Corte dei conti e danno erariale. La Procura chiama in causa anche la PUBBLIALIFANA
26 Marzo 2019 - 10:27
PIEDIMONTE MATESE – C’è anche Pubblialifana tra le imprese finite sotto la lente di ingrandimento della Procura Regionale della Corte dei Conti del Lazio, che proprio in queste ore ha tirato le somme di una lunga e complessa indagine compiuta dalla Guardia di Finanza di Formia sugli affidamenti realizzati dall’amministrazione comunale di Ponza.
La Procura ipotizza (nel momento in cui invita i 15 indagati a controdedurre), un danno erariale pari a 5 milioni 350mila euro.
L’affidamento che ci interessa, cioè quello riguardante l’unica impresa casertana coinvolta, la Pubblialifana, è pari a 129.812,21 euro.
QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO STAMPA, INVIATO DALLA GDF DI FORMIA:
Ponza / Piedimonte Matese – La Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio ha condiviso appieno le risultanze investigative cui è giunto il gruppo di Formia della Guardia di Finanza guidato dal Colonnello Sergio De Sarno. Ha accertato un danno di oltre cinque milioni e 350mila euro che sarebbe stato compiuto quasi dieci anni fa ai danni delle casse dello Stato nello svolgimento di alcuni dei più disparati appalti all’epoca promossi dall’amministrazione comunale presieduta dal sindaco Rosario Pompeo Porzio. Le Fiamme Gialle formiane hanno appurato, per lo più, irregolarità ed anomalie sull’affidamento di questi lavori pubblici o che i servizi e le stesse forniture fossero state affidate in un regime di monopolio. Le ipotesi di danno erariale riguardano – come detto – 11 imputazioni, per le quali le 15 persone sono chiamate a rispondere “a titolo doloso e in via solidale”, a seconda delle loro responsabilità avute nelle singole vicende. I presunti fatti illegittimi vanno dall’appalto per l’apposizione delle reti sulla falesia di Chiaia di Luna (oltre due milioni e mezzo di euro) all’acquisto di due cisterne in acciaio inox per il depuratore (neanche duemila euro), da tre monolocali fatti “nascere” a Giancos in un’area destinata a parcheggio (2,3 milioni di euro) all’acquisto di due gommoni per la Protezione Civile (28.700,64 euro) e dei climatizzatori negli uffici del Comune (21.228,10 euro). E poi ancora gli affidamenti per le illuminazioni del porto di Ponza (36.611,02), degli edifici comunali (25.648,09) e di Le Forna (5.908,64), il compenso per un’indagine geologica per il Pai, il piano d’assetto idrogeologico (39.660,00), l’appalto alla Pubblialifana (129.812,21) e, inoltre, l’affidamento del servizio di riscossione delle entrate comunali ed un contributo concesso allo Sporting Frontone (30.000 euro).
Le indagini della Guardia di Finanza, inoltre, hanno monitorato anche alcune opere pubbliche mai terminate – come appunto la messa in sicurezza di alcuni tratti di costa e, in particolare, della famosa falesia della spiaggia di Chiaia di Luna ed il danno erariale – secondo la Corte dei Conti – si sarebbe concretizzato anche per il rilascio di concessioni a favore di strutture turistico-balneari dell’isola pontina che non avrebbero avuto il diritto a beneficiarne.
A sostenere che la magistratura contabile impiega il tempo necessario per arrivare a destinazione ma alla fine bussa sempre erano stati lo scorso settembre, appena aperta l’inchiesta da parte della dottoressa Francaviglia, i consiglieri comunali di opposizione al comune di Ponza, Piero Vigorelli, Franco Ambrosino, Giuseppe Feola e Maria Claudia Sandolo, gli stressi che avevano rimarcato come tra i 15 indagati della Corte dei Conti ci siano l’ex e attuale assessore al commercio Giuseppe Mazzella e l’ex assessore e attuale consigliere comunale Carlo Marcone, delegato del sindaco al demanio. Entrambi sono imputati in diversi processi penali, oltre a quello relativo al 2011, e Carlo Marcone è già stato condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale per circa 13 mila euro, che ha restituito al Comune. “Un sindaco serio – rincara la dose l’attuale capogruppo dell’opposizione ed ex primo cittadino di Ponza, Piero Vigorelli – dovrebbe imporre le dimissioni dal consiglio comunale di questi due suoi diretti collaboratori, che rappresentano un passato nefasto. Aggiungiamo che sarebbe addirittura auspicabile che siano gli stessi interessati a dare le dimissioni, sostenendo il loro diritto di potersi difendere dalle accuse da uomini liberi da impegni istituzionali, proprio per non sporcare l’immagine dell’amministrazione della quale fanno parte.
L’opposizione consiliare a settembre aveva molto avuto molto da ridire sulle modalità con le quali era stata resa nota questa ipotesi milionaria di danno erariale dopo che le stesse Fiamme Gialle avevano incontrato non pochi problemi a sollecitare il Comune di Ponza per avviare la “costituzione in mora” nei confronti delle 15 persone coinvolte. La “messa in mora” è un atto dovuto. Serve per salvaguardare i diritti del Comune che, in caso di condanna definitiva delle persone coinvolte, potrà così incassare la somma del danno erariale. Se non lo facesse, non solo il Comune rimarrebbe a bocca asciutta, ma sindaco e assessori sarebbero a loro volta condannati per danno erariale. E così che lo scorso 3 luglio, alle 10.30, due agenti delle Fiamme si recarono al comune di Supino, in provincia di Frosinone, perché qui presta servizio lo stesso segretario comunale di Ponza, il dottor Raffaele Allocca. L’altissimo dirigente, di fronte all’insistenza dei militari impegnati relativamente all’urgenza della richiesta posta in essere, rispose a verbale che “provvederò quanto prima ad effettuare la messa in mora”, fornendo alla Finanza la prova dell’avvenuta notifica alle 15 persone coinvolte. Il “quanto prima” è arrivato – secondo i consiglieri Piero Vigorelli, Franco Ambrosino, Giuseppe Feola e Maria Claudia Sandolo – però solo dopo oltre due mesi. Le notifiche sono state consegnate agli interessati agli inizia di settembre 2018. Gli ambienti politici di Ponza erano a conoscenza di questa presunta ipotesi di danno erariale sin dal mese di luglio e nel consiglio comunale del 10 agosto l’opposizione chiese chiarimenti in proposito: “Come risposta avevamo ottenuto il bavaglio, con il sindaco Franco Ferraiuolo che ci tolse brutalmente la parola. Tutti sapevano quindi tutto già a luglio 2018, dai 15 diretti interessati all’intera popolazione di Ponza. Ma da allora ad oggi (settembre dello scorso anno) l’unico a non conoscere i fatti era il protocollo ufficiale del Comune di Ponza. Tutti i Comuni italiani hanno l’obbligo di legge della “amministrazione trasparente”. Ogni atto deve obbligatoriamente essere portato alla pubblica conoscenza. Quella di Ponza è invece una amministrazione opaca e invisibile. In tutti i sensi.”