafia nel 1997. Il settore calcio oggi è molto controllato dalla commissione Federcalcio perché potrebbe permettere un facile riciclaggio di denaro sporco. Ma oltre al calcio sono diversi i settori dove i Casalesi hanno rinvestito o fatto soldi come: droga, rifiuti, armi, caffè, slot machine, auto, sabbia, latte, fragole, mercati ortofrutticoli, panni usati. Tutto partì con la ben nota truffa ai danni dell’Aima, società del governo attiva dal 1966 al 1999 per la raccolta di frutta marcia, in quel caso i Casalesi utilizzavano addirittura i sassi per falsificare i pesi nelle bolle di accompagnamento della frutta marcia al fine di ricevere soldi in più dallo Stato. Fece scalpore, inoltre, alcuni anni fa la notizia, che tra i beni sequestrati ai Casalesi venne trovato persino un lago, il Lago d’Averno. Come si legge dai rapporti antimafia tra 1985 e il 2004 i Casalesi hanno messo a segno 646 omicidi ma oggi il potente gruppo malavitoso oltre ad aver incassato tantissimi arresti ha 75 collaboratori di giustizia citiamo i primi due Luigi Basile, il braccio destro di Bardellino, 1988 (deceduto nel 2013) e Carmine Schiavone 1993 (morto 2015) e gli ultimi due Vincenzo D’Angelo (collabora dal 2022) Antonio Lanza (collabora dal 2023). Ma nonostante i tantissimi arresti e i tanti pentiti questo potente clan si è adeguato ai tempi, la camorra è diventata “liquida che si infiltra negli affari pubblici con facilità” come ha spiegato il neo questore di Caserta, Andrea Grassi, nella sua recente conferenza stampa “silenziosa e agile ad infiltrarsi ovunque, non ha bisogno di premere i grilletti delle pistole, come una volta, ma non per questo è meno pericolosa”