CLAN DEI CASALESI Mega grandi appalti del gas. Dopo l’assoluzione in primo grado, chiesta una dura condanna per i manager della Cpl Concordia

13 Novembre 2019 - 21:39

CASAL DI PRINCIPE- (T.P.) Era logico attendersi, da parte della procura generale presso la Corte d’Appello di Napoli, una lettura diversa dei fatti, rispetto a quella evidenziata dalla sentenza di primo grado. E così è stato, visto che il P.G. ha chiesto la condanna a sei anni per tre imputati di un processo noto in quanto ha coinvolto una importante società che si è occupata della corruzione della rete del gas in diversi comuni dell’Agro-aversano.

I tre imputati, Roberto Casari,  Giulio Lancia e Giuseppe Cinquanta (difesi dagli avvocati Giuseppe Stellato, Arturo ed Errico Frojo, Luigi Chiappero Luigi Sena e Bruno Larosa) tutti manager della cooperativa modenese Cpl Concordia, erano stati assolti dal tribunale perché  non vi erano elementi  sufficienti per poter affermare che vi fossero state pressioni della camorra per determinare la rinuncia del consorzio Eurogas alle concessioni e favorire così la Cpl Concordia per la costruzione della rete del gas in diversi comuni del Casertano.

 

I giudici, così scrissero nella sentenza di primo grado : “gli elementi acquisiti sono insufficienti per poter affermare che tale operazione sia stata propiziata dalla camorra in ossequio ad un previo accordo con la società modenese, emergendo con certezza un coinvolgimento del clan dei Casalesi soltanto in una fase successiva, quando il Bacino Campania 30 era stato già costituito e doveva quindi darsi avvio alla fase operativa”.

Insomma, assolti per insufficienza di prove. Quelle prove che, invece,  alla luce delle richieste formulate oggi, esistono ad avviso della Procura Generale. Il fatto nuovo, l’arma che l’accusa ha utilizzato è rappresentata dalle dichiarazioni che l’anno scorso il super pentito Nicola Schiavone ha reso ai magistrati della DDA: “Antonio Iovine mi disse che la Cpl Concordia chiese al clan di garantire la tranquillità durante i lavori di metanizzazione e in cambio avrebbe garantito assunzioni a persone da noi indicate e avrebbe dato subappalti a ditte nostre, cosa che poi avvenne. L’accordo andò avanti fino al 2006”.

La sentenza è attesa a metà del mese di dicembre.